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Martedì 15 novembre a Riva danza un'appassionata «Traviata»

Violetta contro tutti. Violetta in bianco, speranza di purezza. E Violetta in rosso, perché le sanguina il cuore

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E' in calendario martedì 15 novembre al Palacongressi il primo appuntamento stagionale proposto dal Centro Servizi Culturali S. Chiara in collaborazione con il Comune di Riva del Garda nell'ambito del Circuito regionale della Danza 2016/2017.
Sarà in scena la Compagnia Artemis Danza diretta da Monica Casadei con «Traviata», primo capitolo di un progetto che la coreografa ferrarese ha dedicato a Giuseppe Verdi con versione in danza dei melodrammi più celebri del compositore di Busseto.
Violetta contro tutti. Violetta in bianco, speranza di purezza, e Violetta in rosso, perché le sanguina il cuore. Un cuore che forse sarebbe stato meglio non avesse mai battuto: meno dolore, meno contrasto. Una storia in cui scorre il senso della fine a ogni alzar di calice, ma nulla si risolve e, dietro i valzer, c'è il male che attende. Dietro le feste, il marciume di una società scintillante ma vuota, in vendita.
La «Traviata» di Monica Casadei è un viaggio coreografico in cui la danza e l’opera lirica duettano, dando corpo a un fluire di immagini svincolato da qualsiasi volontà di aderenza didascalica, eppure legato a doppio filo al dramma di Violetta. Un viaggio in cui vibra il sentimento amoroso di chi spera, legato tragicamente alla sensazione di sapere che tutto finisce.

Nello spettacolo di Artemis Danza, Violetta è posta al centro di una società maschilista e contro di lei si scagliano le regole borghesi espresse dal padre di Alfredo, Giorgio Germont, emblema di una società dalla morale malsana (Pura siccome un angelo – Piangi, o misera). Violetta è in mezzo ad altre Violette, la gonna bianca della festa, ma anche del dolore in un assolo danzato di schiena, in viaggio verso la morte.
Alfredo è invece rappresentato come un uomo di poco spessore, schiacciato dalle azioni del padre, e viene evocato più per la scena della festa da Flora (Qui testimon vi chiamo, che qui pagata io l’ho), che per le sue dichiarazioni d’amore.
 
«Traviata» ha significato per Monica Casadei e per i suoi collaboratori – da Alessandro Taverna, autore della drammaturgia musicale, a Luca Vianini, che ha curato l’elaborazione musicale – entrare nel dramma di Violetta, di questa donna a cui è negata la speranza di un sentimento d’amore, punita dalla malattia e dal disprezzo.
Sono molti, qualunque sia il grado di passione per il bel canto di chi assiste a questo allestimento coreografico, i passaggi che si legano nella memoria a voci, personaggi e teatri che hanno segnato la storia di questo grande capolavoro verdiano: dal brindisi festoso del primo atto (Libiam ne’ lieti calici), all'appassionato duetto fra Violetta e Alfredo (Croce e delizia), fino al drammatico soliloquio della protagonista (Addio, del passato bei sogni ridenti).
E se nell’opera ascoltiamo Amami, Alfredo dopo l’incontro decisivo tra Violetta e il padre di Alfredo, nello spettacolo quest’invocazione, che ascolteremo in un mix di tante edizioni celebri, è spostata al finale. Un urlo di disperazione, un grido di solitudine, in una «Traviata» molto femminile nella quale la partita si gioca sull’esplodere di un’energia fisica di dolore, specchio dell’anima.
Martedì 15 novembre i riflettori del “Palacongresi” di Riva del Garda si accenderanno su «Traviata» alle ore 2100.

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