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A Oriente Occidente la danza indaga corpi e confini – Di S. Matuella

Quest’anno Rovereto e la Vallagarina sono punto di gravità della danza mondiale

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Foto © Serena Nicoletti.
 
«Corpi e confini» è il tema della edizione numero 36 di Oriente Occidente, il festival internazionale di danza contemporanea di Rovereto, che si inaugura mercoledì 31 agosto, dopo l’anteprima non danzata, ma «dialogata» di martedì con il grande alpinista e arrampicatore Manolo, il danzatore aereo Antoine Le Menestrel, a cui è seguito l’incontro con il giornalista Paolo Mieli «Il corpo che riempie lo spazio, che riflette il suo tempo, lo spaesamento intimo e collettivo, i processi di migrazione - spiegano i direttori artistici del festival Paolo Manfrini e Lanfranco Cis – le eterne lotte di cultura e credenze, lo sradicamento della globalizzazione. Corpo che nel suo mutare di localizzazione crea nuovi territori e sempre nuovi confini geografici, politici, simbolici».
Questa trentaseiesima edizione del festival, quindi, va alla ricerca di storie che prendono forma e vita in terre lontane o nelle pieghe del quotidiano, nell’incontro con l’altro o con la narrativa atemporale di Shakespeare, le vicissitudini di Pablo Picasso, la criticità dei sobborghi afroamericani di Pittsburgh e dei ghetti di Johannesburg.
 

 

 
L’edizione di quest’anno che, oltre a guardare come di consueto al mondo, vuole radicarsi sempre più sul territorio, la città di Rovereto e la Vallagarina in generale: significativa in tal senso, la residenza artistica a Brentonico, dove Davide Valrosso ha ideato «I would like to be pop», la coreografia che presenta all’Auditorium Melotti del Mart.
Non a caso, alla partecipata conferenza stampa di presentazione del festival erano presenti i responsabili di diverse istituzioni, tra cui Giulio Prosser, presidente dell’Apt di Rovereto e Vallagarina, Maurizio Tomazzoni, assessore alla cultura di Rovereto, Cristian Perenzoni, sindaco di Brentonico, Camillo Zadra, direttore del Museo della guerra di Rovereto, Remi Andriollo, presidente del Circolo di Crosano, Patrizia Belli del Comitato di valle, Andrea Loss, direttore del Corpo bandistico di Lizzana, mentre per «Montura», la nota azienda di abbigliamento sportivo che ha sede a Rovereto e che è non solo sponsor ma anche partner creativo del festival, c’era Roberto Bombarda.
 

 

 
Sul fronte della danza, Oriente Occidente propone un cartellone di grande respiro che spazia dalla danza contemporanea d’autore, con «Attends, attends, attends», l’assolo firmato dal coreografo belga Jan Fabre, alla grande Batsheva Dance Company di Israele diretta da Ohad Naharin.
Al festival c’è anche la compagnia di Roberto Zappalà, grande coreografo catanese, e la compagnia sudafricana Mophatong che ambienta a Johannesburg il dramma di Romeo e Giulietta.
Dalla Francia arriva l’energico hip hop del gruppo Accrorap, dalla Gran Bretagna invece, la storica compagnia Motionhouse con Nofit State, per una danza che vuole spingersi verso il limite e stupire il pubblico, mentre da New York arriva la Abraham,in motion, che con la sua fusione di diversi generi e stili è il volto nuovo della danza Made in Usa.
A rappresentare l’Oriente ci sono Mai Ishiwata, erede artistica di Ko Murobushi. e Carlotta Ikeda, due nomi storici della danza “butoh”, recentemente scomparsi.
 

 

 
Quest’anno il festival non ospita il concorso coreografico Danz’è, ma presenta i nomi emergenti della coreografia italiana come Davide Valrosso, Tommaso Serratore, Carla Rizzu e Salvo Lombardo; il Mart ospiterà la performance di Luca Veggetti, coreografo e regista bolognese che da tempo è attivo a New York.
Gran finale del festival, l’11 settembre, con «Two» e «Bolero», due pezzi firmati da Emio Greco e Pieter Scholten che sono entrati nel grande repertorio della danza internazionale, e che verranno presentati al Teatro Zandonai di Rovereto dal prestigioso Balletto di Marsiglia.
Oltre agli spettacoli di danza, Oriente Occidente propone anche una ricca sezione di seminari e laboratori coreografici, tra cui #Unlimited, un workshop per danzatori abili e disabili, prima tappa di un importante progetto artistico pluriennale; e poi c’è la sezione «Linguaggi» dedicata alle riflessioni sui grandi temi dell’attualità, tra cui l’incontro con il giornalista Domenico Quirico che parlerà delle guerre del Califfato, lo storico Franco Cardini spiegherà menzogne e malintesi inerenti alla cristianità e all’islamismo, l’antropologo David Bellatalla per una storica spedizione scientifica di Eugenio Ghersi in Tibet, il regista Andrea Segre presenterà il suo nuovo film «I sogni del lago salato» mentre Gad Lerner parlerà di «Buone scarpe e cattive radici… l’uomo non è un vegetale».

Sandra Matuella - s.matuella@ladigetto.it

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