Home | Rubriche | Dialetto e Tradizione | «Te derài, che vèn quél dal formài» – Di Carlo Scattolini

«Te derài, che vèn quél dal formài» – Di Carlo Scattolini

Vedrai che anche tu prima o poi troverai uno più furbo di te...

image

>
«Te dérai che vèn quel dal quel dal formài»: Vedrai che verrà quello del formaggio, con il significato di: «Ora che hai fatto la furbata da prepotente, non continuare su questa strada perché prima o poi troverai quello più furbo di te».
Ma cosa centra l’«uomo del formaggio» con una giustizia sociale, una nemesi nei confronti di chi l’ha fatta franca?
La storia è dibattuta da anni, e ben ben cercando troviamo un detto analogo anche in altri dialetti dell’area triveneta, in Trentino, in Friuli, nel Triestino e perfino in Istria, ma rimane la questione: cosa c’entra l’uomo del formaggio?
 
La prima ipotesi nasce in territorio trentino, pare da un fatto di una cronaca giudiziaria locale narrato da Giovanni de Tisi di Giustino, notaio di Rendina, per quanto riguardava una controversia tra le comunità di Pelagio e Rendina per il possesso della malga del monte Spinole.
I fatti avrebbero avuto luogo nel 1380 in una remota e poco abitata zona del Trentino, in una società che basava tutta la sua economia esclusivamente sull’agricoltura e la pastorizia, sotto il dominio del principe - vescovo di Trento tramite nobili locali.
Ed è uno di questi il cardine della storia, il nobile Giovanni de Tisi accusa di omicidio un malgaro che aveva ucciso «l'uomo del formaggio».
 
Era uso in quel tempo che l'affitto di una malga fosse pagato in natura. Nel caso in questione si era pattuito come affitto della malga un «uomo del formaggio» ovvero una quantità di prodotto caseario pari all’altezza di un uomo.
Quell'anno, particolarmente povero di latte, i padroni mandarono a riscuotere l'affitto un uomo di statura imponente.
Il povero malgaro incominciò ad accatastare le forme di formaggio accanto al gigante, ma arrivato alle spalle, aveva terminato il formaggio, così tolse dal ceppo un'ascia e semplicemente tagliò la testa del riscossore del tributo.
 
Questa spiegazione non risponde appieno al significato dell’enigmatica frase, quindi vediamo la seconda ipotesi.
I malgari, ovvero i produttori di formaggi, erano gente abituata alla solitudine dei monti, forti come querce, temprati da un lavoro duro e in un ambiente impervio, quindi uomini silenziosi, taciturni, dai modi spicci e semplici, contemplativi e poco avvezzi alle furberie della gente di città, quindi quelle rarissime volte che scendevano a valle per vendere o barattare i loro prodotti se qualcuno avesse provato a imbrogliarli o giocar loro brutti scherzi, avrebbero utilizzato la loro giustizia primordiale, brutale e violenta, ed essendo normalmente particolarmente fisicamente forti, ne avrebbero avuto ragione a suon di «sberloni».
 
Anche nella versione trentina si capisce che il malgaro non doveva essere un gracile ometto, ma un uomo dalla forza notevole, se è riuscito con una scure da legna a spaccare la testa dal collo all’esattore in un unico colpo.
Quindi miei cari se vi trovate a girovagare per le terre trivenete e vi venisse rivolta la frase «Che ta cagà, te catarè anca ti quel dal formai!» state attenti perché un energumeno giustizialista potrebbe essere sulle vostre tracce, quindi vi conviene filare dritto.
Potrei affermare che «L’uomo del formaggio» è un super eroe che salva gli oppressi dai bulli e dai prepotenti, praticamente un Guglielmo Tell, un Batman, uno Zorro con la base nel Veronese, chissà se esiste una Formaicaverna, o una Formaimobile e se ha gadget ipertecnologici, o solo la sua forza erculea e magari un ligneo cucchiaione che usa per mescolare il formaggio!
 
Quindi in caso di necessità sapete chi invocare.
Spero vi possa essere di aiuto e queste poche righe vi abbiano fatto nascere un sorriso.
Carlo Scattolini

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (1 inviato)

avatar
Matteo 08/09/2021
esilarante!
Thumbs Up Thumbs Down
0
totale: 1 | visualizzati: 1 - 1

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande