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Confagricoltura: la Russia era un ottimo mercato di sbocco

L'embargo della Russia sui prodotti agroalimentari, nel 2015, è costato all'Italia 244 milioni di euro

Il nostro Paese, in seguito al divieto introdotto, ha subito una pesante riduzione delle esportazioni, che fra il 2009 e il 2013 avevano segnato, in valore, un incremento del 119%, e che nel 2015, secondo le stime del Centro Studi di Confagricoltura, si sono dimezzate (-244 milioni di euro) rispetto al 2013.
Le conseguenze del divieto di importazione di molti prodotti agroalimentari provenienti da UE, Usa, Canada, Norvegia ed Australia, istituito dal governo della Federazione Russa, con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 e rinnovato per un ulteriore anno con decreto n. 625 del 25 giugno 2015 (nuova scadenza 5 agosto 2016), ha avuto effetti pesantissimi, diretti ed indiretti per l’agroalimentare del nostro Paese.
La Russia rappresentava per l’Italia un importante mercato di sbocco per i prodotti agricoli ed agroalimentari. Il valore dell’export agroalimentare (bevande escluse) era più che raddoppiato negli ultimi anni, fino a raggiungere nel 2013 (ultimo anno prima dell’embargo) i 485 milioni di euro.
Il Centro Studi di Confagricoltura stima che nel 2015 (primo anno soggetto interamente all’embargo) il valore risulterà dimezzato: 241 milioni di euro.
 
Più dettagliata l’analisi fatta dal Centro Studi sui dodici mesi tra agosto 2014 e luglio 2015.
Guardando alle diverse categorie di prodotti agroalimentari (tabella 2), quelle che hanno subìto, in seguito all’embargo, la maggiore flessione dei valori esportati in Russia sono: frutta (-56,9 milioni di euro), carni e frattaglie (-44,2 milioni), formaggi e latticini (-41,7 milioni). Le maggiori flessioni percentuali riguardano: ortaggi (-98,9%), frutta (-94,5%), formaggi e latticini (-93,6%), carni e frattaglie (-88,4%).
Gli effetti dell’embargo russo – mette in evidenza il centro studi di Confagricoltura – non si sono fatti sentire solo nel nostro Paese.
Nel 2013 l’Italia rappresentava il 5,1% dell’export complessivo di prodotti agroalimentari verso la Russia (bevande escluse) dei Paesi dell’Unione Europea, posizionandosi, nonostante il forte progresso registrato negli ultimi anni (+119% fra il 2009-2013), all’ottavo posto.
In seguito all’embargo, il nostro Paese ha subìto una riduzione dei valori esportati verso la Russia del 50,3%, sensibilmente inferiore a quella di tutti i principali Paesi UE, escluse Olanda e Germania, salendo così al 5° posto, preceduto solo da Olanda, Germania, Polonia e Lituania.

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