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Accademici arrestati in Turchia: Unitrento firma l’appello

Democrazia, libertà di pensiero e di critica: l’Ateneo esprime solidarietà ai colleghi delle università accusati dal governo turco di propaganda terroristica

Anche l’Università di Trento si unisce all’appello che da alcuni giorni circola in rete, tra atenei e centri di ricerca di tutta Europa, per protestare contro le accuse mosse dal governo turco nei confronti di alcuni accademici.
I docenti universitari sono stati sollevati dall'incarico e arrestati con l’accusa di propaganda terroristica per aver aderito ad un appello che chiedeva una soluzione pacifica alla questione curda.
L’Ateneo trentino – su invito della prorettrice per le politiche di equità e diversità, Barbara Poggio – ha incoraggiato la comunità accademica trentina ad aderire all’appello lanciato in rete dall’Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia.
«Come Università di Trento – si legge nel messaggio indirizzato ai docenti dell’Ateneo – esprimiamo preoccupazione per questi gravi fatti e manifestiamo la nostra solidarietà alle colleghe e ai colleghi delle Università turche. Invitiamo tutti a sottoscrivere l'appello per la difesa di quel valore fondamentale che è la libertà d'espressione. Un valore che trova fondamento in ogni Paese che si possa definire democratico.»
Già numerose le adesioni arrivate in questi giorni, sia da parte di singoli, sia unitariamente a livello di dipartimenti e centri di ricerca.
 
È il caso di Sociologia e Ricerca sociale, i primi a far sentire la propria voce: «I docenti del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale – recita la mozione approvata nell’ultimo Consiglio – fanno propria la presa di posizione dell’Ateneo in solidarietà con i colleghi turchi firmatari dell’appello per una soluzione pacifica della questione curda.
Esprimono profonda preoccupazione per le misure repressive e intimidatorie assunte dal governo e da varie autorità accademiche nei loro confronti.
Licenziamenti, provvedimenti disciplinari, incarcerazioni dettate da motivazioni ideologiche e politiche contraddicono l’essenza dei valori democratici di libera espressione del pensiero, della critica e del dissenso.
Tali misure costituiscono un affronto alla funzione pubblica del mondo della cultura e della ricerca e appaiono particolarmente inaccettabili a fronte della richiesta della Turchia di adesione all’Unione Europea.
Nel confermare la solidarietà ai colleghi turchi, i docenti del Sociologia e Ricerca sociale invitano la Consulta dei direttori, il Senato accademico ed il rettore a farsi promotori di un’iniziativa coordinata tra le Università italiane presso le istituzioni europee: occorre che queste premano sul governo turco perché receda dalla sua condotta liberticida, al fine di consentire e garantire la libera collaborazione tra le istituzioni universitarie secondo i principi di circolazione delle idee e della critica».

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