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«Pokémon go», l'app mobile che fa impazzire – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con Giuseppe Fumarola autore di un’indagine statistica sul fenomeno globale

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Camminando per strada in questi giorni bisogna stare attenti a non inciampare in qualche Pokémon… o più probabilmente in qualche ragazzo che cerca di catturarli.
Ormai ne parlano tutti per l’enorme diffusione che il gioco sta avendo, soprattutto tra tanti ragazzi e ragazze che hanno scaricato sul proprio smartphone l’applicazione «Pokémon GO».
Dove sta la novità?
Gli adolescenti di tutto il mondo scaricano ogni giorno migliaia di app eppure questo non fa notizia. Ma Pokémon GO è diversa dalle altre.
Innanzitutto è necessario sapere cosa siano i Pokémon: si tratta di piccoli mostri tascabili (il nome stesso deriva dall’unione delle parole «poket» e «monster») creati da Satoshi Tajiri nel 1996, esattamente vent’anni fa, e che presto hanno conquistato bambini e bambine di tutto il mondo.
Un franchising miliardario generato da molteplici prodotti di intrattenimento come cartoni animati, fumetti, giochi di carte collezionabili, manga e una marea di gadget tematici, tutti con lo stesso denominatore comune: le piccole creature che sembrano simpatici animali.
 
A rimanere però re incontrastato dell’universo Pokémon è il videogioco.
Uscito per la prima volta per la piattaforma Nintendo, ha in poco tempo ammaliato quasi due generazioni; nel gioco si vestono i panni di un bambino o di una bambina che vive in un mondo dove i Pokémon accompagnano l’uomo nella sua avventura e all’occasione possono sfidarsi in gare di combattimento.
Scopo dell’avventura è diventare il più grande allenatore di Pokémon, ma per farlo è necessario lasciare le mura domestiche e girare in lungo e in largo catturando i mostriciattoli che popolano campi d’erba, mari, cieli e ogni ambiente naturale, per poi allenarli affinché sviluppino le proprie caratteristiche (esistono 18 diverse tipologie di Pokémon, legate principalmente alla natura, come acqua, fuoco, elettricità e così via) e facendoli evolvere, ovvero letteralmente mutare forma, trasformandosi in un Pokémon più potente.
Esistono poi le palestre, luoghi dove si raggruppano i migliori allenatori che si sfidano per conquistare titoli e medaglie.
Tutto questo mondo fino a luglio 2016 è rimasto negli schermi a 2 dimensioni di TV, consolle e pc, un videogioco «tradizionale» dunque, che pure entusiasmando da oltre vent’anni e rinnovandosi spesso attraverso 7 generazioni di Pokémon, non aveva mai introdotto novità radicali nel mondo videoludico.
 
Poche settimane fa, però, è approdata in Italia e nel resto del mondo l’ennesima versione del gioco, e questa volta tutto è cambiato.
L’app, sviluppata da Niantic in collaborazione con Nintendo, sfrutta la realtà aumentata e il sistema GPS del cellulare per consentire agli appassionati di vedere i loro mostriciattoli preferiti non più nello schermo di una consolle, ma intorno a loro nel mondo reale, attraverso la fotocamera del propri smartphone.
Ragazzi e ragazze da ogni parte del mondo sono impazziti e l’applicazione ha battuto tutti i record possibili: i ricavi derivanti da Pokémon GO sono stimati in 6.25 milioni di dollari al giorno, l’applicazione è schizzata in poche ore in cima alle classifiche di tutti gli stores digitali, superando Twitter e Facebook per tempo di utilizzo e nei giorni del rilascio la parola Pokémon GO è stata cercata su Google molto di più rispetto a tanti altri interessi.
Uno su tutti? Il porno.
 

 
Ma cosa rende realmente unico questo gioco?
Prima di tutto la tecnologia della realtà aumentata, che per la prima volta viene utilizzata su un gioco così complesso, ma poi c’è l’altra caratteristica che da sempre contraddistingue il marchio Pokémon: la socializzazione.
Sembra un paradosso: i genitori additano spesso computer e videogiochi come fonti di isolamento e «rimbambimento» per i propri figli, eppure il mondo dei mostri combattenti è da sempre fonte di comunità e scambio tra ragazzi e ragazze di ogni generazione.
In Pokémon GO ogni allenatore deve scegliere una delle tre squadre di cui far parte e al cui fianco lottare con i propri Pokémon per conquistare le palestre, le quali sono situate nei luoghi più importanti delle città.
I ragazzi in tutto il mondo sono entusiasti di poter vivere in prima persona le avventure degli allenatori Pokémon; l’applicazione funziona sfruttando le mappe satellitari e il sistema di gioco invita gli allenatori ad uscire fuori di casa e scoprire posti nuovi, favorendo anche lo sviluppo di nuove amicizie.
 
In questi giorni, infatti, sta crescendo esponenzialmente il numero delle pagine Facebook in tema e dei gruppi chat che riuniscono gli allenatori di una stessa zona. Tutto ciò favorisce la socializzazione e permette ai ragazzi di incontrarsi per andare a caccia di Pokemon in compagnia.
Iniziano ad essere organizzati anche i primi eventi ufficiali, specialmente nelle grandi città, mentre i locali commerciali e culturali più all’avanguardia stanno già pensando a modi diversi per sfruttare questa interessante opportunità per attirare i ragazzi.
Per parlarci più nel dettaglio di questo mondo ludico, ma molto interessante, abbiamo intervistato un giovane studente di economia a Trento, Giuseppe Fumarola, che a soli 21 anni ha già elaborato una prima indagine statistica nazionale relativa a questo nuovo fenomeno di massa, di cui anche lui è, ovviamente, appassionato.

 Chi è Giuseppe Fumarola 
Classe 1995, è studente di Economia e Management all’Università di Trento dopo una formazione liceale scientifica.
Conosce il mondo dei Pokémon sin dalla sua infanzia, quando guardava già le primissime puntate del cartoon e giocava con i relativi titoli per consolle.
A questa vecchia fiamma mai sopita ha unito la nuova passione per il mondo economico e l’analisi dei dati, portando avanti sulla sua pagina Facebook un percorso di indagine quantitativa sul fenomeno Pokémon GO.
Tra le sue altre passioni figurano il pianoforte, l’arbitraggio presso la FIGC e la programmazione informatica.

Innanzitutto parliamo della tua indagine, come l’hai effettuata e qual è stato il risultato che ti ha maggiormente colpito?
«L’indagine è stata mossa dal desiderio di fornire una prospettiva più statisticamente fondata per discutere su questo nuovo fenomeno di massa. Il questionario è stato proposto via internet, attraverso i moduli di Google liberamente accessibili a tutti ed attualmente ha raccolto un campione di circa 1.000 allenatori italiani.
«Dall’analisi dei dati emerge subito come Pokémon GO sia un gioco prevalentemente maschile, poiché circa 3 utenti su 4 sono uomini. Più del 40% degli allenatori ha scelto il team Saggezza e questo fornisce alla squadra dal colore blu un vantaggio nel controllo delle palestre.
«Entro la prospettiva economica, ho trovato interessante come dopo solo un mese dal lancio dell’app, circa un utente su cinque abbia già effettuato degli acquisti in app, mentre addirittura uno su due afferma di essere interessato a farlo in futuro.
«Altri risultati estremamente interessanti sono stati rilevati nella sezione sociologica dell’analisi, la quale approfondisce il modo in cui Pokémon GO sta cambiando le abitudini degli utenti e il contesto urbano.»
 

Giuseppe Fumarola ha catturato un Pokémon.
 
Vuoi spiegarci brevemente il meccanismo tecnologico di questa app? In poche parole come si catturano questi mostriciattoli?
«Dopo aver scaricato l’app dai principali stores digitali, si registra il proprio account e si crea il proprio personaggio. A quel punto non resta che accendere il GPS ed uscire di casa (senza dimenticare di prendere un carica batteria di riserva, per i più appassionati).
«In poco tempo i pokémon compariranno sulla mappa; premendo sulla loro immagine si apre la modalità cattura, che attraverso la fotocamera proietta i mostriciattoli sulla strada intorno a noi.
«Per catturarli bisogna fare uno slide sulla Sfera Poké proposta in basso, lanciandola verso il Pokémon.
«Catturando i Pokémon si sale di livello e si troveranno quelli più forti; in seguito si potrà anche farli lottare contro gli altri per il possesso delle palestre.»
 

 
Dove si trovano maggiormente? Sapresti indicarci qualche luogo, in particolare nella nostra città?
«I Pokémon si concentrano nel centro delle città. A Trento il punto più popolato è la zona compresa tra Piazza Fiera e Piazza Duomo, dove spesso si riuniscono tanti allenatori, suscitando la curiosità di passanti e commercianti.
«In merito a questo argomento, tuttavia, vorrei precisare quello che a mio avviso è il difetto maggiore del gioco: la disposizione dei Pokémon è estremamente iniqua, poiché favorisce di gran lunga chi vive in città; nelle periferie, nelle campagne e nelle zone scarsamente popolate i pokémon sono pressoché assenti.
«Ciò va in contraddizione con la logica che da sempre caratterizza il mondo dei Pokémon, i quali, essendo animali, dovrebbero vivere prevalentemente in mezzo alla natura.»
 

 
Mediamente quante ore al giorno impegna questo gioco?
«Non c’è la necessità di giocare ogni giorno, o per un certo tempo. Ognuno può accendere l’app e cercare Pokémon quando e quanto vuole. Tuttavia gli allenatori più forti, che spesso controllano le palestre, giocano diverse ore al giorno, a volte anche più di 5.
«Questo aspetto è stato comunque valutato attentamente nella mia analisi: è risultato che il tempo medio di gioco è di tre ore al giorno, ma credo che questa grandezza sarà di gran lunga ridotta al termine delle vacanze estive…»
 

 
E tu sei riuscito a catturarli tutti?
«Magari! Ahahahaha…! I Pokémon attualmente presenti nel gioco sono 146, ossia la prima delle sette generazioni, esclusi quelli leggendari.
«Catturarli tutti è difficile e richiede molto tempo; personalmente ne ho 46, mentre dall’indagine è emerso che la media nazionale è attualmente prossima a 60.
«Iniziano tuttavia a circolare le prime notizie su alcuni allenatori nel mondo che sono riusciti a completare la collezione.»
 

 
Quali sono i Pokemon più «potenti»? Sono anche i più difficili da catturare?
«La forza complessiva di Pokémon si caratterizza attraverso una combinazione matematica di diversi parametri (in particolare attacco, difesa e salute). Ogni volta che si cattura un Pokémon, questi parametri si realizzano in valori casuali prossimi a quelli base previsti; di conseguenza, non è detto che due esemplari dello stesso pokémon siano simili.
«Gli allenatori professionisti giocano per ore cercando di catturare non solo tutti i Pokémon, ma anche degli esemplari perfetti.
«Tuttavia, possiamo individuare i Pokémon che tendenzialmente sono più forti in base ai valori base dei loro parametri e presentiamo qui le tre classifiche con i rispettivi 5 Pokémon migliori.
«Ne emerge che il Pokémon più forte in attacco è Dragonite (che anche complessivamente sembra essere il migliore); in difesa il primato spetta a Blastoise, mentre il Pokèmon con più punti salute è Chansey.
«Questi Pokémon, ovviamente, sono molto difficili da catturare; si trovano molto raramente e spesso è più facile catturare molti esemplari delle loro versioni base, per poi ottenerli evolvendo questi ultimi, anche se richiede molto tempo.»
 

 
Vuoi spiegare la definizione dei termini Pokedex e Starter?
«Il Pokédex è un raccoglitore di informazioni sui pokémon che tradizionalmente connota i giochi e il cartoon della serie, poiché viene affidato ad ogni allenatore che si accinge ad intraprendere il suo viaggio, affinché possa registrarvi tutti i Pokèmon che incontra (e magari cattura).
«Anche la questione del Pokémon starter è una tradizione dei giochi della serie. Fa riferimento alla possibilità di scegliere il primo Pokémon della propria avventura, e nell’app le opzioni di scelta sono esattamente le stesse che il protagonista Ash aveva di fronte a sè nella primissima puntata del cartoon: Bulbasaur, Charmender, Squirtle e Pikachu.
«La mia indagine ha rilevato che oltre un allenatore su due ha scelto Charmender, in coerenza col fatto che il Fuoco sembra essere la tipologia di Pokémon preferita.»
 

 
Quando termina il gioco?
«Questa è una domanda a cui non è semplice dare risposta. Attualmente l’app consente di perseguire principalmente due obbiettivi di gioco: completamento del Pokédex e competizione per le palestre.
«Il primo obbiettivo sarebbe completato quando (e soprattutto se) un allenatore riesce a catturare tutti i Pokémon presenti, eventualmente anche in esemplari perfetti.
«Il secondo, invece, è una modalità di gioco tipicamente di squadra ed è virtualmente infinita; ciascuna squadra dovrebbe cercare di controllare tutte le palestre del mondo, ma ciò è in pratica impossibile, poiché la competizione è altissima e spesso le palestre cambiano fazione nel giro di pochi minuti.
«Bisogna comunque considerare che il gioco ha grandi margini di estensione ed è probabile che gli sviluppatori introducano a breve non solo i Pokémon delle sei generazioni seguenti (per un totale di oltre 700 Pokémon), ma anche nuove modalità di gioco, come le sfide tra singoli allenatori, consentendo agli utenti di indirizzare la propria avventura verso ulteriori obbiettivi.
 
A tuo parere come mai i giovanissimi hanno trovato tanto appeal con questa nuova forma di gioco?
«La novità radicale di questo gioco, che attraverso la realtà aumentata porta i Pokémon nel mondo intorno a noi, è certamente il suo punto di forza.
«Gli appassionati della serie hanno finalmente la possibilità di seguire per davvero le orme di Ash Ketchum, il giovane protagonista del cartoon che lasciava la casa di famiglia per cercare i pokémon in giro per il mondo.»
 
Perché è un gioco che piace sia anche alle persone per cosi dire mature? Con quale profilo?
«Dall’analisi dei dati è emerso che l’età media degli allenatori si attesta sui 22 anni, tuttavia abbiamo un 10% di utenti con oltre 30 anni e il massimo della serie è risultato essere 65 anni.
«Tra questi si trovano persone che erano giovani adolescenti appassionati della prima generazione, diffusa in Italia nel 1999, che adesso sono diventati grandi e sono ormai professionisti; un’altra componente è rappresentata da persone adulte che scaricano l’app perché incuriositi dal nuovo fenomeno di massa o perché non sentono i loro figli parlare d’altro da diversi giorni.»
 

 
Possiamo pensare che Pokémon GO abbia un’influenza sulle abitudini di chi ci gioca?
«Pokémon GO richiede di muoversi e socializzare. La mia analisi ha una sezione dedicata a questo aspetto e sono emersi risultati molto interessanti.
«Il 70% degli utenti, infatti, afferma di uscire maggiormente di casa da quando gioca a Pokémon GO, mentre uno su due ammette anche di aver conosciuto nuove persone.
«Gli spostamenti avvengono principalmente a piedi (70%), la restante parte in bici o in macchina.
«Personalmente, ritengo che questi siano alcuni tra i migliori obbiettivi raggiunti (forse involontariamente) dagli sviluppatori del gioco.»
 
Molti giornali online, e non solo, hanno cominciato fin da subito a riportare incidenti, atti di bullismo e crimini relativi all’utilizzo della app, è solo sensazionalismo o c’è qualcosa di vero dietro?
«È triste che i media diano risalto solo agli aspetti negativi del gioco, quando emergono notizie del genere; tuttavia trovo giusto che si parli di questi spiacevoli avvenimenti: Pokémon GO è un gioco che coinvolge, ma che al tempo stesso richiede il rispetto delle regole del vivere civilmente e l’attenzione al mondo esterno, affinché la realtà, piuttosto che aumentata, non risulti al contrario diminuita.
«Le notizie di incidenti stradali a causa del gioco, purtroppo, hanno coinvolto anche l’Italia e i risultati della mia indagine vedono il 2% degli allenatori essere a conoscenza di incidenti nel luogo in cui giocano.
«Ciò che trovo sbagliato, invece, è la critica incondizionata a Pokémon GO, portata avanti da alcune persone solo perché non si riconoscono in questo mondo.»
 
A parte le notizie negative ve ne sono altre molto divertenti, ad esempio la storia del 25enne neozelandese che ha lasciato il lavoro per catturare tutti i pokémon, o i ragazzi che sfruttano l’app quasi per lavoro, facendosi pagare per giocare al posto di chi non può. Cosa pensi di questi episodi?
«La storia del ragazzo Neozelandese ha fatto il giro del mondo; da parte mia non posso far altro che augurargli di vivere una fantastica avventura e di realizzare il suo sogno.
«Per quanto concerne lo sfruttamento monetario del gioco, la mia opinione è che si può fare qualsiasi cosa che non sia espressamente negata dalla legge o dai Termini di Servizio del gioco; di conseguenza penso che l’opportunità di essere un allenatore di Pokémon professionista, sia uno dei migliori lavori esistenti, ma non so quanto a lungo potrà durare!
«Ciò che invece condanno è il comportamento di chi gioca imbrogliando e di chi sviluppa applicazioni che permettono di farlo, ad esempio falsificando la propria posizione GPS, in modo da catturare tutti i Pokémon e diventare fortissimi in poco tempo, stando comodamente seduti sul divano.
«Questo non solo è moralmente e regolarmente scorretto, ma soprattutto rovina l’esperienza di gioco di tutti gli allenatori che trascorrono intere giornate per strada giocando correttamente.»
 
Secondo te in che modo il mondo della cultura e quello commerciale possono sfruttare questa nuova occasione?
«Negozi e musei vedono i ragazzi soffermarsi a lungo nelle strade davanti ai loro locali e l’occasione è ghiotta per ampliare il loro numero di clienti. Molti hanno già iniziato a proporre offerte e servizi dedicati agli allenatori di Pokémon; Red Bull, infatti, riporta che in questo modo alcuni esercizi commerciali a New York hanno quasi raddoppiato i loro ricavi.
«D’altra parte, anche gli allenatori si propongono per attivare delle collaborazioni in tal senso. In particolare gli amministratori delle popolate pagine Facebook relative a Pokémon GO, essendo spesso esperti di web marketing o di software development, hanno già promosso grandi raduni di allenatori (con diverse centinaia di partecipanti) nelle più importanti città, attivando sponsorizzazioni e accordi commerciali con i locali interessati.
«In tal proposito, la stessa fonte citata in precedenza riporta che attualmente il più grande raduno di Pokémon GO è stato realizzato a San Francisco (USA), dove sono stati stimati presenti circa 9.000 allenatori.»
 
Sei anche tu amministratore di una pagina relativa a Pokémon GO, vero?
«Si, anche se attraverso la mia pagina Pokémon GO - Statistics & Rankings cerco di offrire contenuti differenti rispetto alle centinaia di altre pagine tematiche. In particolare propongo un approccio più scientifico e quantitativo a questa nuova tendenza.
«Raccolgo dati empirici, riporto informazioni, organizzo classifiche; attualmente sono impegnato per realizzare una versione internazionale e maggiormente dettagliata del questionario d’indagine già proposto in ambito nazionale.»
 
Quale potrebbe essere il futuro della app? Finito l’hype del lancio finirà anche il gioco?
«Pokémon GO è certamente stata una rivoluzione, tuttavia il livello di entusiasmo e coinvolgimento difficilmente potrà restare così elevato. La stessa Nintendo ha consigliato gli investitori di non sopravvalutare la quotazione delle proprie azioni in borsa.
«Probabilmente tra pochi mesi coloro che hanno scaricato l’app solo per non perdersi la tendenza dell’estate smetteranno di giocarci e il numero di allenatori si livellerà. D’altronde, la comunità dei giocatori restanti sarà sicuramente più stabile, competitiva e diventerà il cuore pulsante di questo mondo parallelo che è nato.
«Niantic, da parte sua, è ben consapevole che bisogna risolvere i numerosi problemi che l’app ha riportato nelle prime settimane (cosa che sta già facendo) e soprattutto che le potenzialità di espansione tramite nuove funzionalità sono immense.
«È molto probabile che in un prossimo futuro vengano implementati gli scambi di Pokémon, le generazioni seguenti e le lotte tra gli allenatori, che renderanno il gioco molto più ampio, competitivo e divertente. Per chi continuerà a giocarci.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it 
Giuseppe Fumarola - giuseppefumarola@gmail.com
Facebook. - Link all’indagine nazionale.

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