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Presentato il bilancio della Cantina La Vis: è tornato il segno più

Il presidente Pietro Patton: «Il Commissario ha stabilizzato il paziente, ora noi dobbiamo riabilitare le sue funzioni»

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Il presidente Pietro Patton e il direttore generale Massimo Benetello.
 
Con questa metafora riportata nel sottotitolo il nuovo presidente della Cantina La Vis, Pietro Patton, ha sintetizzato il passaggio dalla situazione di commissariamento alla gestione normale della società.
Come si sa, la Cantina si era trovata in difficoltà al sorgere della Grande crisi del 2008, per via delle operazioni finanziarie avviate in precedenza ricorrendo all’indebitamento. Poi sono stati avviati vari interventi per la sua salvezza prima e la sua ristrutturazione poi.
Non è stato facile, ma alla fine la situazione si è stabilizzata, appunto, grazie anche a interventi finanziari non da poco da parte della Provincia autonoma di Trento che ha attivato operazioni di acquisizione-affitto tramite la Cooperfidi.
Ovviamente, a fianco del risanamento finanziario, è stato necessario rivedere completamente la situazione commerciale.
 
La situazione contabile presenta oggi un notevole utile. A fronte di un valore della produzione di quasi 33 milioni, se lo scorso anno era stata rilevata la perdita di poco più di un milione di euro, oggi l’utile è stato di 3.688.000 euro.
Va precisato però che l’utile reale, quello derivante dalla differenza tra costi e ricavi della produzione, sarebbe stato all’incirca di 100.000 euro, perché gli ulteriori 3,5 milioni derivano dalle plusvalenze registrate nella vendita di una parte dell’asset aziendale alla Cooperfidi, quella poi dato in affitto alla stessa società (come già fatto con Maso Franch).
Ma quello che conta è l’inversione di tendenza, per cui da una perdita si è passati all’utile.
 
Trattandosi di una cantina sociale, ovviamente, i costi della materia prima – l’uva – sono rappresentati dalle liquidazioni ai soci.
Anche in questo caso il passato aveva registrato delle tensioni tra soci e società. Oggi la situazione è migliorata, nel senso che gli agricoltori hanno avuto un incremento dei valori, ma rimangono comunque all’ultimo posto della rendita agricola del Trentino. Si parla di 80 euro a quintale, pari a una resa di 11.000 euro a ettaro.
Presidente e direttore ritengono che il prossimo esercizio sarà migliore anche per la remunerazione dei propri soci.
 
Dal punto di vista commerciale sono state prese delle decisioni importanti,sia per quanto riguarda l’export che per il mercato italiano.
Partendo da quest’ultimo, la rete commerciale è stata aumentata del 25%, portando il numero degli agenti da 75 a 100. Tali venditori si rivolgono sostanzialmente alla ristorazione italiana e pertanto il consumo finale sarà funzionale al grado di convincimento che il commerciale della società riuscirà a imprimere agli influenti di secondo grado (i ristoratori).
Secondo la direzione della cantina, i primi segnali lasciano intuire che l’incremento della Cesarini Sforza potrebbe portarsi al 25%, mentre le vendite dei vini di qualità potrebbe aumentare del 10%.
Per quanto riguarda l’estero (si ricorda che la crisi della Russia aveva interrotto importanti trattative con quel paese), si parla di Estremo oriente e di America del Nord, dove ci sono degli importatori (anche «sovrapposti») che sanno come muoversi nel regime di monopolio del Canada o nel variegato mondo degli stati USA.
 
La decisione più importante presa dal nuovo esecutivo sta però nel cambio del marchio aziendale.
Mettere mano a un marchio è sempre un’operazione difficile, perché si tratta pur sempre di modificare il vissuto di una società, che nel caso della La Vis risale a 68 anni fa.
Ma due fattori hanno convinto i vertici al grande passo. Il primo proviene dalle risultanze di una ricerca fatta per recuperare il vissuto del prodotto La Vis, dalla quale è emerso che il marchio non risultava avere una certa penetrazione.
Il secondo sta nella distribuzione, dove – come abbiamo detto – la conclusione del processo di marketing si realizza per mano del cliente-ristoratore. In questo caso dunque più che il marchio aziendale contano l’immagine del Trentino e l’importanza dell’etichetta.
Infine va precisato che il prodotto è sempre di alto livello. Anche nei momenti più bui della crisi, ci è stato detto, la qualità è sempre rimasta un «must» aziendale.
Al di là delle politiche distributive e di quelle di immagine, infatti, la vera portante commerciale e la fidelizzazione di cliente e consumatore stanno nella la qualità dei vini della cantina La Vis.
 
G. de Mozzi
 
 
 


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