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Il 5 maggio di 80 anni fa l'Italia conquistava l'impero di Etiopia

Una vittoria effimera, ma che segnò l'apice del successo di Benito Mussolini

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Il 5 maggio 1936, esattamente 80 anni fa, Benito Mussolini si rivolgeva alla folla «oceanica» che aveva fatto radunare in Piazza Venezia a Roma, per pronunciare un discorso che, come sempre, improvvisava dal balcone con l’enfasi che gli era propria.
Lo riportiamo qui di seguito, perché segnò l’apice di un regime che, volente o nolente, aveva rilanciato l’Italia tra i Grandi del mondo.

Camicie nere della rivoluzione! Uomini e donne di tutta Italia! Italiani e amici dell'Italia, al di là dei monti e al di là dei mari, ascoltate!
Il maresciallo Badoglio mi telegrafa:
«Oggi, 5 maggio, alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in Addis Abeba.»
Durante i trenta secoli della sua storia, l'Italia ha vissuto molte ore memorabili, ma questa di oggi è certamente una delle più solenni.
Annuncio al popolo italiano e al mondo che la guerra è finita.
Annuncio al popolo italiano e al mondo che la pace è ristabilita.
Non è senza emozione e senza fierezza che, dopo sette mesi di aspre ostilità, pronuncio questa grande parola, ma è strettamente necessario che io aggiunga che si tratta della «nostra» pace, della pace romana, che si esprime in questa semplice, irrevocabile, definitiva proposizione: l'Etiopia è italiana! Italiana di fatto, perché occupata dalle nostre armate vittoriose; Italiana di diritto, perché col gladio di Roma è la civiltà che trionfa sulla barbarie, la giustizia che trionfa sull'arbitrio crudele, la redenzione dei miseri che trionfa sulla schiavitù millenaria.
Con le popolazioni dell'Etiopia, la pace è già un fatto compiuto. Le molteplici razze dell'ex-impero del Leone di Giuda hanno dimostrato per chiarissimi segni di voler vivere e lavorare tranquillamente, all'ombra del tricolore d'Italia.

Il discorso prosegue sulla stessa portante, facendo andare in visibilio le folle che si erano radunate in tutta Italia per ascoltare il messaggio del Duce.
Pochi giorni dopo, il 9 maggio 1936, Benito Mussolini convocò nuovamente gli Italiani per annunciare un altro avvenimento storico, la proclamazione dell’Impero.
Ecco uno stralcio del discorso destinato a segnare una pagina di storia del nostro Paese..

Ufficiali, sottufficiali, gregari di tutte le forze armate dello Stato in Africa e in Italia, camicie nere della rivoluzione, italiani e italiane in patria e nel mondo, ascoltate!
Con le decisioni che fra pochi istanti conoscerete e che furono acclamate dal Gran Consiglio del Fascismo, un grande evento si compie: viene suggellato il destino dell’Etiopia oggi, 9 maggio, XIV anno dell’era fascista.
Tutti i nodi furono tagliati dalla nostra spada lucente e la vittoria africana resta nella storia della patria integra e pura come i legionari, caduti e superstiti, la sognavano e la volevano.
L’Italia ha finalmente il suo impero!

L’Italia aveva dunque il suo impero: l’Etiopia andava ad aggiungersi ai possedimenti coloniali conquistati in precedenza, ovvero i territori corrispondenti alle attuali Libia, Somalia ed Eritrea.
Si trattava di un’enorme estensione di territori, allora di scarso valore economico e acquisiti a caro prezzo.
Il Regno d'Italia aveva schierato un esercito al comando di Emilio De Bono, Pietro Badoglio e Rodolfo Graziani (quest’ultimo entrava in Etiopia dalla Somalia), per un totale di 464.000 soldati italiani, 60.000 ascari eritrei, 25.000 dubat somali, 7.800 ascari libici.
L’Etiopia aveva schierato un esercito di 300.000 uomini, al comando di Haile Selassie, di Ras Immirù, Ras Cassa Darghiè, Ras Mulughietà e Ras Sejum Mangascià.
L’Italia aveva perso 3.731 soldati e 619 civili, per un totale di 4.350 persone, oltre a un numero imprecisato di ascari, tra i 3.000 e i 4.500. I feriti furono 9.000.
L’Etiopia aveva avuto circa 275.000 soldati morti, circa 500.000 feriti.
 

 
Comunque sia, quello fu un momento di grande festa per l’Italia, al punto che perfino gli antifascisti riparati all’estero cominciarono a dubitare sulla scelta fatta e qualcuno tornò addirittura in Italia.
Pochi conoscono due episodi avvenuti dietro le quinte, che il giornalista storico Arrigo Petacco ha portato alla luce in uno dei suoi libri. Vale la pena riportarli.
Il generale Italo Balbo, divenuto popolare quasi quanto il Duce grazie all’eroica trasvolata atlantica, consigliò Benito Mussolini di approfittarne della popolarità che aveva raggiunto con la proclamazione dell'Impero per concedere nuovamente agli italiani il voto, la democrazia. Mussolini sarebbe stato sicuramente eletto e il Paese poteva tornare pian piano alla democrazia.
La moglie di Mussolini, donna Rachele, disse confidenzialmente al Duce: «Sei stato fin troppo fortunato, fermati qui. Ritirati.»
Purtroppo, come sappiamo, il Duce non diede ascolto ai due più intimi confidenti.
L’Italia sarebbe entrata in guerra e avrebbe perso l’Impero di Etiopia dopo soli cinque anni dalla sua conquista.
 
GdM

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