Confagricoltura: «In calo le magnolie, è l'effetto della crisi»
A fronte di una domanda di mercato oggi più vitale scarseggia invece l’offerta di alcune produzioni vivaistiche di grande pregio e valore
«I segnali di ripresa si avvertono, lo scenario internazionale è cambiato e anche il florovivaismo potrebbe… rifiorire.»
Lo segnala Francesco Mati, presidente nazionale di prodotto, sottolineando però che a fronte di una domanda di mercato oggi più vitale scarseggia invece l’offerta di alcune produzioni vivaistiche di grande pregio e valore.
«Il settore a causa della crisi – spiega – fatica a mantenere quelle che richiedono grandi investimenti e lunghi cicli produttivi.
«È il caso della magnolia bianca (foto) ma anche della quercia, del pino e del tiglio, delle alberature pronte in 10, 20 anni o anche 30 anni.»
Oggi sul mercato si trovano più facilmente piante relativamente giovani o mancano i quantitativi. Questo perché nessuno oggi investe in coltivazioni che richiedono spazio, tempo e costi importanti senza la certezza della vendita.
«È necessario quindi, prosegue Mati, un dialogo maggiore tra chi progetta e le aziende vivaistiche in modo da mantenere a livello nazionale la produzione di piante di grandi dimensioni.
«Il nostro settore – aggiunge – tende a sempre più a produrre piante standard a costi contenuti a discapito di piante più curate, realizzate con costi di produzione più elevati, ma anche capaci di generare un maggiore valore aggiunto.»
Come altri settori il vivaismo deve giocare la carta dell’export, ma Confagricoltura auspica che il vivaismo italiano possa conquistarsi nuovi spazi anche sul mercato nazionale.
A questo proposito l’organizzazione agricola ricorda anche che il disegno di legge sugli sgravi fiscali per le «opere verdi», proposto come emendamento alla legge di stabilità e non arrivato al traguardo per mancanza di copertura finanziaria, verrà «rimodulato» in alcuni contenuti e ripresentato dal presidente della Commissione Finanze della Camera, Maurizio Bernardo.
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