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Lavori socialmente utili: cresce l'adesione dei comuni

Passano da 3 a 18 le amministrazioni che impiegano risorse umane in cassa integrazione e in mobilità

I Comuni e gli altri enti trentini dimostrano di apprezzare i benefici della nuova disciplina dei Lavori socialmente utili- Lsu nazionali, che coinvolge lavoratori cassaintegrati e in lista di mobilità.
Rispetto allo scorso anno, le amministrazioni locali che hanno utilizzato della manodopera grazie alle nuove modalità introdotte dalla Giunta lo scorso febbraio, che hanno reso non più facoltativo ma obbligatorio, ai fini del mantenimento del sussidio statale, accettare il lavoro offerto, sono passate infatti da 3 a 18, per un totale di 19 progetti.
E questo solamente nei primi 7 mesi del 2015.
Le persone coinvolte sono attualmente una cinquantina.
 
«I dati dimostrano che avere rafforzato il principio di condizionalità nell'erogazione del sostegno al reddito derivante dagli ammortizzatori ai lavoratori aventi diritto sta portando i risultati sperati – commenta il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi. – Da un lato possiamo continuare ad aiutare i soggetti più deboli ed esposti a prolungati periodi di disoccupazione, allineandoci con le esperienze più avanzate a livello europeo, dall'altro favoriamo un maggiore coinvolgimento degli enti locali e quindi di tutto il territorio, con benefici che ricadono sull'intera cittadinanza, sia per i risparmi generati sia per il contributo reale che i lavoratori cassaintegrati e in mobilità apportano al sistema dei servizi nel suo complesso.
«In tutto questo il lavoratore continua ad essere parte attiva del territorio e della comunità all'interno della quale vive, e matura un'esperienza comunque utile al proprio percorso formativo e professionale e ad un futuro reinserimento lavorativo.»
 
Come si ricorderà, lo scorso 16 febbraio la Giunta provinciale ha reso obbligatoria l’accettazione di una proposta di lavoro socialmente utile, in precedenza rimessa, sostanzialmente, alla volontà del lavoratore.
Accertata l’idoneità del lavoratore rispetto alla mansione richiesta dall'ente, l'eventuale rifiuto ingiustificato da parte del lavoratore comporta, infatti, la perdita dell’ammortizzatore sociale percepito.
In questo modo, venivano raggiunti due importanti obiettivi, come confermano i dati relativi al numero di iniziative attivate, agli enti che vi hanno fatto ricorso e ai soggetti coinvolti in questa prima parte del 2015.
In primo luogo, è stato potenziato quel principio di condizionalità che in Trentino informa già da tempo le politiche passive del lavoro: all’erogazione di un sostegno al reddito deve corrispondere un reale e concreto attivismo del beneficiario, nel cercare di acquisire una nuova occupazione e anche nell'accogliere esperienze che possono risultare utili a sé e anche alla comunità di riferimento.
 
D’altro lato, l’assegnazione a specifici progetti dei lavoratori segnalati dal Centro per l’impiego fornisce all’ente promotore l’opportunità di poter contare su risorse umane aggiuntive, a costi contenuti, per realizzarli.
In questo modo il Comune è dunque messo nelle condizioni di erogare servizi aggiuntivi entro vincoli di bilancio sempre più stringenti, ma anche di offrire ai lavoratori in difficoltà residenti sul proprio territorio un’opportunità di partecipazione attiva al mercato del lavoro, attraverso un’esperienza comunque utile al proprio percorso formativo e professionale.

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