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Colpo di Stato in Turchia: i militari prendono il potere

L'essercito impone il coprifuoco, Erdogan in fuga verso Europa invita la popolazione a resistere

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Erano le 22, ora locale, quando è scattato un vero e proprio colpo di Stato in Turchia.
Una trentina di generali dell’esercito ha guidato una rivolta che ha portato all’occupazione dei punti nevralgici del Paese.
L’aeroporto Atatürk di Istanbul è stato chiuso, come è stato chiuso anche il ponte che attraversa il Bosforo, quello che unisce l’Europa all’Asia.
Occupata anche la televisione di Stato ed è stato imposto il silenzio stampa.
L’esercito ha disarmato la polizia (l’operazione è ancora in corso) e ha ordinato alla popolazione di rientrare in casa e imposto il coprifuoco.
Il presidente Erdogan è riuscito a sfuggire ai rivoltosi. È riuscito a imbarcarsi sull’aereo della presidenza e sta negoziando un asilo politico in Europa.

Recep Tayyip Erdoğan.

Ed è riuscito a collegarsi con la redazione della CNN con un videotelefono e rivolgere tramite la stampa un appello alla popolazione invitandola alla resistenza e a uscire di casa per violare il coprifuoco.
Secondo gli osservatori internazionali, le Forze armate turche si sono ribellate al progressivo aumento di potere che Erdogan è riuscito ad accumulare in varie operazioni elettorali e soprattutto vogliono opporsi alla strisciante islamizzazione avviata dal presidente contestato.
 
La Turchia moderna è nata con Mustafa Kemal Atatürk (letteralmente Padre dei Turchi) che l’ha fondata nel 1923 sulle ceneri della Prima Guerra Mondiale.
Atatürk aveva portato una serie di riforme fondamentali all'ordinamento della nazione, sulla base di un'ideologia di chiaro stampo occidentalista, nazionalista e avversa al clero musulmano, che da lui prese il nome di kemalismo.
Abolì il califfato e pose le organizzazioni religiose sotto il controllo statale, laicizzò lo Stato, riconobbe la parità dei sessi, istituì il suffragio universale, la domenica come giorno festivo, proibì l'uso del velo islamico alle donne nei locali pubblici (legge abolita solo negli anni 2000, dal governo dell'AKP), adottò l'alfabeto latino, il calendario gregoriano, il sistema metrico decimale e proibì l'uso del Fez e del turbante, troppo legati al passato regime, così come la barba per i funzionari pubblici e i baffi alla turca per i militari.

Mustafa Kemal Atatürk.

Egli stesso prese a vestire in abiti occidentali, ma mantenne temporaneamente l'Islam come religione di Stato, per non turbare eccessivamente i turchi più religiosi.
In ambito giuridico, abrogò ogni norma e pena che poteva ricollegarsi alla legge islamica, promulgò un nuovo codice civile, che aveva come modello il codice civile svizzero, e un codice penale basato sul codice italiano dell'epoca, ma mantenne la pena di morte.
Furono inoltre legalizzate le bevande alcoliche e fu depenalizzata l'omosessualità.
Il «Padre dei Turchi» aveva dunque traghettato la Turchia dal medioevo alla modernità, strada che invece Erdogan stava pian piano ripercorrendo al contrario.
Questa sarebbe la ragione dell’intervento dell’esercito, che per tradizione si è sempre ispirato ad Atatürk, che è stato un validissimo ufficiale sia combattendo in Libia (contro l’Italia) e nella grande Guerra (ottenne insieme ai tedeschi la schiacciante vittoria di Gallipoli).
 

 
Resta il fatto che un colpo di stato porta con sé sempre mille incognite e imprevisti, come ad esempio la fuga di Erdogan.
Per l’Europa si tratta di un fatto estremamente imbarazzante, per una serie di motivi.
Il più evidente è l’appartenenza della Turchia alla NATO, della quale è alleato importante. Anzi, il rinnovo della presenza occidentale in Afghanistan prevede a fianco dell’Italia anche la Turchia,
L’altro aspetto che creerà problemi è l’accordo di arginare la fuga dei migranti dalla Siria e dall’Iraq. Bisognerà quantomeno verificare la posizione, sempre che a breve tempo si delinei effettivamente una nuova leadership di governo.
Il terzo aspetto è che in questo momento di turbolenze internazionali mancava solo l’instabilità generata da un colpo di stato in un paese che fa da ponte tra il mondo occidentale e quello orientale.
Un quarto aspetto è legato alla volontà di entrare in Europa da parte della Turchia. Sicuramente un evento così eversivo allontana ogni trattativa in tal senso perché un colpo di stato è inammissibile.
Infine, un colpo di stato non è mai una soluzione incruenta. Il rischio di una guerra civile è reale e imminente. L’instabilità che sorgerà nei prossimi tempi potrebbe generare problemi al momento del tutto inimmaginabili.
Nei prossimi giorni il nostro referente per la pagina estero pubblicherà una relazione puntuale sulla situazione.
 
GdM

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