La «Buona scuola» trentina al Meeting di Rimini
Il governatore Ugo Rossi al forum su autonomia e parità dei sistemi informativi
Il governatore del Trentino, titolare delle competenze sulla scuola, Ugo Rossi ha partecipato questa sera al forum su autonomia e parità dei sistemi formativi al Meeting di Rimini.
Al dibattito, moderato da Francesco Magni dell'Universitá di Bergamo, su un tema cruciale che interseca il modello della "buona scuola" sono intervenuti, assieme al presidente della Provincia autonoma di Trento, Marco Masi, presidente delle Compagnia delle Opere Educative, Matteo Rossetti fondatore della Free School Thomson House School e Giorgio Vittadini presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
«Autonomia e parità» sono due colonne storicamente importanti della Scuola trentina. E il governatore Rossi le ha ricordate, spiegando che il forte investimento sulla scuola voluto dal governo provinciale trova ragione nella forte convinzione che un territorio piccolo come il Trentino «può immaginare una sua competività a condizione che fornisca ai propri giovani le migliori condizioni per essere protagonisti del futuro».
«Se libertá e insegnamento – ha detto tra l'altro Rossi – non hanno il paradigma della qualità ad orientarle, rimangono una scatola vuota.»
Nel suo intervento, il governatore ha descritto i «fondamentali» della "Buona scuola" in Trentino, sottolineando la valenza rappresentata dall'autonomia delle singole scuole «che non é un fatto tecnico o giuridico ma che significa responsabilità dei dirigenti scolastici», dal collegamento scuola/lavoro («collegare la scuola al lavoro vuol dire collegarla al senso vero della vita»), dal sistema incardinato sui poli formativi e dal trilinguismo.
«Ci fidiamo molto delle nostre scuole – ha concluso Rossi – sia quelle paritarie che provinciali, ed alle nostre scuole chiediamo di mettersi in gioco rispetto ai destini del nostro territorio, di aiutarci, in totale autonomia, a sviluppare due aspetti importanti: la capacità dei nostri ragazzi di riconoscersi nel territorio in cui vivono, perché una autonomia come la nostra ha bisogno di un popolo consapevole e cosciente, e di sapersi rapportare ad una globalità sempre più in veloce e continuo cambiamento.»
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