Punti nascita negli ospedali minori del Trentino
Zeni: «Bene la sperimentazione se non si intaccano qualità e sicurezza»
«L'apertura del Ministero della Salute su una possibile sperimentazione per i punti nascita con meno di 500 parti l'anno nei territori montani è interessante. Attenzione, però, a non trasformare questa posizione in una deroga sugli standard di qualità e sicurezza da assicurare alle donne e ai loro bambini nel momento delicato della nascita.»
Cgil Cisl Uil del Trentino apprezzano, dunque, la posizione assunta da Roma sui punti nascita, ma ribadiscono all'Assessorato provinciale alla Salute che quel che resta fondamentale, e su cui non si ammettono passi indietro, è la sicurezza di mamma e bambino.
«E' sicuramente positiva l'intenzione dell'assessore Zeni di coordinarsi sulla questione con la collega della Provincia di Bolzano. – dicono i tre segretari Andrea Grosselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti. – Se poi il Trentino sarà in grado di riorganizzare i suoi punti nascita sul territorio, mantenendo anche quelli più piccoli senza mettere a rischio la salute al momento del parto ben venga. E' certo, però, che per garantire gli stessi standard dei punti nascita con 500 parti la Provincia deve essere pronta a stanziare risorse pubbliche per sostenere i costi del personale e dell'assistenza minima fissata dal Ministero.»
Un investimento che per le tre organizzazioni sindacali non deve tradursi in uno spostamento di risorse da altri capitoli della sanità provinciale.
«Se la giunta intende chiedere la deroga per tutti i punti nascita trentini, dunque, chiarisca anche quanto è pronta ad investire per sostenere questo percorso», concludono Cgil Cisl Uil del Trentino.
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