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Sgominata dai carabinieri la banda dei topi d’appartamento

Era almeno dal 2013 che sei persone saccheggiavano abitazioni fino ad arrivare a un totale di 50 furti accertati in Trentino e in Alto Adige

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Il comandante della Stazione Carabinieri di Vallelaghi Luogotenente Diego Dobbo.
 
Nelle prime ore di martedì 22 novembre 2016 militari della Compagnia di Trento hanno dato esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dall’ufficio GIP su richiesta della Procura di Trento, che ha recepito le risultanze investigative della Stazione di Vallelaghi, nei confronti di sei cittadini albanesi residenti nelle province di Trento, Milano e Prato.
Gli investigatori hanno raccolto inconfutabili elementi di colpevolezza in ordine ai reati di associazione per delinquere (articolo 416 c.p., quello che li farà stare in carcere), poiché si associavano tra loro allo scopo di commettere più delitti contro il patrimonio ai danni di abitazioni private per svuotare casseforti, rubare denaro, gioielli e valori in genere, situate nelle province di Trento e Bolzano.
 
L’indagine, convenzionalmente denominata «Mulli» (mola smeriglio in lingua albanese), sviluppata nel periodo gennaio-ottobre 2016, nasce a seguito di un tentativo di furto effettuato in Terlago per il quale i militari della Stazione Vallelaghi, impegnati in apposito servizio di prevenzione dei reati predatori, intercettavano un'autovettura Ford Focus con a bordo un 22enne che percorreva le vie a bassa velocità portando nel baule una grossa mola smeriglio a disco, alcuni cacciavite e dei piedi di porco. Un classico da Banda Bassotti.
Il riscontro ha consentito poi, grazie anche a indagini tecniche e servizi di ascolto, di raccogliere elementi in ordine alle responsabilità del sodalizio in almeno 50 furti, tutti effettuati con effrazione in abitazioni per il periodo dal novembre 2013 al giugno 2016, per un valore complessivo della merce asportata di circa euro 300.000.
 
Gli arrestati, tutti albanesi di età compresa tra i 22 ed i 43 anni, avevano dei ruoli ben precisi: alcuni si occupavano di effettuare i sopralluoghi sugli obiettivi da visitare, altri si occupavano della logistica ovvero delle autovetture da utilizzare per i colpi e del garage dove nascondere la refurtiva in attesa di rivenderla.
Una 35enne albanese, moglie di uno dei sei uomini colpiti dall’ordine di arresto, è stata denunciata in stato di libertà per concorso in associazione a delinquere finalizzato alla commissione di reati predatori.
A suo nome una delle autovetture utilizzate per i colpi ed il contratto di locazione del garage sito in via Pranzelores dove gli appartenenti al sodalizio celavano la refurtiva.

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