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Pattini, «Poesia del Trentino - la melodia della grande madre»

Ugo Rossi: «La nuova silloge di poesie dell’amico Alberto Pattini è una preziosa immersione nell’ambiente natura...»

La nuova silloge di poesie dell’amico Alberto Pattini è una preziosa immersione nell’ambiente naturale del nostro Trentino.
La meraviglia di boschi, valli, montagne e degli animali che li abitano, ammirata con lo sguardo stupito del fanciullo che è in noi.
Pattini nella sua maturità, continua a far sentire la sua voce ingenua e primigenia, suggerendoci quelle emozioni e sensazioni che solo un fanciullo può avere.
«Mi sento fanciullo, / capacità di stupirsi / nel magma dell’alba, / è la chiave di volta / per risvegliare / l’astrazione e sogno / dell’ingenuo fanciullo.»
(Il fanciullo che è in me, vv 1-7).
Il fanciullo di pascoliana memoria con la sua ingenuità vive semtimenti ed emozioni che sfuggono all’intelletto, Pattini ci mostra un Trentino vissuto come sogno, visione, astrazione e ci spinge alla commozione o al sorriso in momenti felici o tragici.
 
La metafora dell’innocenza irrazionale infantile, permette di mostrarci una visione profonda della realtà del Trentino in cui le montagne, i laghi e le vallate appaiono come emozioni capaci di essere il collante della nostra identità.
Il contatto che Alberto Pattini stabilisce con il territorio è di una Natura madre, affettuosa, rassicurante, capace di eliminare le differenze sociali, dove tutti gli uomini sono uguali.
«Le vette solitarie catturano le lacrime, / le delusioni, le ansie degli emarginati / trasformandole in preziosi cristalli di speranza, / scioglie il ghiaccio dell’egoismo, / libera l’amore nei colori dei fiori.»
(Vivere lentamente, vv. 15-19).
Ogni sua lirica è abbinata magistralmente ad una fotografia d’autore, instaurando così un connubio perfetto tra l’arte poetica e quella fotografica. Anche per questo doppia valenza, «Poesia del Trentino. La melodia della Grande Madre» acquista il delicato valore di veicolo promozionale di questa incantevole terra concepita come «Grande Madre», un territorio che Alberto Pattini ci ricorda essere fatto soprattutto di poesia.
 
Ugo Rossi

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