I vandali del sottopasso di via Verdi ripresi da tre telecamere
Ma il buonsenso ambientale ha avuto la meglio: i disegni sono rimasti intatti alcuni giorni, i vandalismi sono stati tolti in qualche ora
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Ovviamente ce lo aspettavamo tutti, al punto che l’opera dei vandali – o degli imbecilli, come si preferisce – non ha stupito nessuno.
E, se vogliamo calcolare il punteggio, possiamo dire che gli artisti originali hanno battuto i vandali per 3 a 1. I disegni di cosmetica urbana sono rimasti intatti per alcuni giorni, mentre le scritte imbrattanti solo qualche ora.
L’autore dei disegni appunto, accompagnato da altri collaboratori, ha provveduto a togliere le scritte in poco tempo. In questo momento la chimica aiuta la cosmetica ambientale.
Ci riferiamo alle scritte che sono state spruzzate sui murales appena fatti fare da Trento Fiere e Comune di Trento per accompagnare i turisti che a piedi si portano verso il centro passando dal sottopasso della ferrovia di Via Verdi.
Non c’è da chiedersi perché abbiano voluto imbrattare i dipinti, perché fa parte dell’assurdo che accompagna la condizione umana e che Samuel Beckett ha portato in scena ormai da anni con ioere come Finale di Partita o Aspettando Godot.
Un giorno, il drammaturgo irlandese si trovava a Parigi, quando è stato accoltellato da un passante, che poi è stato arrestato.
Quando è uscito dall’ospedale, Beckett è andato a trovare in carcere l’assalitore per chiedergli il perché.
E l’aggressore gli ha risposto candidamente «Non lo so».
«È la risposta che mi spettavo», commentò Beckett.
Ovviamente si tratta di una bravata che non va più in là della volontà di suscitare il disprezzo della gente per bene, ma per la legge la cosa è diversa.
Se dovessero venire individuati dovranno rispondere di vandalismo e pagare le spese di riparazione.
Ed è facile che vengano presi perché vi sono tre telecamere che riprendono quel tratto di strada (foto in basso).
Nelle altre foto vediamo l’autore dei dipinti originali, che ha sofferto come se l’affronto fosse stato qualcosa di personale.
Ma così non è, perché fa parte del teatro dell’assurdo.
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