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«La dolce arte di esistere» – Di Nadia Clementi

Presso il Teatro di Gardolo la prima proiezione del nuovo film di Pietro Reggiani, girato tra Roma e Trento in collaborazione con la Film Commission

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Sabato 26 settembre presso il Teatro di Gardolo, il regista Pietro Reggiani ha presentato al pubblico, e in particolare al numeroso cast trentino, il film «La dolce arte di esistere» che all'origine era titolato «Non scomparire!».
Il film, finanziato dalla Film Commission, è stato in parte girato nel 2012 a Trento e nella piazza principale di Gardolo.
Dalla proiezione del film si evince fin dalle prime scene che si tratta di una commedia surreale, ambientata in un mondo in cui si suppone esista l'invisibilità psicosomatica, ovvero la condizione per cui dei soggetti con disagi relazionali, in certe situazioni, diventano letteralmente invisibili.
Punto focale della pellicola è l'incontro tra Roberta, una ragazza che scompare se nessuno le dà attenzione, e Massimo, un ragazzo ansioso che al contrario scompare se sente attenzione su di sé.
Il film racconta l'infanzia dei protagonisti, con l'origine delle loro opposte patologie, l’affacciarsi al mondo adulto e la loro ardua storia d'amore (faticano a rendersi visibili nello stesso momento). Nel corso del racconto si percorre una sorta di excursus surreale su certi aspetti della nostra società contemporanea.
Nel film prevale la voce narrante di Carlo Valli che anima protagonisti e personaggi durante lo scorrere della vita: dalla nascita all'adolescenza ai primi amori.
Tra i protagonisti del film spiccano le scene dei nostri attori trentini Giovanna Palmieri e Lucio Gardin. Numerose le comparse locali e tra queste diversi bambini.
E sono proprio i titoli di coda che tracciano una lunga lista di nomi di casa nostra.
Le riprese infatti si sono svolte tra Trento e Roma, città dove la troupe ha girato per cinque settimane.
Sabato scorso dopo la proiezione del film alla presenza di attori e protagonisti abbiamo conosciuto il regista Pietro Reggiani.

 Chi è Pietro Reggiani 
Nato a Verona nel 1966, è un regista e produttore cinematografico italiano.
Laureato in Legge, ha frequentato i corsi di sceneggiatura della Rai e diretto pubblicità e interviste.
Nel 1997 ha scritto e diretto il cortometraggio Asino chi legge, vincitore del Premio della Critica al Torino Film Festival e finalista ai David di Donatello (e per il quale Antonio Ciano ha vinto il Nastro d'Argento come miglior produttore).
Nel 2001, Reggiani ha girato per Studio Universal la docu-fiction Paolo Nulla: un uomo invisibile.
Fra il 1998 e il 2005 ha realizzato il pluripremiato lungometraggio L'estate di mio fratello, per il quale in assenza di una distribuzione ufficiale è stata adottata una formula innovativa di autodistribuzione mediante preacquisto dei biglietti da parte di spettatori volonterosi.

«In Trentino abbiamo lavorato benissimo – racconta il regista Pietro Reggiani, – abbiamo trovato una grande disponibilità e professionalità da parte di tutti. La Film Commission ci ha aperto le porte di casa.»
 

Pietro Reggiani.
 
In che termini la Film Commission di Trento ha contribuito all’organizzazione dell’evento?
«La Film Commission ci ha anzitutto finanziati (con l'abituale impegno a spendere il 150% della somma in Trentino, per attori e troupe locali, per ospitalità e forniture); e ci ha aiutati a tutto campo, dai contatti con Trentino Trasporti per le riprese su autobus e pullman, a quelli con l'Opera Universitaria, presso cui siamo stati alloggiati... sarebbe difficile fare un elenco esaustivo di questa collaborazione.»
 
Come si sono svolti i casting?
«Sono stati organizzati da Chiara Coller, che è stata bravissima: il film prevedeva moltissimi ruoli, tanti di bambini, e molti di persone con accenti diversi da quello trentino (un bel po' di scene girate qui si supponeva avvenissero a Roma), e molti che dovevano essere interpretati da nuovi italiani, di origine europea, o sudamericana, o orientale – e sono stato colpito da come anche Trento sia già un crogiolo di genti, come le grandi città italiane.»
 
Quante persone trentine sono state scelte per il film?
«In tutto gli attori trentini, delle origini più varie (da coloro che erano in grado di esprimersi nel dialetto più radicato ai nuovi trentini), presenti nel film sono ben sessantasette: molti di loro sono attori professionisti, tanti (tra cui ovviamente i venti bambini selezionati) no, ma mi sembra di poter dire che la differenza sullo schermo non si coglie – in fondo il film, che si fonda su un presupposto surreale, voleva però avere un occhio realistico, di sguardo sui comportamenti comuni, e se si può dire che i non professionisti hanno potuto far valere la loro spontaneità, sono stati molto bravi gli attori di mestiere a prendere dei toni molto poco recitativi, non classici.»
 
Avete fatto un casting anche per la scelta dei protagonisti del film? Chi sono?
«I due protagonisti li avevo trovati già prima di fare le selezioni a Trento. Ma questo era inevitabile: anzitutto andavano trovati loro, in grado di sostenere dei personaggi così estremi e ipersensibili, che per un nulla scomparivano o riapparivano alla vita, e poi si poteva pensare di realizzare il film.
«E se la ragazza si supponeva fosse di Roma (e Francesca Golia è in effetti della non lontana Salerno), il ragazzo in fondo poteva venire da quasi ogni parte d'Italia, poiché, scomparendo quasi sempre di fronte al suo prossimo, nel film pronuncia pochissime battute. Il caso ha voluto che il più adatto però fosse comunque triveneto: Pierpaolo Spollon è di Padova.»
 
In quali zone del Trentino si sono svolte le riprese?
«Il protagonista maschile della nostra storia nasce in un piccolo paesino di provincia, e abbiamo ambientato gli esterni a Gardolo, dove poi abbiamo tenuto l'anteprima. I genitori, che tante speranze ripongono in lui, insistono però affinché fin da piccolo vada a studiare nel capoluogo: e quindi abbiamo girato a Trento le elementari e le medie, presso l'Istituto Sacro Cuore, e le superiori al Liceo Galileo Galilei.
«Ma numerosi ristoranti, alberghi, negozi, locali, case e uffici, che nel film si intendono essere a Roma, sono stati girati qui. Portare da Roma una parte del cast e della troupe ha un costo (e in questo senso è stato fondamentale il contributo della Film Commission), ma una volta qui la città è molto più a misura d'uomo, gli spostamenti sono meno faticosi che nella capitale, e poiché si è in trasferta si può lavorare anche il sabato. Abbiamo poi girato anche nel municipio di Villazzano e a Faedo.»
 
La gente trentina come ha risposto alle vostre richieste di ospitalità?
«L'ospitalità è stata molto bella. Abbiamo ricostruito un reality all'interno dell'ampio negozio di Pia Nicolodi, e oltre a darcelo per la preparazione e per il fine settimana lo ha tenuto chiuso per noi il lunedì e, poiché non avevamo finito di girare tutto, anche il martedì mattina.
«La ditta Zobele, poi, ci ha riservato una zona per sistemare le attrezzature e ha stampato una segnaletica apposta per poterla raggiungere dai vari ambienti del padiglione: ha fatto sentire grande la nostra piccola Adagio Film, la conservo ancora.»
 
Qualche episodio curioso da raccontarci?
«Un bambino simpaticissimo, Pietro Coscarelli, aveva il ruolo del più piccolo tra i vicini di casa del protagonista, che era interpretato da un bambino di Milano, pure bravissimo, Edoardo Olivieri.
«Ora il protagonista, proprio in una scena con Pietro, finiva per scomparire (vale a dire che giravamo la scena, poi il bambino usciva dall'inquadratura, giravamo il luogo vuoto e in post-produzione avremmo fatto dissolvere il personaggio).
«Dopo aver girato la scena, però, Pietro ci ha chiesto quando è che scompariva lui, che giustamente voleva provare questa esperienza così particolare. E siccome eravamo un poco in anticipo abbiamo girato la stessa scena, interpretata da lui.
«Un altro episodio particolare si è verificato a proposito della cosiddetta continuità: vale a dire la sensazione di continuità che deve esserci tra due scene che nel film sono una dopo l'altra ma che magari vengono girate a settimane di distanza.
«Un attore di Verona, per un malinteso, aveva capito di aver completato il suo ruolo e si era tagliato i capelli: si è ripresentato sul set costernato, con un taglio quasi militare. Abbiamo girato quell'inquadratura con lui sempre di spalle e alla fine, per esigenze però narrative, in verità, l’abbiamo tagliata al montaggio.»
 
Il titolo del film Non scomparire! ora chiamato La dolce arte di esistere vuole essere anche invocazione al nostro pianeta, che non si lasci divorare dai consumi. Questo è il messaggio che deve arrivare agli spettatori?
«In effetti il titolo provvisorio del film era Non scomparire! e, sebbene il film non parli di questioni ambientali lo abbiamo girato seguendo un protocollo di sostenibilità, a mio avviso la crisi dei mutamenti climatici è la grande questione dei nostri tempi: il che poi concretamente vuole dire non usare gruppi elettrogeni a carburanti fossili, non avere materiali monouso sul set, comprese le batterie, spostarsi il meno possibile.
«Ci siamo riusciti solo in parte, ma se non altro è una prima esperienza. Volendo parlare di ambiente, anche il titolo si prestava a quel punto a metafore climatiche, come in fondo anche il titolo definitivo, La dolce arte di esistere: il film in effetti parla di persone che devono riuscire a vivere, e ci deve riuscire anche il pianeta.»
 
Quando verrà proiettato nelle sale cinematografiche?
«Il film in verità è uscito in primavera a Roma e Torino, qui a Trento stiamo appunto cercando una sala: a questa anteprima abbiamo fatto un piccolo esperimento, raccogliendo spiritosamente (ma non troppo) la disponibilità di coloro che avessero apprezzato il film a mandare degli amici a vederlo se fosse proiettato in sala, in modo da convincere un esercente a programmarlo – se volete fare parte di questo esperimento, offriamo anche il biglietto ridotto a chi viene riducendo le emissioni, con i mezzi pubblici o in bicicletta!»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
 

Sopra, il trailer ufficiale del film.
Titolo originale del film: «La dolce arte di esistere»

Regia: Pietro Reggiani
Tipologia: lungometraggio
Genere: drammatico
Paese: Italia
Produzione: www.Adagio Film; in collaborazione con Emmedue Videoproduction

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