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l 50% delle donne vuole modificare il seno – Di Nadia Clementi

Le più vogliono aumentarlo: ne parliamo con il dott. Giovanni Ponzielli, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva

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In un periodo di crisi economica, «cercare il successo» contando anche sulla propria immagine è una realtà condivisa da molte donne, ma anche da molti uomini di ogni classe di età e ceto sociale.
Non a caso anche nell'attuale periodo storico caratterizzato da una evidente contrattura finanziaria, uno dei pochi settori che ha mantenuto costante la «domanda» in termini di mercato è proprio quello della chirurgia estetica, nonostante non possa essere considerata un prodotto di prima necessità e nonostante gli intuibili costi correlati.
A confermarlo sono le tante indagini statistiche, come ci dimostra quella più recente commissionata da Galderma a TNS-Sofres secondo la quale il 7,6% delle donne europee ricorre abitualmente alla medicina estetica e a trattamenti di bellezza. L’Italia è al terzo posto in questa classifica con una percentuale del 10,4 dopo la Polonia (12,9%) e la Spagna (10,8%).
Possiamo dunque affermare che la bellezza in sé e la cura del proprio aspetto sono diventati dei veri e propri strumenti competitivi in ogni ambito del lavoro e come tali valenze sociali sulle quali le persone sono disposte, anche a costo di sacrifici personali, ad investire denaro, tempo ed energie.
 
Di tutto questo ne abbiamo parlato con un medico esperto del settore, il dott. Giovanni Ponzielli, specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva che ha risposto alle nostre domande sul tema della chirurgia estetica in generale e specificatamente a quelle riguardanti l'aumento del seno che risulta essere l'intervento in assoluto più richiesto dalle donne.
In particolare lo abbiamo intervistato per via della sua grande esperienza di settore, riguardo la sua personale analisi delle motivazioni psicologiche alla base della scelta di una donna di sottoporsi ad un intervento di questo tipo e, in ultimo, se esistono linee guida alle quali attenersi, e nello specifico le eventuali controindicazioni all'intervento.
Con l'occasione si è affrontato l’argomento dello scandalo delle protesi PIP francesi, perché costruite con materiali non ad uso medicale e quindi non testate per essere utilizzate nell’organismo umano. Abbiamo anche chiesto al dott. Ponzielli quali sono gli interventi estetici più richiesti dalle donne e dagli uomini in generale e quali sono le novità della chirurgia plastica per il futuro.

 Chi è il dott. Giovanni Ponzielli 
Trentino di nascita, milanese per adozione. Vive e opera a Milano dagli anni Settanta dopo essersi specializzato all'Università di Milano in chirurgia plastica e ricostruttiva.
Nel suo sito professionale www.chirurgia-estetica-milano.it, nella pagina dedicata al curriculum si trovano tutte le informazioni sintetiche del suo percorso formativo: si è fatto le ossa nel centro grandi ustionati di Niguarda Ca’ Granda di Milano, centro Regionale di riferimento ove, prima di dimettersi (dopo più di trent'anni di servizio) scegliendo di dedicarsi esclusivamente alla chirurgia estetica come libero professionista, era divenuto responsabile della chirurgia delle ustioni.
Ha insegnato all'Università di Milano nella scuola di specialità di chirurgia plastica diretta dal prof. Luigi Donati, medaglia d'oro per meriti scientifici, come professore a contratto.
Si è perfezionato nelle scuole più famose per la chirurgia plastica ed estetica (un mese in Brasile col prof. Ivo Pitanguy, un mese in Francia dove ha fatto esperienza sulle malformazioni facciali oggetto della sua tesi di specialità).
Ha al suo attivo un centinaio di pubblicazioni sulle principali riviste scientifiche nazionali ed alcune sulle più note riviste scientifiche internazionali di chirurgia plastica come l'Aesthetic Plastic Surgery.
È stato autore di un libro di chirurgia estetica di divulgazione dedicato al grande pubblico edito dalla Franco Angeli ed intitolato - Chirurgia Estetica - viaggio di andata e ritorno.
È socio ordinario dell'ISAPS (International Society of Aesthetic and Plastic Surgery), della SICPRE (Società Italiana di Chirurgia Riparatrice Plastica ed Estetica) e dell'AICPE (Associazione Italiana di Chirurgia Plastica ed Estetica).
È CTU (consulente tecnico d'ufficio) iscritto all'Albo dei CTU del tribunale di Milano nell'ambito della chirurgia plastica ed estetica.


 
Dott. Ponzielli, si rivolgono al chirurgo plastico più donne o uomini? Di quali età?
«Più donne, senza dubbio, soprattutto per via dell'attributo femminile che è il seno e che da solo occupa circa il cinquanta per cento di tutta la chirurgia estetica.
«L'età media è intorno ai 35 anni nell'ambito di un range di età che va dai 25 ai 50 anni, ma che non esclude soggetti più giovani o over sessanta.»
 

Intervento di addominoplastica.
 
Quali sono gli interventi più richiesti? E i più particolari?
«Per la donna gli interventi più richiesti riguardano soprattutto il volume del seno (aumento), meno la riduzione, e maggiormente richiesto è il sollevamento del seno caduto - ptosico, con l'intervento di mastopessi.
«Per l'uomo l'intervento più ricercato è la rinoplastica (rimodellamento del naso), per entrambi i sessi gli interventi, dopo quelli citati, riguardano la chirurgia come l'addominoplastica (nella foto), il ringiovanimento del viso (regione palpebrale con la blefaroplastica in primis e poi tutto il viso col lifting).»
 
Quali sono i trattamenti meno invasivi a cui un uomo può fare ricorso per ridurre i segni del tempo sul volto?
«Sicuramente la lipostruttura del viso. Cioè l'autotrapianto di grasso. In pratica si prelevano con una siringa alcuni cc (centimetri cubici) di grasso in genere dalla pancia e, previo un pre-trattamento specifico (centrifugazione) che consente di separare le cellule adipose dal resto (sangue, siero, acidi grassi) e di aumentare la concentrazione di cellule staminali adulte, queste si reimpiantano (iniettano) nel contesto delle pieghe (le più evidenti sono quelle ai lati della bocca e del naso) che segnano il viso e indicano maggiormente l'età (in genere si accentuano con l'età per il rilassamento – ptosi – dei tessuti molli).
«Le iniezioni di grasso con funzione di ringiovanimento si praticano anche nelle regioni pre-zigomatiche del viso nelle zone dove tende ad appiattirsi per la ptosi dei tessuti molli sovrastanti che trovando un limite a livello dei solchi naso genieni (ove il derma è particolarmente aderente ai piani sottostanti), spiegano l'accentuazione delle pieghe ai lati del naso e della bocca.
«Nelle donne vale lo stesso discorso e in più si genera la possibilità di rendere col grasso anche più sensuali le labbra.»
 

 

 
A che cosa servono le cellule staminali adulte cui ha appena fatto un accenno?
«Non vorrei in questa sede entrare nel merito del significato delle cellule staminali in generale e delle staminali adulte in particolare, perché richiederebbe troppo spazio, vorrei solo dire che stimolano la neo angiogenesi, cioè la nuova formazione di vasellini sanguigni, il che significa che le staminali adulte ringiovaniscono realmente il tessuto ospite. In forza delle staminali adulte il grasso trapiantato non comporta solo un camuflage (simulazione di ringiovanimento tramite integrazione di volumi parzialmente perduti con l'età), ma una rigenerazione vera e propria del tessuto ospite: aumento della vascolarizzazione, che significa aumento di apporto sanguigno, di nutrienti al tessuto ricevente e miglior drenaggio delle scorie etc.»
 
Con l'autotrapianto di grasso è possibile anche aumentare il volume del seno?
«Sì, anche se preferisco limitare tale metodica alla ricostruzione del seno dopo mastectomia, per diverse ragioni: il grasso trapiantato si riassorbe in pochi mesi per circa la metà del suo volume (il resto attecchisce e dura indefinitamente), ciò può comportare per volumi consistenti, asimmetrie; ma la ragione principale in base alla quale non consiglio tale metodica nel semplice aumento del seno con finalità meramente estetica è che nel processo di riassorbimento possono verificarsi delle micro calcificazioni che nei vari esami strumentali che la donna, specie over quaranta, deve fare di routine nella prevenzione dei tumori al seno, potrebbero costituire i cosiddetti falsi positivi.
«Significa che potrebbero confondere le idee al senologo che in presenza di immagini poco chiare (le seppur innocenti micro-calcificazioni dovute all'innocente riassorbimento parziale del grasso trapiantato) si vedrebbe costretto a prescrivere altri esami con l'evidente disagio della paziente.
«D'altra parte le protesi mammarie di ultima generazione sono sicurissime e consentono di ottenere qualsiasi aumento di volume, cosa che non sarebbe comunque possibile ottenere col grasso.»
 
Dottor Ponzielli, ci parli allora delle protesi mammarie che abbiamo appreso essere l'oggetto del desiderio più richiesto dalle donne. Perché quelle di ultima generazione sono più sicure?
«Perché il silicone di cui sono fatte le protesi mammarie attuali è più coesivo, è molto più coesivo rispetto alle protesi del passato.
«Ciò comporta meno rischi di reazioni infiammatorie da parte dei tessuti che avvolgono la protesi in quanto il silicone (che resta comunque il bio materiale più comune e più utilizzato in chirurgia) esprime la sua valenza di materiale irritante tanto più è fluido, riducendo il suo effetto irritante quasi a zero se allo stato (fisico) solido.
«La particolare coesività del silicone col quale sono costruite le attuali protesi mammarie consente anche di disporre di forme diverse (anatomiche o a goccia, anziché come nel passato solamente rotonde), e restando nell'ambito della forma rotonda consente di avere proiezioni diverse: cioè a parità di volume di protesi, rapporti diversi tra diametro e altezza.
«In ultimo la rottura di una protesi attuale non comporta lo spandimento del contenuto in silicone, riducendo i rischi di infiammazione locale.»
 
Quando è consigliabile rifarsi il seno?
«Quando la donna ne sente il bisogno. Ho scritto nel mio libro dedicato alla chirurgia estetica che fa riflettere il fatto che la donna è più sensibile a voler mettere mano al suo seno se piccolo, ancorché bello, rispetto a un seno grosso anche se meno bello, magari perché un po' cadente.
«Lo spiego col fatto che il seno è sentito dalla donna innanzitutto come attributo di sensualità e come tale deve essere presente

Questa sua considerazione, dottore, mi suggerisce una domanda già anticipata nelle linee generali nell'introduzione. Quali sono quindi secondo lei le intime motivazioni che spingono una donna a voler aumentare il volume del proprio seno?
«Grazie per questa domanda. Mi ha sempre affascinato il navigare nei percorsi mentali. Nello specifico mi viene di riproporre osservazioni che ho già scritto: esiste in natura una certa correlazione tra estetica e funzione.
«Anzi un grande antropologo ha scritto che l'estetica è il disegno col quale la Natura esprime la funzione, come dire che ciò che comunemente consideriamo bello dovrebbe avere un riscontro nella funzione (ottimale) relativa, come è vero che dei glutei sodi, muscolosi e ben rappresentati (espressione dell'evoluzione in bipede dalla postura quadrupede) che rispondono alla abilità nella corsa ecc. rispondono sia all'estetica che alla funzione.
«Questa corrispondenza, ho osservato, non si può affermare per il seno, per quella che dovrebbe essere la sua funzione (allattamento) che ad esempio nelle scimmie antropomorfe è ben assicurata da un seno piatto con capezzoli lunghi cioè l'opposto del canone estetico umano.
«La verità secondo me è che nel seno ben rappresentato la donna non vede certo l'esibizione di una funzione fisiologica quale quella dell'allattamento e in quanto tale espressione della valenza femminile, ma esclusivamente l'espressione di un maggior appeal sessuale che, se vogliamo, nel corso degli ultimi cinquant'anni si è un po' sacrificato nella guerra di conquista da parte della donna, di ruoli maschili. Quindi, più seno, più appeal.»
 

 
Quali sono i rischi dell’intervento e gli eventuali effetti collaterali?
«I rischi di un intervento al seno sono quelli comuni a tutta la chirurgia ma di specifico ci sono rischi estetici quando l'intervento non venga pianificato correttamente.
«Ad esempio se si impiantino protesi di volume eccessivo per le le caratteristiche di un certo tipo di torace specie se in soggetti particolarmente magri.
«Non si tratta di rischi di estrusione delle protesi, ma magari di comparsa di wrinkling cioè di piegoline antiestetiche visibili in un certo quadrante del seno.»
 
Ci sono dei casi in cui sconsiglia vivamente l’intervento, quali?
«Mi é capitato di rifiutare di operare una paziente affetta da sindrome autoimmune, per prudenza.»
 
Che tipo di protesi vengono utilizzate? Sono certificate? Ogni quanti anni vanno cambiate?
«Da molti anni utilizzo protesi Allergan, queste sono nella linea top (Natrelle) FDA (food and drags administration che in pratica è la massima autorità mondiale che presiede alla sicurezza degli alimenti, dei farmaci e dei presidi chirurgici) approved, il che significa le più sicure.
«Sono garantite a vita per difetti di fabbricazione. Ciò non significa che una volta impiantate le protesi non si debba più mettere mano al seno, ma significa che mentre le protesi di un tempo si deterioravano nell'arco di dieci/quindici anni e il silicone che fuoriusciva era irritante perché particolarmente fluido, oggi non è più così.»
 

 

 
Vuole spiegarci il suo parere in merito allo scandalo delle protesi francesi?
«Il silicone delle protesi francesi alle quali fa riferimento (PIP era la marca) non era testato per uso medico. Nessuna relazione/correlazione con rischi di patologie evocate (cancro) eccetto che si sono dimostrate meno resistenti e quindi andavano incontro a rottura precocemente. Il responsabile è finito in galera.
«Duole ricordare che anche il nostro Ministero della Salute si è riconosciuto responsabile in quanto la libera vendita sul mercato italiano delle protesi (come di qualunque altro presidio medico/chirurgico) deve prevedere l'approvazione da parte del nostro Ministero, approvazione concessa per quel tipo di protesi, tant'è che l'espianto di protesi PIP è stato riconosciuto come dovuto da parte dello Stato e quindi a carico del SSN.
«Per quanto mi riguarda non ho mai utilizzato nemmeno una protesi PIP (per fortuna... anche se non avrei avuto alcuna responsabilità a usarle), ma ciò mi induce a fare una considerazione: non sono solo i titoli a garantire sicurezza, ma la reale esperienza.
«Tuttavia i titoli ci vogliono e questo ultimo commento mi induce a richiamare la legge del 5 giugno 2012 numero 86 che limita la possibilità di eseguire impianti di protesi mammarie solo a certe categorie di specialisti chirurghi plastici ovviamente e poi chirurghi generali, chirurghi toracici e ginecologi....) e che vieta l'intervento di mastoplastica additiva su minori.»
 
Che cosa succede in caso di rigetto?
«Non esiste possibilità di rigetto delle protesi. Il concetto di rigetto è un concetto di incompatibilità immunitaria che non trova riscontro nei confronti di un bio materiale, per definizione bio-compatibile.
«Può accadere anche se raramente che una protesi in determinate condizioni (paziente eccessivamente magra) possa decubitare cioè superficializzarsi, ma è una evenienza di raro riscontro, in tal caso bisogna reintervenire e ricostruire un adeguato rivestimento alla protesi, ad esempio reimpiantando una nuova protesi in posizione retro muscolare se quella decubitata è in posizione retro ghiandolare.»
 
Cosa bisogna sapere prima di sottoporsi all’intervento?
«Può sembrare provocatorio, ma direi che la cosa principale da sapere è a chi ci si affida. Oggi ne sentiamo di tutti i colori, per cui il possesso del solo blasone non è sufficiente, ma direi che è necessario ancora di più.
«Quindi direi che il possesso del titolo di specialista da parte del chirurgo di riferimento sia dovuto, ed anche un percorso (ospedaliero e/o universitario) che renda quantomeno possibile una esperienza chirurgica e soprattutto di gestione delle possibili complicazioni, in difetto della quale non potrebbe esserci nessuna garanzia di sicurezza.»
 
Come avviene l'intervento e quanto dura?
«L'intervento avviene abitualmente in anestesia generale, meno frequentemente e solo se espressamente richiesto dalla paziente, può avvenire in sedazione.
«Consiglio di diffidare delle proposte di semplice anestesia locale indotte da centri che non hanno le dovute autorizzazioni ad eseguire interventi in anestesia generale e che nascondono tale limite dietro una subdola e accattivante minimizzazione dell'entità dell'intervento, attribuendo (falsamente) alla scelta dell'anestesia locale una maggior affidabilità e sicurezza. L'intervento dura in media un'oretta.»
 
Quanto sono visibili le cicatrici?
«Pochissimo. Io tra le varie possibilità (emiareolare inferiore, ascellare o sottomammaria) consiglio come via di accesso chirurgico, e quindi con relativo esito di cicatrice, la via del solco sottomammario.
«Questo approccio risponde alle moderne esigenze di estetica (non si vede la cicatrice), di utilizzo di volumi importanti (areole di piccole dimensioni non sarebbero sufficienti) e di sicurezza (alterazioni di sensibilità alle areole, più frequenti incidenti il margine peri-areolare), gestione della elettrocoagulazione dei vasi sanguigni in corso di intervento migliore rispetto alla via ascellare, che peraltro non offre né vantaggi estetici né di sicurezza, ma molti fastidi per la trazione della cicatrice in un'area soggetta al movimento).»
 

Lo studio del dott. Ponzielli.
 
Il seno per cosi dire rifatto è sensibile alla… palpazione maschile? Influisce con la sfera sessuale?
«Se l'intervento è eseguito a regola d'arte (posizionamento delle protesi di volume adeguato e in sede retro muscolare) le protesi non si apprezzano al tatto.
«Mi è capitato tante volte di rivedere per altri motivi pazienti sposate da anni dopo l'intervento che, se accompagnate dal marito, mi pregavano anticipatamente di non far menzione dell'intervento dato che il compagno ne era all'oscuro.»
 
Ogni quanto bisogna sottoporsi a un controllo?
«Passato un mese dall'intervento non ci sono tagliandi da fare
 
Quanto costa in media l’intervento?
«I prezzi sono molto vari, e dipendono anche dalla strategia commerciale dei vari chirurghi. Per utilità dei lettori posso dire che i costi di una clinica regolare sono di poco superiori ai mille euro, che il o la ferrista di sala operatoria costa 150/200 euro, che una coppia di protesi costa dai seicentocinquanta ai novecento euro, che un anestesista costa dai 350 ai 500 euro e poi c'è il guadagno della coppia di chirurghi (primo operatore e aiuto o secondo chirurgo), sommano 2.500/3.000 euro di spese.
«Quindi un'offerta di una mastoplastica a cinquemila/cinquemilacinquecento euro può essere compatibile con un ottimo servizio, con protesi di ottima qualità e con un giusto guadagno dell'equipe chirurgica.»
 
Il risultato corrisponde sempre alle aspettative?
«Nel mio lavoro sì.»
 
Quali sono le nuove frontiere della chirurgia estetica?
«Le intravedo soprattutto per quanto riguarda la chirurgia del ringiovanimento e le individuo specialmente nella ricerca sulle staminali.»
 
L’uso delle cellule staminali impiegate nell’estetica: futuro o realtà?
«Quello che, a mio avviso, si pubblicizza attualmente sulle staminali è frutto di mancata esperienza e spesso di disonestà intellettuale. Posso dire di aver visto nascere le staminali nel centro di riferimento Regionale dove sono stato tanti anni e quindi conosco bene limiti e prospettive.
«Nell'attualità, per quanto riguarda la chirurgia estetica dobbiamo accontentarci dello stimolo rigenerativo (neo-formazione vascolare) conseguente all'impianto di staminali presenti nello stroma del grasso, che è comunque utile sia al ringiovanimento del viso (estetica) che al miglioramento delle cicatrici (ad esempio cicatrici esito di ustioni).
«Il problema è come attivare le cellule staminali e per quali altre funzioni (qui sta la scommessa per il futuro).»
 
Dott. Ponzielli lei opera anche in Trentino? Dove? E quali sono gli interventi maggiormente richiesti?
«In Trentino non ci sono strutture adeguate per eseguire i nostri interventi di chirurgia estetica. Inoltre preferisco operare a Milano, mia sede di residenza, e questo è un comportamento prudenziale che ad esempio negli Stati Uniti costituisce un obbligo: in caso di complicazioni che costituiscono emergenza il chirurgo deve essere pronto e disponibile.
«A Trento abbiamo comunque uno studio: ambulatorio per le visite e per i controlli utile in quanto operiamo molti trentini. Si trova in Piazza Silvio Pellico 12, presso il centro estetico Nagua, dove previa prenotazione delego in genere il mio collaboratore dottor Reale Dauro a visitare per me; è specialista anche lui sia in chirurgia plastica che in otorinolaringoiatria e patologia cervico facciale ed è anche molto esperto in medicina estetica per la quale le pazienti trovano più comodo essere trattate in sede.
«Gli interventi più richiesti anche a Trento per la donna sono quelli inerenti il seno e in particolare la mastoplastica additiva, per l'uomo la rinoplastica. A seguire per la donna la lipoaspirazione e per l'uomo la ginecomastia, in ultimo per entrambi viene la chirurgia di ringiovanimento del viso.»
 
Cliccando l’immagine che segue si avvia un filmato che riporta un intervento di chirurgia estetica di aumento del seno - Mastoplastica additiva.
È stato pubblicato il 12 novembre 2014 dal Chirurgo Plastico dott. Giovanni Ponzielli (vedi).
http://www.chirurgia-estetica-milano....
Si avvisa i lettori che le immagini sono piuttosto crude. Lo presentiamo per completare il servizio, ma non ne consigliamo la visione a tutti.
 

 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Dott. Giovanni Ponzielli - giovanni.ponzielli@gmail.com
Via Gaetano Donizetti, 12 - 20122 Milano - 335 459 194 - www.chirurgia-estetica-milano.it

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