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Il Governo ha varato la riforma le banche di credito cooperativo

Fracalossi: «Siamo sorpresi e preoccupati per la possibile trasformazione delle Banche di Credito Cooperative in Società per Azioni»

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Il decreto sulle banche cooperative è stato finalmente varato dal Governo, dopo una attesa durata più di un anno.
Ma il testo definitivo uscito ieri in tarda serata dalla seduta del Consiglio dei Ministri non è esattamente quello che il mondo cooperativo si aspettava.
Il testo riprende in buona misura la proposta di autoriforma presentata alcuni mesi fa da Federcasse.
Nel decreto si prevede la costituzione di una holding unica con almeno 1 miliardo di patrimonio - con eccezione di Bolzano - e capitale a maggioranza delle Bcc (con possibili eccezioni) che aderiscono con contratto di coesione e gradi di autonomia rapportata al rischio.
 
Una norma inserita nelle ultime ore preoccupa però i vertici del credito cooperativo: è la possibilità per le Bcc o Casse Rurali più grandi, con oltre duecento milioni di riserve, di non aderire alla nuova Capogruppo e trasformarsi in spa senza perdere interamente il proprio patrimonio.
A determinate condizioni quindi possono cadere sia il vincolo di obbligatorietà di adesione, che il principio cardine di una cooperativa, ovvero la indivisibilità delle riserve. Il testo del Decreto prevede solo una imposta straordinaria del 20% sul patrimonio per affrancarsi dal sistema cooperativo e trasformare le Bcc in spa.

«Una norma che ci ha colti di sorpresa – afferma oggi il presidente della Cooperazione Trentina Giorgio Fracalossi – perché la trasformabilità delle Bcc/Casse Rurali in spa non l’avevamo mai presa in considerazione. Abbiamo sempre ragionato su un modello diverso, basato su una o più capogruppo con adesione obbligatoria e gradualità di autonomia delle singole banche.»
«Ad oggi non è un problema che si pone per il Trentino, dove non c’è una Cassa Rurale con un patrimonio superiore a duecento milioni, però potrebbe scatenarsi una corsa alle fusioni per arrivare a superare questi limiti. È presto per ipotizzare scenari, ma il tema ci preoccupa molto.»

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