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Stava: un monito per il futuro della nostra terra

Commemorato dalle autorità politiche e religiose il 31° anniversario della tragedia

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A 31 anni dalla tragedia di Stava, l vertici della Regione autonoma Trentino Alto Adige e l’arcivescovo di Trento hanno voluto ricordare sul posto la ferita che insanguinò il nostro territorio il 19 luglio del 1985 quando, a causa del cedimento dei due bacini di scarico delle miniere di fluorite, persero la vita 268 persone, in quello che è ancora oggi uno dei più grandi disastri industriali ed ecologici del nostro paese e dell’Europa intera.

Il Vicepresidente del Consiglio regionale, Lorenzo Ossanna.
«Stava è ancora una cicatrice nel cuore della comunità trentina e di tutta Europa, un monito per tutti noi e per le future generazioni.
«Duecento e sessantotto vite, tra cui molti bambini e molti giovani, strappati ai loro cari da un fiume di fango.
«Storie interrotte e mai scritte, che oggi ci ricordano quanto la natura sia fragile e quanto l'uomo, quando agisce senza rispetto delle norme e dell'ambiente, possa provocare.
«Ricordare significa rendere giustizia a chi ha perso la vita e far sì che eventi come la tragedia della Val di Fiemme non abbiano mai a ripetersi.
«L'intero Consiglio regionale si stringe alle famiglie delle vittime, in questa giornata dedicata alla memoria.»
 
Il Consigliere regionale Piero De Godenz.
«A 31 anni dalla tragedia di Stava, quanto accaduto è ancora impresso nella mente e nei cuori di tutti noi.
«La nostra valle, la nostra Comunità ha subito una ferita profonda, che ha lacerato l'animo di ogni abitante. Ciascuna vittima è impressa nella nostra memoria.
«Il rischio, oggi, è quello di considerare le vite umane perse quel giorno solo come numeri di una tragedia impressionante: il nostro dovere è far sì che siano ricordate le persone, le loro storie, la drammaticità di una fine che non può essere accettata perché frutto di incuria e di un indiscriminato sfruttamento del territorio.»
 

 
L'arcivescovo Lauro Tisi si è rivolto alla comunità di Tesero della Val Fiemme e soprattutto ai parenti delle vittime nella S. Messa celebrata oggi pomeriggio.
Quest'anno la celebrazione è avvenuta nel rinnovato cimitero di San Leonardo, dove riposano le vittime di Stava, accanto all'omonima chiesetta.
Una forma più raccolta, d'intesa tra Fondazione Stava 1985, Comune e parrocchia, ha ricordato il parroco don Bruno Daprà ringraziando monsignor Tisi per la sua presenza a Tesero in questo inizio d'episcopato.
 
«Assistiamo a continue operazione di morte e di umiliazione compiute in nome di Dio. Forse di fronte alla tragedia di Stava anche noi abbiamo lanciato verso Dio, ed è comprensibile, l'accusa di essere l'autore di questa terribile disgrazia. Più d'uno in quel momento ha alzato lo sguardo verso Dio chiedendo ragione.
«A distanza di oltre trent'anni possiamo senza timore attribuire la responsabilità di quella tragedia non a Dio ma all'incuria, alla superficialità, al profitto.
«Dio ha raccolto il vostro lamento: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” Il Dio dei cristiani piange e versa lacrime, non, come spesso viene interpretato, il Dio che comanda e dispone in modo arbitrario sulla vita.
«Il tempo non cancella il dolore. Perché il valore di chi si è amato è inestimabile e nulla può colmarne l'assenza. Dio è archivio che custodisce le vostre lacrime. Il ricordo dei nostri cari ci indica la strada per il futuro di questa società confusa: ripartire dalle persone, messe prima di tutto e al si sopra di tutto. Dobbiamo sentire che il futuro che delle nostre società, credenti o no, passa dall'amore.»

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