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Contro il Cyberbullismo la Cyber education – Di Giuseppe Maiolo

Lo psicanalista: «Il bullismo virtuale è un prodotto di questo nostro tempo che vede i bambini sempre connessi e dotati di smartphone fin della scuola primaria»

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Una parola che sta diventando tristemente famosa è il Cyberbulling.
In italiano si direbbe bullismo virtuale. Ma di questo fenomeno sappiamo ancora troppo poco o, per meglio dire, non siamo ancora in grado di contrastarlo adeguatamente.
Si tratta sempre di bullismo, cioè di prepotenza e violenza tra i pari, ma mentre da quello reale, pur con grandi sforzi, ci si può allontanare e difendere, da quello virtuale a volte è impossibile.
Il cyberbullismo in effetti è una piaga sociale spaventosamente devastante che sta facendo vittime tra i giovani.
È infatti una nuova forma di «abuso orizzontale» che aumenta a dismisura con la rapida diffusione della tecnologia digitale.
 
Il cyberbullo è un prodotto di questo nostro tempo tecnologico che vede i bambini fin della scuola primaria dotati di smartphone, sempre connessi e capaci di interagire con tutti i device.
Secondo alcune ricerche, 9 minori su 10 navigano in rete quotidianamente e il 18% dichiara di trascorrere online più di 3 ore al giorno.
Il 26% degli adolescenti sostiene di utilizzare la rete per fare amicizia e l’8% ne possiede di più sul Web che nella vita reale.
Altre inchieste ci dicono che più del 50% dei minori che naviga e chatta, denuncia di aver subito atti di cyberbullismo ma solo il 10% ne ha parlato con i propri genitori o con un adulto di riferimento.
 
Spiegare questo esplodere del bullismo virtuale significa cominciare a mettere in relazione la funzione della tecnologia moderna con i bisogni degli adolescenti. In particolare quello di comunicare, farsi vedere, apparire ed essere riconoscibili.
In altre parole per un ragazzo o una ragazza è fondamentale essere visibili e internet soddisfa questo bisogno: consente di esserci e avere una fisionomia riconosciuta dal gruppo e riconoscibile nel modo dell’immagine.
Oggi infatti esisti se hai un’immagine, se appari e gli altri ti riconoscono. I social sono diventati la vetrina dove esibirsi e dove mostrare le proprie imprese.
 
E poi la rete che amplifica in attimo tutto quello che fai o dici, ti fa sentire capace di compiere qualsiasi gesto positivo o negativo e percepirti come un eroe.
Diventi subito popolare e famoso perché immediatamente una platea immensa ti vede e ti esalta.
Non per nulla video e foto postate su un qualsiasi social network raccolgono sempre molta attenzione e le riprese di aggressioni o azioni trasgressive ottengono in poco tempo un’enorme quantità di iLike.
Chi compie soprusi e offese nel web, in chat o su whatsapp, chi minaccia, ridicolizza, diffama spesso è guidato dall’idea che on line ci si possa permettere tutto, liberamente.
Diventare cyberbulli è dunque semplice, assolutamente facile, perché non si tratta di far bella mostra della propria forza fisica, ma semplicemente mostrarsi e divertirsi.
 
In rete, nascosto dall’anonimato è protetto dal dispositivo dietro cui si nasconde, il cyber bullo offende o diffama per gioco o per vincere la noia, spesso per far vedere cosa sa fare e fino a che punto può arrivare.
Lo fa senza avere la sensazione di ferire qualcuno in quanto non ha la percezione dell’altro e crede che tutto sia possibile.
Viceversa la vittima del bullismo virtuale si sente schiacciata dalla gogna mediatica, sopraffatta dalla vergogna è totalmente impotente.
 
Se nel bullismo reale poteva andarsene dal quartiere, cambiare classe o scuola, nel cyberbullismo non c’è fuga che tenga.
Chi è vittima non può andarsene, né farsi dimenticare perché le sue immagini di perdente lo perseguitano dappertutto. Emarginato e isolato, chi finisce nella trappola del cyberbullismo si sente schiacciato e condannato alla disperazione.
E da questa situazione a volte purtroppo non si riesce ad uscire.
Agli adulti il compito di riprendere in mano il progetto educativo.
Perché non solo con le leggi o le punizioni si vince la battaglia contro il bullismo virtuale ma con una urgente «cyber education».
 
Giuseppe Maiolo - www.officina-benessere.it 

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