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È morto padre Fabrizio Forti, «il profumo dell’accoglienza»

Con lui la Mensa della Provvidenza dei Cappuccini di Trento parlava in tutte le lingue del mondo – L’intervista che Nadia Clementi gli aveva fatto non molto tempo fa

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Se ne è andato padre Fabrizio Forti, il frate che ha dedicato la sua vita ad alleviare la fame dei poveri.
Gestiva la mensa dei poveri al convento dei Cappuccini di Trento.
Lo scorso mese di marzo Nadia Clementi lo aveva intervistato annotando come, insieme al profumo della cucina, padre Fabrizio trasmettesse il calore dell’accoglienza.
Riportiamo qui di seguito quell’intervista, perché padre Fabrizio se la merita di nuovo.

La mensa dei poveri è sempre esistita tra le mura dei conventi dei frati Cappuccini, rappresenta un luogo sicuro per chi ha diritto di mendicare affetto, cibo, un tetto, ma sopratutto dignità.

In ogni presenza francescana si trova, con maggiore o minore strutturazione, questa sensibilità verso chi è meno fortunato. Anche a Trento è così.
Qualche decennio fa i conventi erano frequentati dalla gente povera che dalle valli, dovendo scendere in città, sapeva di poter contare sulla minestra che i frati offrivano con generosità e letizia.
Lo stesso altruismo veniva contraccambiato quando i frati risalivano le vallate per la questua, venivano loro offerti generi alimentari come uova o altri prodotti agricoli che sarebbero serviti a loro volta per la mensa.
 
Oggi gli utenti sono cambiati e la sala della Mensa della Provvidenza parla ormai tutte le lingue del mondo, ma Padre Fabrizio Forti e i suoi 460 volontari sono sempre al loro posto, ad accogliere e sfamare chi ha necessità.
Non deve essere facile coordinare tanti volontari e tanti utenti, ma la Mensa della Provvidenza dei Cappuccini di Trento funziona come un ingranaggio ben oliato: ogni giorno sin dal pomeriggio c'è chi si alterna ai fornelli, chi alla predisposizione della sala, altri nella mattinata alla raccolta delle derrate, altri ancora alla gestione della dispensa.
I locali sono quelli dell'antico convento dei Cappuccini sulla primissima collina est di Trento e si mangia proprio nella «cripta», la parte sotterranea della Chiesa di S. Croce.
 
La macchina gestita da Padre Fabrizio funziona dal 1998 e da allora ad oggi ha distribuito più di 500.000 pasti.
Le necessità, purtroppo, non accennano a diminuire. Basta osservare l'utenza, termine che certamente non piace a padre Fabrizio, ma che aiuta a capire gli accessi: il 45% degli ospiti è rappresentato da italiani ed il 20% sono Trentini.
Il restante 30% è rappresentato da cittadini europei, mentre solo il 25% proviene da paesi extracomunitari.
Tra i servizi offerti dalla Mensa non c'è solo la distribuzione pasti: tante sono anche le famiglie bisognose che fortunatamente riescono a mantenere una casa e l'unità familiare ma che hanno difficoltà a mettere insieme tre pasti al giorno.
Sono ben 227 le «borse» consegnate a chi è in difficoltà, per un totale di circa 24 quintali e mezzo di alimenti distribuiti nei giorni 10 e 25 di ogni mese. E le stesse sono in aumento proprio per padri e madri che non ce la fanno più, che hanno perso il lavoro, che pagano la crisi con la fame.
In queste borse si trova di tutto: pasta, olio, riso, caffè, pane, scatolame e formaggio grana fresco molto apprezzato dai bambini.
 

 
E sono le stesse parole di Padre Fabrizio che confermano questo fenomeno: «Giusto per dare un’idea attraverso le cifre: nel 2011 abbiamo servito 49.400 pasti, un numero che è sceso nel 2015 a 36.906. Se è vero che scende il numero dei presenti alla cena aumenta però a dismisura il servizio delle borse».
Quella di Padre Fabrizio e dei suoi aiutanti è ovviamente una vera e propria missione, sostenuta dalla fede e dal Vangelo, come afferma Matteo: «Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
«Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? […] Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me
 
Padre Fabrizio, abbiamo detto che se è vero che sono diminuiti gli utenti della mensa sono aumentati negli ultimi anni i nuclei familiari a cui distribuite prodotti alimentari. Cosa dicono questi dati dell’Italia e del Trentino di oggi?
«Ci dicono che le scelte politiche prediligono alcuni e dimenticano molti altri. Oggi la disoccupazione mette i nuclei familiari in una situazione di prostrazione.
«Inoltre le divisioni all'interno delle famiglie procurano grandi povertà per la mancanza di equità di sostegno economico.
«La gente condivide un tenore di vita che non riesce più sostenere, fatica a trovare lavoro, perde la speranza, e vive alla giornata. Nei peggiori dei casi si rifugia nei giochi dell'emarginazione, come la droga e l'alcol.»
 

 
Oltre la metà delle persone che frequentano la mensa sono di origine straniera e negli ultimi mesi la situazione migranti è pressante in tutta la sua disumanità: cosa dobbiamo aspettarci su questo fronte? L’accoglienza trentina potrebbe fare di più?
«Prima di tutto va detto che l'accoglienza Trentina è esemplare, in particolare la gente, in senso lato, rappresenta una mano della provvidenza, perché la missione non è solo quella di servire la pastasciutta ma di creare e diffondere la cultura della solidarietà che vuol dire essere solidi accanto a chi è più fragile, essere ringhiera per chi è zoppo, essere un bastone che sorregge chi è stanco e chi non ce la fa.»

In tanti anni di servizio c’è qualche storia, qualche volto che ricorda in particolare?
«Mi viene in mente un episodio avvenuto di recente, riguardante un ex carcerato che avevo aiutato in un momento difficile della sua vita. Dopo aver bussato alla porta del convento, mi consegnò un portafoglio contenente 205 euro dicendomi di donarli alle persone povere.
«Sono rimasto molto contento di questo fatto più che per il denaro perché quella persona aveva appreso l'importanza della condivisione intesa come lezione di vita!»
 

 
Come funziona la giornata tipo dei volontari nella Mensa della Provvidenza?
«La Mensa è aperta tutti i giorni dalle 17.30 alle 18.30, la domenica e i festivi fino alle 18.40. I pasti serviti ogni sera dai volontari vanno da circa 110 ad un massimo di 225.
«Ma oltre al cibo, alla consegna delle borse, allo sportello d'ascolto e alle coperte per i senzatetto i poveri hanno bisogno anche di cure e di medicine. In quel caso contattiamo la guardia medica e in seguito provvediamo all'acquisto dei medicinali.
«E in caso di bisogno tra i volontari presenti ci sono anche dei medici che oltre il servizio in mensa donano la loro competenza.
«Chi siede ai tavoli sono persone dai 18 ai 50 anni di età che arrivano da nazioni diverse e presentano storie personali tra le più svariate. Nel caso in cui questi ultimi si presentino insieme ai loro bambini li invitiamo a non frequentare la mensa e offriamo loro la borsa con alimenti due volte al mese da consumare a casa.
«Nella sala ci sono 64 posti a sedere, ma finito il pasto, per far posto ad altri turni, si può ancora soggiornare in un'altra saletta in compagnia del responsabile dell'accoglienza.»
 

 
Quali sono le difficoltà maggiori che incontrate in questo tipo di servizio e chi vi aiuta?
«Le maggiori difficoltà consistono nel contare sempre su persone volontarie, la mensa necessita di 10 persone al giorno: 3 in cucina, 1 per l' accoglienza e altre 6 impegnate nella distribuzione del cibo.
«Per supportare il lavoro dei volontari si usano i piatti e le stoviglie di materiale biodegradabile che sono l'unica vera sovvenzione che riceviamo direttamente dalla Fondazione Caritro, a parte il contributo annuale della Curia.
«Di fondamentale importanza sono gli alimenti e le derrate che riceviamo dai supermercati Dao, Italmarket Poli.
«Ma altri importanti aiuti arrivano direttamente dalla gente trentina che ci consegna offerte di ogni genere.»
 

 
In che modo le persone possono chiedere la vostra assistenza?
«Sono le assistenti sociali e i parroci che fanno da garanti per le persone che chiedono aiuto, che poi noi certifichiamo con una tessera di riconoscimento, a seconda del bisogno.
«Un altro importante contributo da parte della gente è quello di comprendere le situazioni di disagio per diffondere speranza perché la vita deve essere la testimonianza di un cammino di fede.

Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it

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