Home | Economia e Finanza | Cooperazione | Credito cooperativo: «Necessaria una radicale rifondazione»

Credito cooperativo: «Necessaria una radicale rifondazione»

A Bologna il meeting con la presenza di 150 Bcc e Casse Rurali da tutta Italia

Il progetto Cassa Centrale Banca – credito cooperativo italiano è stato al centro dei lavori oggi del meeting organizzato da Ccb insieme a Phoenix e Ibt a Bologna, cui hanno partecipato circa 150 Bcc e Casse Rurali da tutta Italia.
Nella prestigiosa cornice del teatro comunale dove si sono svolti i lavori, ad ascoltare i vertici di Cassa Centrale erano presenti molti dei potenziali aderenti al futuro Gruppo bancario.
Nel saluto iniziale, il direttore della Banca di Bologna Enzo Mengoli ha ricordato che “quello che stiamo vivendo è un momento cruciale per il credito cooperativo e per tutto il sistema bancario”.
 
«Il progetto di Cassa Centrale – ha affermato il vicepresidente di Cassa Centrale Banca Carlo Antiga – è concreto e può essere realizzato in breve tempo per rispondere anche a quanto ci viene chiesto dagli Organi di vigilanza, per dare una risposta di sicurezza e solidità alle banche.»
Ma non si tratta solo di una questione tecnica, per la quale peraltro la platea si è dimostrata molto sensibile. In ballo c'è un decreto governativo che si dà per imminente da alcuni mesi e una autoriforma del credito che il presidente di Federcasse Alessandro Azzi auspica il più possibile unitaria.
Concetto ribadito anche in un messaggio rivolto al convegno.
Il presidente di Cassa Centrale Giorgio Fracalossi - che ha incassato anche la piena collaborazione del partner DZ Bank, attraverso le parole di uno dei suoi massimi dirigenti, Lars Hille - non si è tirato indietro: «l'unità del sistema è un valore in cui crediamo profondamente anche noi, ma che oggi ha bisogno di essere coniugato con una radicale rifondazione di tutte le sue componenti. In presenza di una forte discontinuità rispetto al passato, e su questo Ccb avrà un atteggiamento collaborativo».
 
«La norma sul bail-in (il rischio che anche i clienti con depositi oltre i centomila euro e gli obbligazionisti siano chiamati a pagare per un eventuale dissesto della banca) cambia il rapporto tra banca e cliente, – ha aggiunto Antiga. – il quale non cercherà più soltanto le migliori condizioni di tasso, ma anche la sicurezza e la solidità.»
«Oggi fare banca è molto difficile – ha affermato il direttore di Cassa Centrale Mario Sartori – ed è difficile anche leggere i fenomeni. Anche se la tecnologia ha fatto passi da gigante, non credo che il futuro potrà stare dentro un grande algoritmo da cui estrarre ogni possibile decisione.
«Occorrerà saper mediare e ragionare con le persone oltre che con i numeri. Dobbiamo dimostrare di avere idee chiare e di saper fare le giuste mosse. La scossa che il mercato ci ha dato e la risposta che il legislatore e la vigilanza stanno ipotizzando ci impongono di pianificare il cambiamento.»
 

 
 Il progetto di Gruppo Cassa Centrale Banca 
«Siamo parte integrante del movimento cooperativo italiano – ha affermato Fracalossi – con una presenza bancaria e informatica trasversale in tutta Italia da quasi vent'anni.
«Il nostro modello di gruppo bancario cooperativo rappresenta la via Italiana alla riforma.
«Un modello che coniughi l'autonomia di un sistema di banche locali espressione dei loro territori con la capacità di coordinamento propri di un gruppo bancario.»
Il progetto, che dovrà essere condiviso con Banca d'Italia, prevede una naturale evoluzione della governance che da triveneta si apre alle regioni italiane che negli anni hanno condiviso le scelte e gli obiettivi informatici e bancari.
Il primo passo sarà la riorganizzazione industriale e il consolidamento del Gruppo Ccb con la creazione di una holding entro la prossima primavera, che prevede di includere tutte le società di prodotto e di servizio che hanno già consolidati rapporti con Bcc di tutta Italia: Phoenix, Cesve, Ibt, Assicura, Assicra.
Per quanto riguarda la capogruppo, alla luce dell'evoluzione del progetto andranno ipotizzati uno o più aumenti di capitale con l'obiettivo di raggiungere 800-1000 milioni di patrimonio.
 
Fondamentale sarà la capacità di attrarre capitali esterni attraverso l'efficienza operativa in grado di garantire una adeguata redditività.
«Il sistema ha bisogno di un antivirus – ha detto Sartori – rappresentato da società di sistema che sono imprese capaci di stare sul mercato pur salvaguardando la priorità del servizio alle Bcc. È imprescindibile un piano di razionalizzazione serio delle strutture operative.»
Le fonti di reperimento immediato di capitali saranno le banche appartenenti al Gruppo, altri soggetti del mondo cooperativo e istituzionali, soci e clienti delle Bcc-Cr ed il mercato nazionale e internazionale. In questo contesto assume assoluto rilievo la presenza nella compagine societaria di DZ Bank, primaria banca europea che attualmente detiene il 25% di Cassa Centrale.
 
Le singole Bcc mantengono il loro assetto e mission di banche del territorio e sottoscrivono con Cassa Centrale Banca - Credito cooperativo italiano, la capogruppo, un contratto di direzione e coordinamento. Le regole sono definite sulla base di un approccio basato sul rischio attraverso il quale le Bcc più virtuose godono di autonomie più ampie.
Quante banche aderiranno? Si va da una ipotesi prudenziale che prevede l'adesione di almeno 91 Bcc e Rurali, ad un numero che potrebbe essere intorno alle 150, con fondi propri che potrebbero andare da 4,8 miliardi a 8,4. Fondamentale la libertà dell’adesione della singola Bcc al gruppo.
   
 La tavola rotonda con Bini Smaghi, Cipolletta e Comana 
Tre esperti, incalzati dal vicedirettore di Rai 24 Sebastiano Barisoni, hanno parlato delle sfide che attendono il mondo bancario (e cooperativo) alle prese con gli stress test e la vigilanza europea. E con una riforma che «non sarebbe mai arrivata da sola, senza la pressione del governo», ha detto Barisoni.
«Sul tema della omologazione delle regole che non tengono conto delle specificità nazionali, l'Italia – ha affermato il presidente di Ubs Italia Sim e dell'Università di Trento Innocenzo Cipolletta– sconta 15 anni di assenza dalla scena europea.
«In ogni caso – ha aggiunto – l'Italia può ripartire con un sistema di imprese ripulito dalla recessione. Nel resto del mondo l’economia sta crescendo.»
«Per quanto riguarda il sistema di credito cooperativo, non è rimasto immobile – ha detto il prof Mario Comana, docente di flussi finanziari alla Luiss – in particolare per l'organizzazione e i servizi forniti dalla rete di cui fanno parte le Bcc.»
Per Lorenzo Bini Smaghi, già nel board della Bce ed ora presidente di una banca francese e socio di una Bcc toscana, «il processo di integrazione deve essere fatto con metodo meritocratico.
«Le Bcc si sono indebolite mettendo insieme banche deboli, che non fanno una banca forte.»
 


 I crediti deteriorati 
In Italia ci sono attualmente 200 miliardi di sofferenze e 150 di crediti incagliati in capo al sistema bancario.
«Il credito cooperativo non fa eccezione – ha affermato Fabrizio Berti, direttore area crediti di Cassa Centrale – e ha pesanti conseguenze sui nostri bilanci in termini di minore redditività e capacità di accumulare capitale.»
Cassa Centrale da molti anni è attiva attraverso Centrale Credit & Real Estate Solutions. Gli strumenti sono più di uno, dalla cessione pro soluto, all'outsourcing, dall'immobiliare all'acquisizione e gestione dei crediti deteriorati.
La prima cessione risale a due anni fa ed ha riguardato complessivamente 50 banche con 450 milioni di portafoglio, è in fase di conclusione una seconda per conto di 27 banche con 320 milioni di portafoglio, ed entro fine novembre è previsto il closing per altri 125 milioni.
 
«Il tema della gestioni dei crediti deteriorati è vitale per le banche, occorre ragionare in modo dinamico e non statico – ha detto Il direttore di Cassa Centrale Mario Sartori. – Stiamo cercando anche strade nuove, che devono trovare la condivisione della vigilanza, come la costruzione di una architettura che trasformi il costo di esercizio in una sorta di ammortamento con un canone di assicurazione pluriennale.»
 
 La tecnologia che trasforma la banca 
Steve Jobs diceva che la tecnologia deve partire dall'esperienza dei consumatori, e non viceversa. Le banche non possono chiamarsi fuori dalla rivoluzione digitale che vede sempre più persone, giovani ma non solo, utilizzare vari strumenti, dai Pd ai tablet e smartphone per essere informati e anche per interagire con vari soggetti.
Già oggi il 30% dei clienti delle banche non va più in filiale, e qualche soggetto non bancario ha già incominciato a rivolgersi a queste persone offrendo loro servizi finanziari.
Giuseppe Armani di Cassa Centrale Banca, Michela Strobbe di Ibt e Alessio Bonetti di Phoenix hanno tracciato uno scenario futuristico ma non troppo riguardo i servizi che le banche dovranno offrire ai propri clienti. E portano tutti nella direzione della semplificazione dei prodotti e diversificazione dei canali.

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande