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Nell'occhio della saggistica – Di Massimo Parolini

In libreria l'ultima raccolta di saggi critici di Enrico Grandesso

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Titolo: Nello specchio delle parole. Un percorso dell'immaginario letterario dal Cinquecento ad oggi
 
Autore: Enrico Grandesso
Editore: Marsilio, Saggi, 2015
 
Pagine: 208, brossura
Prezzo di copertina: € 20

«Questo libro nasce da quasi trent'anni di seminari universitari, saggi, articoli di critica letteraria, conferenze, corsi d'aggiornamento per docenti, organizzazione di convegni di studi e programmi radiofonici culturali; da un'attività serrata, svolta senza risparmio di energie in molte zone d'Italia e in parte all'estero, nell'ambito della letteratura italiana, di quella di lingua inglese ma soprattutto delle letterature comparate.»
Con queste parole è lo stesso Enrico Grandesso, critico letterario, saggista, comparatista a presentare il suo ultimo recente contributo alla critica e saggistica letteraria: «Nello specchio delle parole. Un percorso dell'immaginario letterario dal Cinquecento ad oggi».
Come scrive Gualtiero De Santi nella sua prefazione «C'è infatti un'attitudine militante o una vena energica, se si preferisce, nelle posizioni di Enrico Grandesso, che fa sì che i suoi scritti distillino un vivo sangue dietro l'incalzare di una mente agguerrita e polemica».
E ancora: «ci si interroga sulla traduzione della poesia e su come oggi la si possa insegnare ai propri studenti».
 
Nel volume, come ci ricorda lo stesso autore, si alternano tre tipologie di scrittura: la saggistica di impostazione accademica, quella critica giornalistica o da rivista letteraria e, infine, una critica - quasi da pamphlet illuministico - più militante e polemica.
I primi tre saggi (nella sezione Reboriana) ruotano attorno ad uno dei più importanti poeti europei del Novecento, quel Clemente Rebora che a partire dall'attenzione ricevuta da Contini negli anni trenta del secolo scorso alla riscoperta da parte di Pasolini dopo la svolta del sacerdozio, non cessa di stupire il lettore attento e l'amante della poesia pensante.
Poeta di profondità abissale di cui Grandesso (assieme al suo maestro Gualtiero De Santi dell'Università di Urbino) si occupa da quasi un trentennio, attraverso studi, convegni, conferenze ma anche corsi di aggiornamento (spesso in provincia di Trento) che hanno avuto il merito di spingere gli insegnanti più attenti ad inserire stabilmente il vociano-rosminiano Rebora nel canone della poesia novecentesca da approfondire con gli studenti di quinta superiore (malgrado i manuali si limitino ancor oggi a proporre al massimo un paio di sue poesie).

Nel primo di questi saggi l'autore si occupa, nel centenario della sua pubblicazione, della prima raccolta poetica di Rebora, quei «Frammenti lirici» così densi di «senso» e di «etica» che furono pubblicati per i tipi de La Voce di Prezzolini. Un testo arduo, sia formalmente che nei contenuti, giocato tra la disumanizzazione alienante della metropoli milanese e la tensione etica all'azione, in una tensione «in posto di blocco».
Nel secondo saggio Grandesso compara invece la lirica reboriana a quella del poeta Eliot, individuando nei due poeti una concezione dell'arte di partenza molto diversa, più intellettuale e metapoetica nell'autore statunitense naturalizzato inglese. Tuttavia esiste anche un terreno d'incontro tra i due: il richiamo a Dante, che troviamo spesso citato e riattualizzato nelle opere di Eliot così come nei Frammenti reboriani.
In entrambi, inoltre, c'è una forte tensione filosofica, come in Leopardi. Dopo la metamorfosi religiosa di entrambi (conversione all'anglicanesimo di Eliot, voti sacerdotali dell'esistenzialista Rebora) c'è quindi una nuova liaison ad accomunarli: il richiamo, nella poesia misticheggiante, a San Giovanni della Croce e una tensione al divino e all'umiltà.
Nel terzo saggio Grandesso raffronta la poesia religiosa di Don Clemente con quella del frate Turoldo (di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita): entrambi «inquieti cercatori del vero», pur nel diverso stile poetico, e «sferzanti critici dell'egoismo» del nostro tempo e dell'ipertrofia dell'avere, contrapponendogli un «Dio folle d'amore».
 
Nel secondo capitolo (Echi dal Veneto), l'autore padovano, si sofferma su poeti e letterati veneti da Carlo Gozzi (un simpatico perdente) a Bino Rebellato (il grande poeta di Cittadella al quale, nel 2005, lo stesso Grandesso ha curato gli atti di un importante convegno tenutosi a Cittadella e Bassano).
Ad una delle più belle poesie del poeta ed editore della padovana città murata («L'ora leggera»), Grandesso affianca sapientemente un'analoga poesia di Marco Pola (di Roncegno, in Valsugana), forse il più importante poeta trentino del Nocevento (pubblicato proprio nelle edizioni Rebellato): «Stasera 'ntél vignal» (Stasera nel vigneto).
Dopo un breve passaggio sulle Alpi, in Svizzera, in compagnia di un poco consueto Fogazzaro umoristico (in viaggio di nozze), viene poi analizzato il tema dell'emigrazione nei versi di tre poeti veneti: il veronese Berto Barbarani (famosa la sua «I va in Merica»), il veneziano Giacomo Noventa (poeta di levatura nazionale che scrisse in dialetto), il trevigiano (di origine trentina) Enzo Demattè (di cui viene analizzato il poemetto «Tera»).
Infine, nell'ultimo saggio sui veneti, Grandesso svolge «un percorso a zigzag», passando dal «Filò» di Zanzotto (composto per il Casanova di Fellini), a Ugo Facco De Lagarda a Barbarani fino a dedicare uno sguardo critico approfondito alla «Storia di Meri» del trevigiano Ernesto Calzavara, fautore di un plurilinguismo che ibrida il dialetto come idioma (alla Zanzotto) con l' italiano e l'inglese colloquiale.
 
Del terzo capitolo (Nelle pieghe del Novecento italiano), ricordiamo, fra i vari saggi, le annotazioni su un altro vociano, il Camillo Sbarbaro della magistrale raccolta «Pianissimo», di cui Grandesso segue il passaggio in territorio veneto e sud tirolese al tempo della grande guerra. Il quarto capitolo (Tra i classici stranieri) raccoglie saggi e spunti critici sul «Doctor Faustus» di Marlowe, «Il riccio rapito» di Pope, «Il monaco» di Lewis, «Passaggio in India» di Forster.
Nell'ultimo capitolo (La poesia ha la febbre. Note intemperanti), infine, l'autore, con divertente vis polemica, si libera di parecchi sassolini entrati nelle sue scarpe di critico, studioso, organizzatore del mondo della poesia in un mondo affastellato da una tassonomia multiforme del bestiario umano, auspicando una purificazione e un'apertura pedagogica seria della Poesia in Italia.
Il volume si chiude con alcune annotazioni sulla didattica della letteratura (e specialmente della poesia), con le quali Grandesso si rivolge, nella forma diretta della lettera aperta, a un giovane professore di lettere delle scuole superiori, guidandolo, novello Virgilio, fuori dalla selva oscura della scuola attuale attraverso gironi infernali, balzi purgatoriali, trasumanando verso l'Empireo della vera pedagogia il giovane principiante, affidandolo, in chiusa, alla Musa come ultima guida.
 
 Enrico Grandesso 
Critico letterario e scrittore, Enrico Grandesso è nato a Camposampiero (Padova) da famiglia di origini veneziane.
Si è due volte laureato all’Università degli studi di Urbino (oggi Carlo Bo), dove collabora da anni con la cattedra di Letterature Comparate.
Dirige, con Gualtiero De Santi, una collana di studi letterari per la Marsilio.
È socio dell’A.I.S.L.L.I. (Associazione internazionale studiosi di lingua e letteratura italiana).
Il suo lavoro di studioso, di autore e di organizzatore culturale, diramato in attività poliedriche, ha ricevuto dal 1985 ad oggi prestigiosi riscontri in ambito nazionale ed internazionale e alcune centinaia tra interviste, recensioni e segnalazioni stampa, radiotelevisive e Internet.
E' ora disponibile il suo ultimo testo teatrale Come disse il gatto al sorcio (Godi, bello, finché dormo) tramite questo linl.
https://it.scribd.com/doc/261172430/Come-Disse-Il-Gatto-Al-Sorcio-Enrico-Grandesso
È stato il Direttore Artistico della prima edizione della rassegna internazionale della cultura e del libro «Migrazioni. Viaggi e miraggi», recentemente svoltasi a Camposampiero dall'11 al 16 aprile 2016.

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