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Visioni esclusive a Drodesera Festival – Di Sandra Matuella

Ieri sera sono andati in scena due spettacoli opposti e complementari per scelte estetiche e poetiche: «Next Day» e «Solo per Fies»

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Foto di Alessandro Sala/CESURA per Centrale Fies.
 
Ieri sera alla Centrale Fies sono andati in scena due spettacoli generazionali: «Next Day» del regista francese Philippe Quesne e «Solo per Fies» di Michele Abbondanza. E poi il teatro meccanico di Filippo Andreatta.
Dopo i tre giorni dedicati alla terza edizione di Live Works Performance Act Award, il premio ideato da Centrale Fies e ViaFarini, con artisti valutati da una giuria internazionale presieduta dal guru dell’arte contemporanea Michelangelo Pistoletto, ieri a Drodesera è iniziata quella che i responsabili hanno definito la «programmazione classica» del festival, dedicata alla performance e alla danza: sono andati in scena due spettacoli opposti e complementari per scelte estetiche e poetiche, come «Next Day», un lavoro corale con dodici bambini tra gli otto e gli undici anni, e «Solo per Fies» un memorabile recital d’autore, interpretato da Michele Abbondanza.
 

 
«Next Day» era un lavoro perfetto per la Centrale Fies, luogo di energia, e i bambini ne hanno tanta, e luogo di lavoro: con la naturalezza e il rigore che solo i bambini che giocano possiedono, i giovani attori costruiscono e smontano da soli la loro scena, costituita da grandi mattoni di gommapiuma.
C’è chi aziona il carroponte, molti di loro suonano uno strumento, uno balla l’hip hop e una bambina cucina le frittelle per i suoi amici e per il pubblico.
Il lavoro è sospeso tra una prospettiva di speranza contenuta soprattutto nei momenti di armonia, quando i ragazzi suonano insieme, e una dimensione inquietante e cinica della realtà, quando vengono girati degli spot pubblicitari: tra la solita merce costituita da detersivi e bibite zuccherate delle grandi multinazionali, irrompono anche delle armi giocattolo che sembrano proprio vere.
Sullo sfondo della scena c’è l’immagine di un decadente palazzone di una anonima periferia dormitorio: pur nella sua poeticità, «Next Day» arriva a sfiorare anche i temi caldi del nostro tempo, come il terrorismo nucleare e i disastri ambientali, con i quali i bambini si confrontano guardando alla luna e a una utopica scuola per supereroi, volta a salvare il mondo.
 

 
«Solo per Fies» è una sognante suite-summa coreografica di una carriera importante, quella di Michele Abbondanza, restituita attraverso una serie di citazioni del suo ricco percorso artistico, inserite in una drammaturgia coreutica che talvolta viene anche recitata e musicata dallo stesso danzatore, con la sua voce intensa quanto la sua fisicità.
Michele Abbondanza porta in scena con tanta ironia, autoironia e una venatura malinconica, le tematiche su cui ha lavorato nel corso della sua carriera, ad iniziare dalla danza americana dei suoi maestri Alwin Nikolais e Carolyn Carlson, e poi la spiritualità cristiana, la tragedia antica, lo Zen e il circo.
Fondamentale anche in questo lavoro, il sodalizio con Antonella Bertoni, che era presenta in sala, con cui ha fondato la Compagnia Abbondanza Bertoni, artefice di un grande progetto osmotico di danza ed emozioni.
 

 
Con Michele Abbondanza, ieri in Centrale è stata la volta di un altro artista di origini trentine: è Filippo Andreatta che con il gruppo OHT ha presentato «Squares do not (normally) appear in nature», un raffinato lavoro ispirato agli esperimenti del teatro meccanico ed elettrico tipici del Bauhaus.
Andreatta realizza una sorta di scatola magica dove si concentrano oggetti di design, lampade, fonts, vetri colorati, gocce d’acqua, petali blu e schermi su cui vengono proiettati frammenti di documenti storici.
A danzare sono le luci, mentre le voci sono quelle registrate dei protagonisti del Bauhaus, tra cui Josef Albers: in scena non ci sono attori in carne e ossa, quindi la proposta di Andreatta si collocava idealmente tra i due estremi rappresentati dal lavoro di gruppo di «Next Day» da un lato, e l’assolo di Abbondanza dall’altro.
 

 
Ieri, tra il pubblico di Drodesera c’erano altri trentini che si distinguono all’estero, come Alessio Osele, regista specializzato in documentari realizzati in aree difficili del mondo, il musicologo verdiano e regista d’opera Mirco Michelon e Nicola Ulivieri, cantante lirico molto legato al teatro di ricerca e sperimentale: nel 1998 Ulivieri ha interpretato Leporello nel leggendario «Don Giovanni» firmato da regista inglese Peter Brook e da Claudio Abbado, mentre di recente, al Teatro Comunale di Bologna, è stato il protagonista del «Flauto magico» di Mozart diretto da Fanny&Alexander, due registi d’avanguardia di Ravenna, che questa sera, alla Centrale Fies, presentano «Scrooge».
 
Sandra Matuella – s.matuella@ladigetto.it

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