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Rumeno di 23 anni muore nell’incendio della baracca alla ex Sloi

Il Sindaco Andreatta: «il dramma dell'ex Sloi una ferita per la città di Trento» – Il consigliere Cia: «Una tragedia annunciata»

Il tragico incidente è accaduto alle 22.16 di ieri nella pertinenza della Ex Sloi.
Un incendio è divampato, probabilmente causato da una candela, in una baracca dove viveva almeno uno senza fissa dimora, un ragazzo rumeno di 23 anni.
Sono subito intervenuti i vigili del fuoco e tre mezzi del 118, chiamati dal padre del ragazzo che viveva in un’altra baracca.
I vigili del fuoco hanno avuto il loro da fare per spegnere l’incendio che si era presto esteso, ma alla fine sono riusciti ad avere la meglio.
A quel punto sono intervenuti i sanitari del 118 che hanno provato a rianimare il giovane trovato esanime in quello che restava della baracca.
Purtroppo non c’è stato nulla da fare. Il ragazzo aveva un problema a una gamba e non aveva potuto mettersi in salvo.
 
Per il Sindaco Andreatta, «il dramma dell'ex Sloi una ferita per la città di Trento».
«Ci dispiace che la vita di quel ragazzo abbia avuto una fine così tragica, che i tentativi di aiutarlo nel passato non siano andati a buon fine. – Ha detto il sindaco di Trento».
Il protagonista, un ragazzo di 23 anni, era conosciuto dai Servizi sociali del Comune, – si legge in una nota del comune. – Il giovane si era rivolto agli uffici comunali nell'aprile dello scorso anno: in gravi condizioni di salute in seguito a un incidente (era stato investito da un treno), aveva chiesto un aiuto economico per il rimpatrio.
Grazie al fondo per la solidarietà responsabile della Caritas, gli era stata consegnata la somma necessaria a tornare a casa.
Dopo qualche tempo il ragazzo è tornato nuovamente a Trento, cosa non insolita perché il pendolarismo tra l'Italia e la Romania per le persone di etnia Rom è del tutto normale.
 
La piccola comunità che vive all'ex Sloi è monitorata costantemente dai Servizi sociali del Comune e dagli agenti della polizia municipale.
Sono numerosi i sopralluoghi fatti nell'ultimo periodo, numerosi anche i tentativi di recuperare a una vita dignitosa gli inquilini delle baracche.
Il più delle volte però gli aiuti proposti – per esempio l'accoglienza notturna - non vengono accettati.
Questo avviene anche quando si tratta di persone in condizioni di particolare fragilità e difficoltà: solo per fare un esempio, un anziano gravemente malato, ricoverato in ospedale, qualche tempo fa ha firmato per essere dimesso e per tornare a vivere nella propria baracca.
Del resto, come appurato dagli stessi operatori dei Servizi sociali, nel loro paese d'origine le condizioni di vita non sono molto diverse, anzi spesso sono addirittura peggiori, perché l'emarginazione è, se possibile, ancora più forte.
 
Durante i sopralluoghi – prosegue la nota del Comune, – si è provveduto a controllare che nell'area non vivessero minori e anche a far vaccinare i cani di proprietà delle persone che abitano nelle baracche.
Si tratta di una comunità sostanzialmente stabile, che si aggira attorno alla ventina di persone.
Le ordinanze di sgombero del passato, la demolizione dei ricoveri fatiscenti hanno avuto un'efficacia limitata perché sono servite ad allontanarli sono temporaneamente.
 
Quanto alla situazione dell'area – conclude il Comune – c'è da precisare che il lungo iter della bonifica è in corso. Il Consorzio Sviluppo e Bonifica di Trento Nord ha commissionato all'università di Trento la predisposizione dell'analisi di rischio, che è il primo step per arrivare al progetto vero e proprio. Sia l'analisi di rischio sia il progetto dovranno avere il via libera del Ministero.
 
Il consigliere Cia non sapeva che il Comune aveva provato a sistemare le cose.
«Questa notte un dramma della miseria e della disperazione: un ragazzo è morto bruciato tra i rifiuti all’interno dell’accampamento abusivo all'ex Sloi, – scrive Cia in un comunicato. – Immagini che ci ricordano che non siamo solo di fronte a rifiuti domestici ma piuttosto a persone, che un falso buonismo (accogliente a tutti i costi) ha indotto a vivere in condizioni disumane.»
 
«Ho avuto modo più volte - purtroppo - di occuparmi della questione, presentando svariate interrogazioni in Comune a Trento. In più occasioni il Sindaco ha dichiarato che Trento è una città aperta e tollerante, ma questo non è sufficiente ed è dannoso per tutti se l'accoglienza non è accompagnata dalla responsabilità e dal buon senso.
 
«Purtroppo - facile profeta - scrivevo: Nelle loro camere di cartone e stracci piove e nelle notti più fredde si riscaldano con improvvisate stufe alimentate dai rifiuti, col rischio che tutta la zona, ormai discarica a cielo aperto, si trasformi in cenere assieme alle vite e alle storie di queste persone. Non sono arrabbiati con il mondo, ma piuttosto rassegnati all’idea che la loro vita valga meno di altre e che vivere in queste condizioni sia una conseguenza logica

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