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Convegno «Porfido Bene Comune»

E' arganizzato dagli Edili della Cgil del Trentino: «Serve una riforma normativa per superare la frammentazione e tutelare lavoro e comunità»

Concessioni ancora attive e/o sospese senza lavoratori occupati, occupazione ridotta di due terzi, moria di imprese e proliferare di fittizie partite iva; mancato rispetto dei contratti nazionali e provinciali; fatturato dimezzato; eccessiva parcellizzazione dei lotti cava; incapacità degli operatori economici di aggregarsi e fare rete.
Sono questi alcuni dei gravi mali di cui soffre il porfido trentino, un settore in crisi ormai da decenni.
Per arginare questa deriva, che ha danneggiato i lavoratori, eroso la competitività del comparto, messo in difficoltà le aziende «sane» e, in ultimo, danneggiato la collettività, l'unica strada è una riforma normativa vincolante che tuteli il porfido come bene comune e il lavoro come valore.
È questa la richiesta forte emersa oggi nel convegno «Porfido Bene Comune» organizzato da Fillea Cgil del Trentino.
 
Nella sua relazione il segretario provinciale della categoria Maurizio Zabbeni, ha ribadito la necessità di regole cogenti in grado di sgombrare il campo da abusi e conflitti di interesse.
Zabbeni ha sottolineato anche che «non può esserci reale sviluppo locale senza tutela del lavoro e dei lavoratori».
Tre gli ambiti secondo Fillea su cui il legislatore deve intervenire in tempi rapidi, la gestione dei lotti estrattivi, la gestione commerciale dei lavorati e i controlli.
Fillea ha chiesto una maggiore pervasività della Provincia.
 
Su i lotti estrattivi è indispensabile arrivare alla definizione di un quadro normativo unico che superi l’attuale frammentazione comunale dell’area estrattiva.
«L’obiettivo che poniamo al legislatore è duplice – ha spiegato Zabbeni -, da un lato la riduzione del numero delle concessioni dalle attuali 86, con l’accorpamento dei lotti e la loro coltivazione in termini maggiormente funzionali alla creazione di occupazione e coerenza nell’escavazione del materiale per ragioni di sicurezza e stabilità del suolo, con l’obiettivo di correggere comportamenti individuali speculativi, e sostenendo, attraverso la qualificazione e la selezione delle imprese del settore, dinamiche a più alto valore aggiunto per la collettività; dall’altro la creazione di regole uguali per tutti gli operatori economici insistenti sull’area, promuovendo una tendenziale omogeneizzazione delle attività estrattive, dalle concessioni vigenti alle future procedure ad evidenza pubblica.»
Il secondo intervento normativo deve tutelare l’intera filiera, imponendo per legge l’appartenenza ad un consorzio/rete d’impresa obbligatorio.
«In questo modo si renderebbe cogente un sistema trasparente di rapporti tra gli operatori economici nell’arco dell’intero processo produttivo, fino alla commercializzazione e la promozione del prodotto, in un'ottica di sistema e marchiatura, inteso come qualità di prodotto e certificazione di un processo produttivo coerente con i criteri di lealtà, legalità, efficienza e sostenibilità.»
 
Dunque il complesso tema dei controlli che «non potranno più essere aleatori, ma dovranno essere costanti e continui, nell’ottica di preservare la filiera interamente intesa, a garanzia del sistema complessivo, e che dovranno essere posti in capo alla Provincia superando l’inerzia e le difficoltà delle Amministrazioni comunali sprovviste di uffici competenti».
Le proposte di riforma normativa hanno incontrato il parere favorevole del vicepresidente merito della Corte Costituzionale, Paolo Maddalena.
«E’ fattibile ipotizzare, in base alle disposizioni costituzionali, una guida unitaria per superare la dispersione delle concessioni. Ci sono, certamente, grandi ostacoli, ma non ho dubbi che la Provincia di Trento sarà capace di elaborare una nuova legge efficiente.»
Per il vicepresidente Maddalena la  crisi del porfido deriva anche accentramento ricchezza e dalla dispersione tra vari soggetti che perseguono propri interessi.
 
«La creazione di un organo unitario è l'unica via di salvezza contro un sistema  che accentra ricchezza mani pochi», dimenticando che «la proprietà privata non può essere in contrasto con l'utilità sociale».
Apertura alle proposte di riforma avanzate da Fillea del Trentino è arrivata anche dal vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi.
L’assessore all’Economia ha ammesso di condividere l’impianto della proposta, pur sottolineando la necessità di approfondire alcune questioni.
Ha comunque assicurato che «c'è possibilità raccogliere in azione emendantiva dell’attuale impianto legislativo provinciale che non è sbagliato, ma sprecato».
 
Secondo l’assessore Olivi «Nel comparto del porfido finora si è fatto concorrenza ma non collaborazione».
Ha dunque annunciato che «a breve sarà provata dalla giunta provinciale una delibera che modifica i criteri di definizione dei canoni, inserendo anche l’occupazione e i ritmi di escavazione. Chi li riduce pagherà di più. Allo stesso modo chi si accorpa pagherà di meno.»
Nella prossima legge finanziaria, inoltre, si introdurrà «una disposizione che imporrà una gestione associata obbligatoria da parte comuni di tutte funzioni amministrative e tecniche per la gestione delle cave pubbliche di porfido».
Apertura anche su un più forte ruolo della Provincia nella gestione delle concessioni; Olivi ha ipotizzato la creazione di un soggetto di garanzia che veda accanto Provincia, comuni e parti sociali. Sull’idea di creare un consorzio o una rete obbligatoria di imprese Olivi è stato più cauto, ammettendo, che la proposta verrà comunque approfondita.
 
Un forte appello alla definizione di regole uguali per tutti e ad una maggiore presenza della Provincia è arrivata anche dalla sezione porfido degli Artigiani, come ha detto Angelo Mattivi.
«Serve stravolgere l’intero settore, puntare sulla qualità dell'intero processo e, soprattutto, puntare sull’aggregazione.»
Sulle regole e sulla necessità di un cambiamento è intervenuto anche il vicepresidente degli Industriali e presidente della sezione Porfido, Rocco Cristofolini.
«Servono poche regole ma che siano applicate a tutti e nello stesso modo. Il coraggio ci impone guardare oltre una  situazione, oggi oggettivamente difficile. Il porfido è un bene comune e per tutelarlo e rilanciarlo vanno mutate le regole. Noi come imprenditori ci siamo.»
 
In conclusione ha preso la parola il segretario nazionale della Fillea Cgil, Walter Schiavella.
«Quanto accaduto qui è speculare a quanto accaduto al livello nazionale, figlio di un modello di gestione sbagliato. Dobbiamo cambiare… È una sfida di sistema che chiama in causa non solo le  scelte del governo, a anche le nostre. Bisogna innovare mettendo sempre tra le priorità la verifica della qualità del lavoro, il rispetto delle regole e l’avvio di concrete politiche industriali a sostegno della domanda interna», ha detto.
Infine, in chiusura, Zabbeni ha ribadito che il cambiamento è l’unica strada per far sopravvivere il settore.

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