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Lezioni di Storia/ 9 – «La Grande Guerra degli artisti»

Emilio Gentile sarà l'illustre ospite dell'ultima Lezione di storia in programma domenica 29 novembre, ore 11, al teatro Zandonai di Rovereto

L'ultima #LezionidiStoria del ciclo Laterza - in programma domenica 29 novembre, ore 11, al teatro Zandonai di Rovereto - propone l'intrigante tematica del rapporto fra arte e Prima Guerra mondiale.
Introdotto da Marcello Bonazza, presidente della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, il relatore Emilio Gentile, professore emerito dell'Università La Sapienza di Roma, traccerà un percorso sul tema «Rappresentazioni. La Grande Guerra degli artisti».
Un viaggio che si addentra nell'ambiente artistico che contraddistingueva l'epoca e ne analizza i sentimenti e le pulsioni.
Come noto, agli inizi del Novecento gli artisti dell’avanguardia europea si dimostravano insofferenti rispetto alla lunga pace del continente: per quelle che erano le loro aspirazioni e il loro modo di pensare alle dinamiche internazionali, trent’anni senza una grande guerra o una grande rivoluzione erano davvero troppi.
Attraverso la loro arte auspicavano, profetizzavano, invocavano un evento rigeneratore dell'umanità e l'avvento di un «uomo nuovo».
Fra visioni di catastrofi e profezie di rinascita, anticiparono nelle proprie opere l’apocalisse della modernità.
 
Per capire queste dinamiche, basti pensare al Manifesto del futurismo, di Tommaso Filippo Marinetti, pubblicato su diversi quotidiani italiani nel febbraio del 1909 nel quale un gruppo di artisti inneggiava al dinamismo e all'ardimento e che è diventato di fatto il decalogo del guerrafondaio.
Come nel primo punto, dove si legge Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità, parole che introducono il punto 9, quello che parla esplicitamente della guerra Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
Con questi propositi l'avanguardia di inizio '900 guardava agli scenari politici, tifando apertamente per una guerra di proporzioni europee che rimescolasse gli equilibri e fosse prodromo di una nuova civiltà.
Al futurismo italiano è riconducibile una ampia produzione letteraria che propugnava una forte adesione interventista, ma il movimento seppe anche influenzare fortemente la pittura e la scultura, pensiamo ad esempio a Balla, Boccioni e Severini. Senza dimenticare il roveretano Fortunato Depero.
 
D'altronde la tensione per la guerra non fu del solo futurismo italiano, basti ricordare questa citazione di Thomas Mann: «Come avrebbe potuto l’artista, il soldato nell’artista, non lodare Dio per la caduta di un mondo di pace di cui era così sazio, così nauseato! Guerra! Quale senso di purificazione, di liberazione, d’immane speranza ci pervase allora!».
Forse la più dura testimonianza di quella pulsione a favore della guerra fu di Federico Papini, «Amiamo la guerra: Ci voleva, alla fine, un caldo bagno di sangue nero dopo tanti umidicci e tiepidumi di latte materno e di lacrime fraterne.
«Ci voleva una bella innaffiatura di sangue per l’arsura dell’agosto e una rossa svinatura per le vendemmie di settembre; e una muraglia di svampate per i freschi di settembre. La guerra è un’operazione maltusiana.»
Parole dure che lasceranno il segno, e daranno il destro agli interventisti per rafforzare la propria propaganda a favore dell'entrata in Guerra.
 
 Il relatore 
Emilio Gentile, storico di fama internazionale, è professore emerito dell’Università di Roma La Sapienza. Nel 2003 ha ricevuto dall’Università di Berna il Premio Hans Sigrist per i suoi studi sulle religioni della politica.
È autore, tra l’altro, di «L’apocalisse della modernità. La Grande Guerra per l’uomo nuovo» (Mondadori), «Contro Cesare. Cristianesimo e totalitarismo nell’epoca dei fascismi» (Feltrinelli) e «Le origini dell'ideologia fascista 1918-1925» (il Mulino), «In Italia ai tempi di Mussolini. Viaggio in compagnia di osservatori stranieri» (Mondadori).
Tra le sue opere edite da Laterza, tutte più volte ristampate e molte delle quali tradotte nelle principali lingue: «Il mito dello Stato nuovo»; «Il culto del littorio»; «Le religioni della politica. Fra democrazie e totalitarismi»; «Fascismo. Storia e interpretazione»; «Le origini dell’Italia contemporanea»; «Renzo De Felice. Lo storico e il personaggio»; «Il fascismo in tre capitoli»; «La Grande Italia. Il mito della nazione nel XX secolo»; «La democrazia di Dio. La religione americana nell’era dell’impero e del terrore» (Premio Burzio); «Fascismo di pietra»; «Modernità totalitaria. Il fascismo italiano» (a cura di); «La nostra sfida alle stelle. Futuristi in politica»; «Né Stato né Nazione. Italiani senza meta; Italiani senza padri. Intervista sul Risorgimento» (a cura di Simonetta Fiori).
 
Ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti
I biglietti potranno essere ritirati dalle ore 10.00 presso la biglietteria del teatro.

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