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Terrorismo a Parigi – 2. Cambia l’impiego delle Forze Speciali

La sfida della saturazione dei reparti speciali quando i gruppi di terroristi armati agiscono simultaneamente in punti diversi

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Seconda parte – Domani la definizione dello Stato Islamico - (Prima parte)
 
I tragici attentati di Parigi dello scorso 13 novembre hanno fatto riaffiorare lo spettro del terrorismo jihadista nel cuore dell’Europa.
Ancora una volta, come abbiamo visto, Parigi, ne è stata la vittima: più di 100 vittime e un numero elevato di feriti.
I recenti attentati, se da un lato hanno sconvolto l’opinione pubblica mondiale e hanno fatto ripiombare la società civile europea nel terrore, dall’altro vanno a sancire una significativa evoluzione nel modus operandi delle cellule terroristiche attive nel continente e al cui contrasto sono chiamate le Forze Armate e di sicurezza di tutti i Paesi europei.
Sia negli attentati del 7 gennaio contro la sede di Charlie Hebdo che in quelli del 13 novembre sono intervenuti i reparti speciali delle Forze dell’Ordine francesi, che sono stati chiamati ad effettuare azioni dirette volte alla liberazione di ostaggi caduti in mano ai terroristi.
 
Uno dei risvolti operativi che ha caratterizzato questi interventi riguarda la relativa facilità con la quale il GIGN (Groupe d'intervention de la Gendarmerie nationale, il reparto di Forze Speciali della gendarmeria francese) e il RAID (Recherche Assistance Intervention Dissuasion, il reparto antiterrorismo della polizia francese) sono stati saturati dai gruppi di fuoco dei terroristi.
L’importante caratteristica dei due attentati è stata, a tal proposito, quella di aver impiegato simultaneamente più gruppi di fuoco, perfettamente equipaggiati e coordinati tra loro, con il risultato di aver sottoposto le forze speciali francesi ad un’enorme pressione costringendole a intervenire in diversi luoghi dell’area metropolitana parigina.
Uno scenario del genere è, pertanto, uno dei peggiori che possa capitare a questi reparti.
Le Forze Speciali, infatti, si caratterizzano per i loro elevati standard addestrativi che non permettono a queste unità di allineare un numero elevato di operatori.
Il problema della saturazione dei reparti speciali ad opera di gruppi di terroristi armati che agiscono simultaneamente (magari andando a colpire più città o obbiettivi all’interno di un Paese) rappresenta quindi una sfida di primissimo livello e di enorme importanza strategica per tutti i governi europei.
 
A seguito degli eventi di Parigi, il nostro Paese sta effettuando una riflessione strategica in merito all’impiego delle Forze Speciali sul territorio nazionale in operazioni di controterrorismo e liberazione ostaggi.
In condizioni normali l’Italia affida l’esecuzione di questi interventi ad alto rischio al NOCS (Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza) della Polizia di Stato e al GIS (Gruppo Intervento Speciale) dell’Arma dei Carabinieri.
Entrambe queste unità ad altissimo profilo sono nate nel 1978 e sono basate rispettivamente a Roma e a Livorno.
Ovviamente in tempi estremamente contenuti, grazie alla possibilità di usufruire di un sistema di trasporto aereo dedicato, NOCS e GIS sono in grado di rischierarsi su tutto il territorio nazionale.
Tuttavia, la recente evoluzione tattico/operativa della minaccia terroristica ha spinto anche le autorità italiane a considerare un rafforzamento delle unità speciali per contrastare al meglio attacchi complessi, simultanei e geograficamente separati come quelli avvenuti a Parigi.
Di conseguenza, il Ministero dell’Interno ha recentemente richiesto e ottenuto la possibilità di impiegare in territorio nazionale i reparti speciali delle Forze Armate.
Queste unità sono integrate, sin dal 2004, all’interno di un particolare comando, il COFS (Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali).
 
Il COFS, posto alle dipendenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa, è attualmente guidato dall'Ammiraglio di Divisione Giuseppe Cavo Dragone della Marina Militare Italiana e dispone di una serie di reparti idonei a fronteggiare ogni tipo di minaccia: sia essa convenzionale, ibrida o terroristica.
Nell’eventualità di dover fronteggiare uno scenario come quello di Parigi, a supporto di NOCS e GIS, potrebbero intervenire, dunque, anche gli incursori dell’Esercito del 9° Rgt. d'Assalto paracadutisti «Col Moschin», quelli del Gruppo Operativo Incursori della Marina Militare e quelli 17° Stormo Incursori dell’Aeronautica Militare Italiana.
Tutte le unità menzionate sono abilitate e addestrate a condurre operazioni del tipo ASA (Attività Speciale Antiterrorismo), soprattutto in collaborazione con il GIS dei Carabinieri, che, per le operazioni all’estero, dipende anch’esso dal COFS.
Di conseguenza, è immaginabile che in caso di impiego reale sul territorio nazionale, le Forze Speciali dipendenti dal Ministero della Difesa vadano ad operare in prima linea tanto singolarmente quanto in team interforze con GIS e NOCS.
In questo modo i reparti mobili di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza potrebbero essere utilizzati esclusivamente per condurre operazioni di cinturazione, più in linea con il loro addestramento.
 
In conclusione, vista la crescente complessità degli interventi da effettuare, dovuta alle sempre maggiori capacità operative dei terroristi, la scelta delle autorità italiane di ampliare il bacino delle unità speciali disponibili utilizzando gli assetti delle Forze Armate appare ben ponderata e in grado di assicurare, in caso di bisogno, una maggiore ridondanza di questi preziosissimi reparti.
 
Michele Taufer
Ce.S.I.
(Continua)

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