Home | Rubriche | Parliamone | MITERI A.S.I.A. by «...Non lasciamoli soli» – Di Nadia Clementi

MITERI A.S.I.A. by «...Non lasciamoli soli» – Di Nadia Clementi

Il progetto ideato da Ilario Sedrani in aiuto alla popolazione nepalese tristemente colpita dal terremoto nella primavera del 2015

image

>
Il 25 aprile 2015 due forti scosse di terremoto, la prima di magnitudo 7.8 e la seconda 6.6 colpiscono il Nepal.
Una data che rimarrà impressa per sempre nel cuore e nella mente della popolazione nepalese e di coloro che amano questa terra.
Oltre trenta scosse di assestamento di magnitudo 4.5 o maggiori si sono verificate dopo il terremoto iniziale, scosse che hanno provocato numerose valanghe sia nella zona del monte Everest che in numerose valli del Paese.
Per effetto della prima forte scossa di terremoto Kathmandu si è sollevata di circa 1 metro e l’effetto devastante della natura ha trascinato con se oltre 8.000 vite umane, lasciato senza scuola 1 milione di bambini e raso al suolo circa 270.000 case.
 
Tanta morte e distruzione sono gravi in ogni parte del mondo ma in Nepal la situazione è apparsa subito disperata in quanto si tratta di uno dei paesi più poveri del mondo, incastrato tra Cina, o meglio i territori del Tibet, e India con tutti i problemi politico-geografici che ne conseguono, una marea di villaggi e case arroccate sulle montagne e difficili da raggiungere.
Ad oggi la ricostruzione non è ancora iniziata e dopo l’iniziale interesse da parte dei media occidentali ormai tutti sembrano essersi dimenticati dei nepalesi.
Qualcuno però si è ricordato di loro e ha deciso di agire aiutando una popolazione che, come lui, ha come casa le montagne.
 
Si tratta di Ilario Sedrani, nato e cresciuto in Trentino Alto Adige, appassionato di montagna e di fotografia, scopre e si innamora del Nepal una decina di anni fa.
Dopo aver ricevuto tanto da quella terra e dalla popolazione che la vive, Ilario ha sviluppato il progetto «...Non lasciamoli soli» a supporto dei bimbi nepalesi.
L'iniziativa prevede la ricostruzione e il supporto «post-terremoto» di una delle 7.000 scuole distrutte dal sisma.
È stato inoltre creato appositamente un Blog dove si potranno trovare tutti gli aggiornamenti sulle attività svolte e sul reale utilizzo dei fondi raccolti:
http://non-lasciamoli-soli.blogspot.com.
 

 Chi è Ilario Sedrani 
(Foto qui sopra)
Classe 1974, appassionato di musica, montagna e fotografia sin da bambino, crescendo esplora con passione le montagne del Trentino Alto Adige accompagnato sempre dall’inseparabile Reflex.

Si appassiona di Nepal e, lavoro permettendo, annualmente torna laggiù per scoprire angoli nuovi da catturare fotograficamente.
Diversi ormai i viaggi effettuati in Himalaya, nella Valle del Khumbu (quella che conduce all’Everest), nel Basso Dolpo e in Langtang.
Rientrato poche settimane fa dalla sua ultima esperienza in terra nepalese questa volta non per un trekking, ma per avviare questo progetto solidale.


Bimbi nepalesi.
 
Abbiamo raccontato che la genesi di questo progetto nasce dal suo amore per il Nepal e in particolare le sue montagne. Ci racconta la sua storia?
«Per un appassionato di montagna l’esperienza di un viaggio in Himalaya rappresenta spesso un sogno, che per me si è realizzato nel 2007 quando, dopo l’affascinante ed avventurosa lettura dello splendido libro di Heinrich Harrer Sette anni in Tibet, ho visitato per la prima volta il Nepal ed una piccola parte dell’altopiano tibetano.
«Potrei dire che si è trattato di amore a prima vista: quante emozioni indimenticabili quel viaggio… trovarsi così vicini ai colossi himalayani, entrare in contatto con le popolazioni locali…
«Si dice che la prima volta si va in Nepal per le sue montagne, ma la seconda ci si torna per la sua gente… Vi posso assicurare che è così. Non c’è nepalese che non accolga i suoi ospiti con rispetto e un caloroso Namastè in segno di saluto.
«Il sorriso luminoso dei nepalesi sblocca le situazioni più difficili, è uno dei tanti piaceri di un viaggio in quella terra. Ed è anche per questo che in Nepal ci sono poi tornato altre quattro volte. Sono ormai molti gli amici che ora ho laggiù e forti i legami con quella terra.»
 

Scuola crollata.
 
In che modo è cambiata la vita dei villaggi nepalesi che conosceva dopo il 25 aprile?
«Va detto che il sisma ha colpito soprattutto la fascia centrale del Nepal, la zona dei villaggi di montagna e di collina, dove vive circa il 45% della popolazione nepalese.
«Per chi non conosce il Nepal è bene sapere che, tranne la pianura del Terai, nel Sud della nazione, le strade asfaltate sono pochissime e spesso disastrate da frane e monsoni.
«Da queste strade partono sterrati che si inerpicano sulle colline, alte fino a 3.000 metri; dagli sterrati una rete di sentieri che raggiungono villaggi, magari distanti ore di cammino dalla strada carrabile.
«Se si sale oltre le colline si arriva ai villaggi di montagna, dove gran parte della popolazione vive di turismo, allevamento e strappa qualche raccolto da campi e villaggi costruiti fra gole e rocce.
«Queste sono aree remote, dimenticate dal governo centrale in tempi normali, figuriamoci adesso… È lì che c’è stata e c’è ancora oggi davvero emergenza, è lì che ci sono stati più morti, ma gli aiuti molto spesso non sono arrivati, lasciando scoperte le zone più isolate e maggiormente colpite dal sisma, che sono circa un quarto dei distretti esistenti nel paese.
«Le persone normali del posto si sono subito rimboccate le maniche, e dopo aver pianto i morti, per i quali, a volte, non avevano nemmeno i soldi per comprare la legna per la cremazione, hanno buttato giù le case pericolanti utilizzando mattoni e legno per costruire alloggi di fortuna, per loro, per il mais e il riso, e per gli animali.»
 

Scuola in ricostruzione.
 
La prima parte del progetto prevedeva una raccolta fondi accompagnata dalla pubblicazione di un volume fotografico, con soggetti i bambini nepalesi, foto scattate da lei durante le esperienze in Nepal. Può raccontarci la storia di questo libro?
«Immagini di bimbi, perché sono sicuramente loro quelli maggiormente colpiti dal sisma e che necessitano di maggiore aiuto.
«Il titolo …Non lasciamoli soli perché la popolazione nepalese ha bisogno del nostro aiuto ed il rischio che vengano abbandonati a se stessi è molto elevato. Basti pensare a quanto oggi, dopo 7 mesi dalla tragedia, non ne parli ormai quasi più nessuno.
«Si tratta di un piccolo progetto, fondato sulla filosofia secondo cui il piccolo è meglio del grande, sviluppato volutamente senza appoggiarsi a grandi ONG nazionali o internazionali, affinché TUTTE le donazioni vadano a buon fine e che quanto versato non venga utilizzato per altri fini, come purtroppo spesso accade…
«La prima parte dei fondi raccolti con la distribuzione ad offerta libera del libro, è già stata portata in Nepal direttamente da me nello scorso novembre per avviare i lavori di ricostruzione di una delle numerose scuole distrutte dal sisma.
«Il progetto prevede infatti, grazie alla generosità di molti amici italiani e con l’aiuto ed il supporto degli amici nepalesi, la ricostruzione di una Scuola Primaria nel villaggio di Katike (foto seguente), nel comune di Betali (distretto di Ramechhap). Jungala Devi Primary School il nome della scuola, ad oggi frequentata da circa 80 scolari (45 bambine e 35 bambini) con età compresa fra i 4 e i 10 anni, 5 gli insegnanti che la seguono.
«L’aiuto è stato volutamente portato in un villaggio remoto del Nepal, in un villaggio distante dalla capitale Kathmandu circa 200 chilometri e raggiungibile con circa 8 ore di mezzi di trasporto.
«Le grandi Organizzazioni Umanitarie ed il governo nepalese, purtroppo, non hanno supportato in alcun modo questi luoghi nella ricostruzione dopo il terremoto.»
 

Scuola temporanea.
 
Adesso come prosegue il progetto? In che modo è possibile contribuire?
«Ora la raccolta fondi prosegue, per sostenere il completamento della scuola e per garantire serenità e sorrisi sui volti dei bambini che la frequentano oggi e che la frequenteranno domani. Lo facciamo proprio per garantire loro un futuro migliore. Più riusciremo a raccogliere, maggiore sarà l’aiuto che potremo continuare a portare laggiù.
«Il progetto sarà seguito e monitorato in loco dagli amici Green Soldiers. Per agire correttamente nel Paese e per poter gestire al meglio nei mesi futuri la ricostruzione della scuola, ci siamo avvalsi infatti della collaborazione di questa associazione di volontariato con sede a Kathmandu, che ci fornirà regolarmente aggiornamenti dal Nepal sullo stato dei lavori.
«Il progetto prevede ora alcune serate sia in regione che fuori per presentare l’iniziativa, ma soprattutto per continuare a mantenere viva l’attenzione su questo Paese.
Per tutti gli interessati a ricevere il libro o avere ulteriori informazioni in merito, in fondo all’articolo potrete trovare i miei riferimenti.»
 

 
Sappiamo che c’è stato anche il contributo di molti alpinisti affermati, quali?
«Abbiamo avuto la fortuna di poterci avvalere del supporto di due amici alpinisti, il trentino Giampaolo Corona (foto qui sopra) e il lombardo Marco Confortola (foto seguente), entrambi molto vicini alla popolazione nepalese nella tragedia che l' ha colpita.
«Giampaolo Corona, forte alpinista trentino, Guida Alpina, tecnico di elisoccorso e istruttore di soccorso alpino, è stato fra i primi ad aver scalato un ottomila dopo il terremoto di quest’anno; alla fine di settembre 2015 ha infatti conquistato la vetta del Manaslu, cima di 8.163 metri, senza ossigeno. Al suo attivo ha ben 7 ottomila in Himalaya, dove cerca la pace e l’aria per rilassarsi scalando sia su montagne di 8000 metri che in zone inesplorate tentando cime e vie nuove.
«Marco Confortola, alpinista estremo classe 1971, nato a Bormio, in Valfurva, Guida Alpina, maestro di sci, tecnico di elisoccorso, ha salito in Himalaya ben 8 ottomila; si trovava in Nepal nell’aprile scorso quando c’è stata la prima forte scossa di terremoto, nel tentativo di vetta al Dhaulagiri (il suo nono ottomila).
«Sua l’introduzione al libro fotografico del progetto …non lasciamoli soli: I bambini sono il futuro del mondo. Aiutiamoli a crescere nell’anima e nel corpo.
Un sincero ringraziamento a loro e a tutti gli amici che fino ad oggi ci hanno supportato e a tutti coloro che lo faranno nel prossimo futuro…»
 

 
Qual’è l’obiettivo finale? e quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato nel vostro cammino?
«Il principale obiettivo del nostro piccolo progetto è ultimare la ricostruzione della scuola, completa di banchi, sedie, lavagne e la fornitura di tutto l’occorrente ai ragazzi per poterla frequentare in serenità. Spesso le famiglie in questi villaggi non hanno il denaro per pagare loro i quaderni, i libri, le penne, etc. Il nostro aiuto sarà rivolto anche in questo senso. Cerchiamo di aiutare il popolo nepalese a stare bene nella propria Terra e a far tornare sorrisi veri sui volti dei tanti bambini.
«Purtroppo oggi, a sette mesi dalla prima forte scossa di terremoto, la situazione nepalese è fortemente critica: la vera e sostanziale ricostruzione post-terremoto non è mai partita. Le cause sono da ricondursi prima nella difficile situazione politica interna al Paese ed ora nel blocco economico da parte della vicina India la quale, non avendo apprezzato molto la nuova Costituzione nepalese, ha tagliato i viveri al Nepal.
«Il blocco totale di gas e carburanti ha provocato chilometri di taxi fermi da giorni, grandi difficoltà a spostarsi nel Paese e l'interruzione della fornitura di alimentari che in gran parte provengono dall’India.
«Diversi ristoranti, con le cucine che vanno a gas, stanno chiudendo, negli ospedali cominciano a scarseggiare i medicinali e si prospetta il rischio di una gravissima crisi umanitaria.»
 

La copertina del libro «...non lasciamoli soli».
 
La seconda fonte di reddito in Nepal è rappresentata dal turismo, in che modo possiamo aiutare anche su questo versante il paese?
«Oggi più che mai, oltre ad essere importante non dimenticarci di loro, è fondamentale tornare anche a pianificare i nostri viaggi laggiù. Sono gli stessi nepalesi a chiederlo, per accelerare la ripresa, perché ne hanno davvero bisogno. Tanto è stato distrutto, ma non tutto, soprattutto a livello di monumenti e di bellezze del paese, luoghi in cui lavorano persone, molte persone arrivate in città per sostenere la famiglia che sta in villaggi lontani e che magari ora non ha più la casa e coi soldi guadagnati col turismo se la ricostruirà pian piano. Questo turismo è e sarà turismo sostenibile.
«Il Nepal è un paese stupendo, con una popolazione che nella crisi attuale ha dimostrato di essere forte, unita e solidale al di sopra di caste ed etnie. Viaggiare in Nepal è sempre ancora un’esperienza unica e appagante, e visitarlo ora è senza dubbio uno dei modi migliori per aiutare questo fantastico paese e la sua gente a recuperare: ...non lasciamoli soli
 
Nadia Clementi -  nadia.clementi@ladigetto.it
 
Sedrani Ilario - non-lasciamoli-soli.blogspot.com
+39 348 4029833 - ilario.sedrani@virgilio.it

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande