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Draghi: «BCE, unico vero collante europeo sovranazionale»

Consegnato a Mario Draghi il premio «Alcide De Gasperi Costruttori d'Europa»

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La consegna del premio internazionale «Alcide De Gasperi – Costruttori d’Europa» al presidente della Banca Centrale Europea è stato un momento storico per una immaginabile serie di motivi.
Ma quello che varrà la pena ricordare di questa magnifica istituzionale giornata europea è un concetto espresso da Mario Draghi in apertura del suo intervento.
«L’Europa è nata per dare sicurezza agli europei, – ha ricordato Draghi. – Sicurezza fisica e sicurezza economica.»
Nel disegno dei padri fondatori la sicurezza fisica era l’obbiettivo primario dopo mezzo secolo di guerre e forse quella economica venne concepita proprio per favorire la prima.
In realtà le cose andarono, come spesso accade, in maniera imprevedibile. Mentre gli Stati hanno faticato enormemente a rinunciare a parte della propria sovranità a favore della CE, le banche centrali hanno trovato nella Banca Centrale Europea un organismo davvero unico e sovrannazionale, europeo appunto.
Il potere che è stato affidato alla BCE si è dimostrato quindi il vero e unico grande collante della Comunità Europea.
Più della Commissione Europea, più dell’Eurogruppo, più del Consiglio d’Europa, la Banca Centrale Europea sta mantenendo la rotta che si è prefissata e, a sentire il suo presidente, sarà sempre la vera grande garanzia dell’Antico Continente.

«La costruzione di un’Europa unita è essenziale per assicurarci pace, progresso e giustizia sociale»: questo il messaggio lanciato dal presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi dal palco del teatro Sociale di Trento, nel ricevere, stamani, il premio internazionale Alcide De Gasperi intitolato ai «Costruttori d'Europa», giunto alla sua settima edizione.
Presente alla cerimonia anche il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha introdotto l'intervento di Draghi, «protagonista di punta di una generazione più giovane di costruttori dell'Europa.rispetto a quella di De Gasperi» ha ricordato.
Grazie al suo operato «l'azione della Bce ha rappresentato in questi anni di generali incertezze nel quadro europeo il principale elemento di continuità e sicurezza».
Draghi, nel ricevere il premio consegnatogli dal vicepresidente della Provincia autonoma di Trento Alessandro Olivi, ha ricordato innanzitutto i tre anni trascorsi a Trento in veste di docente universitario «Con mia moglie e una piccina appena nata, di un mese, arrivammo a Trento nel novembre del '75. Rimanemmo qui 3 anni. Furono anni felici.»
Il presidente della Bce ha quindi pronunciato un discorso «alto», centrato sulle grandi sfide che l'Europa ha di fronte. Sfide che però partono da lontano.
 


«Con la costruzione della pace, risultato fondamentale del progetto europeo, iniziò la strada verso la prosperità», ha detto Draghi, risalendo alla stagione degasperiana della prima casa comune europea, che comprendeva all'epoca 6 stati.
«Il mercato unico è stata una scelta conseguente ai valori propri di una società libera e aperta, quei valori che l'Europa decise di sposare dopo la stagione dei nazionalismi, dei populismi, dei governi in cui il carisma si legava alla menzogna.
«Il progetto europeo ha sancito libertà politiche e promosso la democrazia liberale, contribuendo immensamente al benessere dell’Europa e venendo via via accolto da una platea sempre maggiore di paesi, fra cui la Spagna, il Portogallo e la Grecia, e più tardi i paesi dell'Est europeo.»
Tuttavia Draghi non ha nascosto che le cose siano cambiate.
«Recentemente il Regno Unito ha votato per l’uscita dalla Ue. Non solo; se il mercato ha garantito la crescita dei paesi più poveri, il reddito reale della parte più svantaggiata della popolazione, nei paesi più sviluppati è fermo ai livelli di qualche decennio fa.»
«Ciò provoca paure, chiusure, rifiuti. Bisogna orientare l’Europa verso una costruzione che dia risposte ai cittadini - ha insistito Draghi - anche per contrastare la perdita di fiducia nelle istituzioni.
L'imperativo è concentrarsi su interventi tangibili e che portino immediati benefici, in settori come il lavoro, l’immigrazione, la sicurezza.
«Dobbiamo trovare la forza e l’intelligenza per superare i nostri disaccordi e andare avanti insieme.»
 

 
La mattinata è iniziata con un incontro privato al Palazzo della Provincia fra Draghi, accompagnato dalla moglie Serena, il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano e il vicepresidente Alessandro Olivi.
Successivamente, a partire dalle ore 11, la cerimonia al teatro Sociale, aperta dal coro del Noce della val di Sole, e moderata dalla giornalista Maria Concetta Mattei e a cui hanno partecipato il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento Alessandro Olivi, che ha portato i saluti del presidente Ugo Rossi, oggi ad Amatrice per l'inaugurazione della scuola costruita dalla Protezione civile trentina, il rettore dell'Università di Trento Paolo Collini, il professor Paolo Pombeni, segretario del Premio, e il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano.
 
«E’ stato De Gasperi ad insegnarci che ci si può sentire al tempo stesso trentini, italiani ed europei - ha detto Olivi nel suo intervento, ricordando che una comunità locale può essere - generosa, solidale e responsabile.»
Il rettore Collini ha sottolineato la duplice natura, assieme tecnica e politica, delle misure economiche assunte all’interno della Ue.
«Nonostante l’azione della Bce abbia presentato elementi di innovazione, si è mossa sempre nell’ambito del suo mandato - ha detto - coniugando competenza tecnica e intelligenza politica.»
Pombeni a sua volta ha ricordato come nell'operato di Draghi, che ha avuto fra i suoi maestri Modigliani e Caffè, «vi è la consapevolezza che l'economia non è un gioco matematico, ma si fonda sulle risorse degli uomini, che si impegnano per conquistare una vita degna».
Per Pombeni c’è una certa analogia fra l’Italia uscita dal Secondo dopoguerra e la situazione attuale; oggi non abbiamo alle spalle le macerie di una guerra ma quelle della affluent society, che credeva in un’espansione del benessere senza limiti.
 


La crisi economica ha messo in crisi questo approccio.
«Draghi intuì i rischi per la stabilità del sistema economico, fin da quando era alla guida del Tesoro italiano, dal 1991 al 2001. Prese di petto il debito pubblico, attirandosi le critiche di chi pensava che esso fosse un buon motore dello sviluppo economico. Il coraggio di Draghi non è passato inosservato. Anche dopo l’esplodere della crisi dei mutui subprimes si è assunto il compito di guidare un equipaggio in grado di affrontare le tempeste della crisi mondiale.»
Infine i discorsi di Giorgio Napolitano e Mario Draghi e la consegna del premio Alcide De Gasperi (il cui importo, pari a 25.000 euro, verrà integralmente devoluto per la ricostruzione del post-terremoto, come annunciato da Draghi in chiusura della manifestazione).
Queste le motivazioni della giuria, composta da: Ugo Rossi, presidente della Provincia autonoma di Trento con funzione di Presidente della Giuria; Maria Romana De Gasperi, membro della famiglia De Gasperi; Giuseppe Tognon, presidente della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi; Paolo Pombeni, con funzioni anche di segretario della Giuria; ed inoltre i direttori o i loro delegati delle principali testate cartacee e televisive nazionali e del Trentino.
 

 
Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi è stato nelle difficili contingenze economiche e politiche di questi ultimi anni una delle personalità che hanno maggiormente e più decisamente contribuito alla tenuta del sistema dell’Unione Europea. Arriva in questa delicata posizione nel giugno 2011 quando sono già visibili i colpi che le crisi della finanza internazionale hanno assestato al delicato impianto della moneta comune europea, cioè a quella istituzione che ha rappresentato il raggiungimento di un traguardo sognato dai padri fondatori e sulla cui fattibilità e tenuta si era tanto discusso anche con molto scetticismo.
Mario Draghi non giunge certo disarmato sul piano intellettuale a questo delicato appuntamento. Allievo di Federico Caffè, di Franco Modigliani e di Robert Solow, dopo una brillante carriera universitaria che lo aveva portato a conseguire la cattedra nel 1981, aveva da tempo acquisito conoscenza del delicato meccanismo che governa i rapporti economici all’interno dell’Unione essendo stato dal 1984 al 1990 Presidente del Comitato Economico Finanziario della Unione Europea. La sua lunga carriera di public servant nell’ambito del governo italiano lo aveva preparato alla conoscenza delle complessità che affrontavano le economie in una fase di profonda transizione epocale come quella affrontata dai paesi europei negli ultimi 25 anni. Il suo impegno come direttore generale del Ministero del Tesoro va ricordato per comprendere a fondo le radici di quella che sarà la sua risoluta azione a fronte della crisi del sistema europeo.
 


Tanto la sua esperienza alla guida della Banca d’Italia dal dicembre 2005, quanto la sua presidenza del Financial Stability Forum dal 2006 al 2011 sono momenti in cui Draghi deve confrontarsi con passaggi difficili, come, per citare l’esempio più noto, la crisi americana dei mutui subprime. E’ in questo quadro che presenterà nel 2011 alla riunione del G7 a Washington l’importante rapporto per la tutela della trasparenza sui mercati finanziari internazionali.
Con questa esperienza alle spalle, il 26 luglio 2012 annuncerà l’avvio di una decisa campagna per la salvaguardia dei traguardi raggiunti con la moneta comune europea. La forza di questa azione, che non è solo un atto di politica economica, ma un intervento a tutela di una acquisizione storica raggiunta dall’Europa in più di 60 anni storia, gli verrà riconosciuta tanto che i quotidiani britannici Financial Times e The Times lo eleggeranno nel dicembre 2012 uomo dell’anno per la lungimiranza e l’efficacia della sua gestione della crisi del debito sovrano europeo.
Il suo coraggio avrà una ulteriore conferma nella decisione di intervenire ancora nella crisi dell’economia europea senza fermarsi di fronte ad alcuna ortodossia di scuola, agendo invece, come avrà a dichiarare, con tutti i mezzi che si trovano a disposizione della creatività responsabile di un uomo delle istituzioni. Sarà la politica del Quantitative Easing, certo discussa, ma riconosciuta come un contributo decisivo per affrontare l’ennesima crisi di transizione storica con cui si deve misurare l’Europa.
Per il complesso di quest’opera, Mario Draghi merita pienamente il titolo di costruttore dell’Europa nel solco della memoria di Alcide De Gasperi e perciò la giuria gli conferisce unanime il premio per l’edizione 2016.

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