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Inclusione e dialogo interreligioso – Di Nadia Clementi

Che rapporto c’è tra la comunità cristiana e quella islamica in Trentino? Ne parliamo con l'Imam del Trentino Alto Adige, dottor Aboulkheir Breigheche

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La religione islamica e quella cristiana sono da sempre legate a doppio filo da fatti storici, a volte tragici a volte virtuosi, e da un terreno comune di cultura di scienza e filosofia che da sempre uniscono le tre religioni del libro: il Cristianesimo, l’Islam e l’Ebraismo.
Nate tutte e tre nella culla fertile di civiltà del Medio Oriente, prima la religione ebraica, poi quella cristiana che ne universalizza il messaggio e infine, la più giovane, quella musulmana, ovvero dei seguaci di Muammad che nel 600 dopo Cristo divenne il profeta di Allah.
Troppo spesso dimentichiamo le radici comuni che uniscono miliardi di persone sulla terra e che troppo spesso sono state in duro conflitto tra loro, anche se non sempre per motivi religiosi.
I musulmani nel mondo oggi sono circa 1,6 miliardi di persone, si concentrano in particolare nel Magreb, in Medio Oriente e nell’Asia Meridionale. Ma molti sono i seguaci di Maometto che vivono in Europa e anche in Italia, dove - secondo il rapporto della Caritas del 2011 - sono 1 milione e 500mila persone.
Anche in Trentino i numeri dei fedeli islamici sono cresciuti, in parallelo alla crescente immigrazione, ma tante sono anche le conversioni di persone nate qui.

A capo di questa comunità religiosa c’è l’Imam Aboulkheir Breigheche, nato a Damasco e immigrato nel nostro Paese nel 1966 dove si è laureato in medicina nel 1972.
Di seguito assume l'incarico di medico di famiglia, professione che esercita dal 1976 fino a pochi anni fa proprio qui in Trentino.
Nella nostra regione Breigheche e la sua famiglia, composta da moglie e cinque figli, hanno trovato una casa e il giovane medico è diventato presto un membro attivo dell’allora piccola comunità musulmana.
Breigheche è Imam da molti anni, ora è in pensione e può dedicarsi a tempo pieno ai suoi correligionari e al volontariato.
In Trentino, come in tanti altri luoghi italiani, non esiste una moschea, vi sono delle sale (pubbliche o private) concesse, acquistate o in affitto alla comunità islamica e che vengono utilizzate per le preghiere del venerdì e per le altre festività religiose.
A Trento la locale comunità ha sede in via Soprassasso a Gardolo e, per le giornate più importanti come la fine del Ramadan, i fedeli si riuniscono in una palestra per permettere a tutti di prendere parte alle celebrazioni.
 

 
In occasione di un incontro pubblico, abbiamo intervistato l’Imam Aboulkheir Breigheche per parlare di inclusione e dialogo interreligioso e anche per conoscere più da vicino la religione islamica che ci appare tanto lontana ma che in realtà da molto tempo è diventata nostra vicina di casa.
 
Dottor Breigheche partiamo dalle basi: che cos’è un IMAM e quali sono i suoi compiti all’interno della comunità musulmana?
«IMAM è un termine che deriva dalla parola AMAM che vuol dire quello che si mette davanti per guidare i fedeli durante la preghiera. E proprio per questo compito diventa leader spirituale e religioso per la comunità che guida.»
 
È in grado di dirci quanti sono i fedeli musulmani nell’area di Trento?
«Non ci sono statistiche precise ma potrò immaginare che ci siano almeno 15-20 mila persone di religione islamica in provincia di Trento, tra immigrati, loro famiglie e autoctoni (gli immigrati in generale sono 55 mila circa).»
 

 
Sa dirci quanti sono i trentini convertiti alla fede islamica?
«I Trentini convertiti sono molto pochi. Ma non abbiamo cifre precise.»
 
E in che modo sono inseriti all’interno della comunità mussulmana?
«All'interno della comunità musulmana sono ben inseriti, anche se con qualche aspetto particolare dovuto a tradizioni specifiche che col tempo si integrano gli uni con gli altri.»
 
Quali sono le principali attività del vostro gruppo religioso?
«Le nostre attività sono molteplici: creiamo frequenti momenti di socializzazione tra le famiglie immigrate, punto di ascolto, corsi di lingua di origine per i figli degli immigrati, corsi di lingua araba per gli autoctoni.
«Celebriamo ricorrenze religiose. Partecipiamo e organizziamo conferenze e dibattiti di vari argomenti.
«Svolgiamo attività giovanili regolari come lo scout, discipline sportive, come il calcio.
«Visitiamo regolarmente i malati ricoverati nelle strutture pubbliche e private.
«Inoltre organizziamo due incontri settimanali per le donne. Offriamo pasti caldi durante il mese del digiuno Ramadan. E tanto altro ...»
 
Lei vive in Italia e in Trentino ormai da molti anni, in che modo è cambiata la percezione della sua religione da parte dei locali? C’è possibilità di una reale e costruttiva integrazione?
«Sicuramente con il passare del tempo si nota un netto miglioramento della comprensione e del rispetto reciproco. Ma la strada è sicuramente lunga, è per noi un impegno quotidiano, quello del dialogo e della buona cittadinanza.»
 

 
Da tanto tempo la vostra comunità richiede una moschea vera e propria, quali sono le maggiori resistenze a cui siete andati incontro?
«Quella di far comprendere alla comunità e alle autorità competenti che la Moschea è un luogo di culto non diverso dalla chiesa, e che ormai fa parte della normalità.»
 
In che modo pensate di far comprendere ai non musulmani l’importanza di avere un luogo di culto?
«Si convinceranno da soli quando arriverà il momento giusto.»
 
Cercate anche di convertire i cristiani alla religione islamica?
«Assolutamente no. Dialogare e informare si, e magari dare il buon esempio come miglior forma di relazione. Ho passato 37 anni come medico con i miei assistiti, ma non ho mai cercato di convincere nessuno.»
 
La religione islamica prevede la poligamia. Nel rispetto della parità di genere, lei ritiene moralmente plausibile che la donna possa sposare più mariti?
«La poligamia non è un obbligo. E se la donna non è d'accordo non si pratica.
«Comunque lo attuano anche alcuni gruppi di religione cristiana, in certi parti del mondo, come in Africa e negli USA, i mormoni, per esempio. Il che vuol dire che la poligamia non è esclusiva della fede islamica. Pertanto non è previsto il contrario, cioè che la donna sposi più uomini, non solo nell'Islam ma anche in tante altre culture religiose.»
 

 
La donna islamica è libera o costretta a coprirsi il viso e indossare il velo?
«Coprire il viso non è un dettame islamico. È una tradizione minoritaria. Portare il copricapo invece è un dettame religioso che la donna musulmana porta per libera scelta. Come lo fa la suora o come avviene per altre culture, sia per le donne che per gli uomini.»
 
Ovviamente la correlazione tra Islam e terrorismo non è diretta, però la situazione tragica di violenza e guerra in alcuni Stati mediorientali (penso alla sua Siria) non possono che generare reazioni violente e gruppi terroristici organizzati.
Lei vede con ottimismo la possibilità di recupero per il suo Paese e per i tanti giovani che tutti i giorni si fanno affascinare dagli squadroni della morte?
«I terroristi non hanno una vera religione anche quando agiscono in nome di essa. Così come per la religione cristiana: i mafiosi che portano croci al collo e compiono massacri, non sono veri cristiani. I gruppi di terroristi sono analfabeti in materia di religione, pochi di loro sono un prodotto voluto dai regimi dittatoriali per giustificare i loro massacri.
«Ormai tutti sanno chi ha creato L'ISIS, la sua nascita è stata voluta, facilitata e diffusa dallo stesso regime siriano criminale per giustificare i suoi massacri e per far abortire la rivolta. Anche sotto gli occhi delle grandi potenze.
«I giovani musulmani europei in generale sono ottimi cittadini autoctoni non attratti per niente dall'ISIS, anzi sono contrarissimi. Si legga a riguardo il nuovo libro della giovanissima musulmana Fatihi Chaima di Modena intitolato: Non ci avrete mai
 
Come si spiega il fenomeno del terrorismo, di persone che esultano per la morte di altri esseri umani?
«Mai un essere umano normale esulta per la morte altrui. Questi sono violenti che vanno rieducati a loro volta, secondo le norme civili e/o penali. La rarità non è la regola. Purtroppo anche non pochi cristiani dichiarano di voler cancellare dalla faccia della terra tutti i musulmani.»
 

 
Quando accadono attentati come quelli che hanno recentemente insanguinato l’Europa, i leader musulmani condannano sempre con fermezza questi episodi?
«Sempre. E con grande fermezza. Anche se altri non fanno altrettanto quando vengono compiuti massacri di civili come la distruzione dell' intero ospedale o i bombardamenti di mercati o scuole in Siria, per esempio.»
 
Rispetto alla situazione umanitaria in Siria, Lei ha qualche notizia recente da fornirci?
«La situazione umanitaria in Siria è gravissima. Mancando le strutture di base, distrutte per effetto dei bombardamenti continui sulle città e sui quartieri: forni, ospedali, mercati, scuole, manca tutto praticamente. I prezzi sono alle stelle e rare persone possono permettersi di comprare il pane, per non parlare di altri generi alimentari. Scarseggiano i farmaci, se poi aggiungiamo anche gli effetti psicologici sui bambini e non solo, possiamo immaginare il resto.
«È per questo che stiamo cercando di aiutare quella gente come possiamo, fornendo vestiti invernali, pacchi, alimentari, tende, generatori di corrente elettronica, adottando scuole, poliambulatori, medici, oltre gli orfani.
«Chi vuole può contribuire ad aiutare la gente martoriata della Siria tramite il c.c.: Associazione Insieme per la Siria Libera. Italia IBAN IT 86 C 02008 24502 000102398282 SWIFT UNCRITM1F92»
 
Ritiene che ci siano anche in Trentino dei fanatici intolleranti con la religione cristiana?
«Non mi risulta. Quello che è evidente che non pochi cristiani lo dichiarano tranquillamente.»
 
Se potesse scambiare due parole con un Trentino che ha paura dei musulmani e crede che la vostra sia un religione di violenza e chiusura, che cosa gli direbbe?
«Lo inviterei a pranzo offrendo un tipico piatto siriano. E vedrà come cambierà idea.»
 

 
Il mondo globalizzato, le continue emigrazioni, lo scambio di persone, merci e culture, hanno reso giorno per giorno il mondo un po’ più piccolo.
Come immagina l’Europa del futuro? Le diverse religioni e culture potranno convivere in modo pacifico?
«Stanno convivendo già. Basta fare alleanze più concrete tra tutti noi per affrontare e isolare le forme di estremismo.
«Noi ci teniamo che l'Europa rappresenti un ottimo esempio di convivenza.»
 
Vorremmo da Lei un commento sulla gestione dell’emergenza migranti (che vista la portata e la durata nel tempo non è più emergenza ma prassi) e la reazione dei vari Stati Europei. L’Italia può fare di più (e meglio)?
«Infatti la situazione è prassi normale e quotidiana. Non è più emergenza già da anni. L'Italia sta facendo molto, ma è l'Europa che deve affrontare meglio e dare soluzioni pratiche e ragionevoli alla situazione che la stessa Europa ha contribuito a creare.»
 
Infine, cosa direbbe ai nostri lettori per convincerli ad accettare con maggior fiducia la fede islamica?
«L'importante è ascoltare liberandosi da ogni forma di pregiudizio. Mi basta avere dagli altri un sorriso. Magari un anche un abbraccio.»
 

 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it 
Aboulkheir Breigheche - aboulkheir.breigheche@gmail.com

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