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«A Capodanno accendi il tuo cuore, non spegnere una vita»

Aumentano i comuni che adottano ordinanze di divieto – Pericoli per anziani, bambini e animali che muoiono per la paura – L’appello del WWF

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Un numero sempre crescente di persone segnala ogni anno i gravi disagi e le sofferenze patite dai loro animali, che al rumore dei fuochi di capodanno impazziscono e corrono il rischio di subire gravi conseguenze. I fuochi artificiali sono infatti causa di morte, ferimenti e traumi per animali domestici e selvatici.
«Ma sebbene in molti oramai sappiano che l’esplosione dei botti produce effetti collaterali agli animali, e anche agli umani, tuttavia in pochi vogliono rinunciare a questa biasimevole tradizione. – Dichiara Claudio d’Esposito Presidente del WWF Terre del Tirreno. – Ma c’è dell’altro che in tanti ancora ignorano: la quantità di veleni diffusi nell’aria dall’esplosione di fuochi è particolarmente nociva, contenendo valori non trascurabili di potassio, stronzio, bario, magnesio, alluminio, zolfo, titanio, manganese, rame, cromo e piombo.
«Alcuni studi provano come la notte di capodanno si registri un inquinamento dell’aria, con particolare riferimento alle polveri sottili, superiore a quello dell’attività di un anno di numerosi inceneritori! Il danno è amplificato proprio dalla simultaneità dell’evento, quando l’intero territorio è “bersagliato” da esplosioni pirotecniche.
«Ci sono tradizioni che è giusto conservare, altre sulle quali è preferibile far cadere l’oblio. Sappiamo che serve coraggio, ma bisogna iniziare a dare l’esempio.
«Proviamo a sostituire i botti con delle più poetiche e pacifiche lanterne a cui affidare i propri desideri e gli auspici per l’anno che sta per cominciare e, magari, devolviamo in beneficienza e alle associazioni i soldi risparmiati, – sottolinea l'esponente del WWF. – L’ultimo giorno dell’anno potrà di sicuro essere rallegrato da spettacoli dal vivo e buona musica… Ma niente botti!»
 
Si stima che ogni anno in Italia almeno 5.000 animali muoiano a causa dei botti di fine anno.
Di questi circa l’80% sono animali selvatici, soprattutto uccelli, tra i quali non mancano casi di rapaci, che spaventati perdono il senso dell’orientamento ed effettuano una fuga istintiva rischiando di colpire un ostacolo a causa della scarsa visibilità. Altri abbandonano il loro dormitorio invernale (alberi, siepi e tetti delle case), vagano al buio alla cieca anche per chilometri, e non trovando altro rifugio muoiono per il freddo a causa dell’improvviso dispendio energetico a cui sono costretti in una stagione caratterizzata dalla scarsità di cibo che ne riduce l’autonomia.
A ciò va aggiunto anche lo stress indotto dai botti, anch’esso causa di morte frequente.
Nei gatti, e soprattutto nei cani, un botto crea stress e spavento da indurli a fuggire dai propri giardini e recinti, per scappare dal rumore a loro insopportabile, finendo spesso vittime del traffico o di ostacoli non visibili al buio.
 
Ciò è dovuto in particolare alla loro soglia uditiva infinitamente più sviluppata e sensibile di quella umana.
L’uomo ha un udito con una percezione compresa tra le frequenze denominate infrasuoni, intorno ai 15 hertz, e quelle denominate ultrasuoni, sopra i 15.000 hertz.
Cani e gatti, invece, hanno facoltà uditive di gran lunga superiori: il cane fino a circa 60.000 hertz mentre il gatto fino a 70.000 hertz.
Negli animali degli allevamenti come mucche, cavalli e conigli, le conseguenze delle esplosioni possono provocare nelle femmine gravide addirittura l’aborto da trauma da spavento.

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