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Mezzocorona, sindacati e lavoratori contro l'attività antisindacale

«Il tempo delle chiacchiere è finito. Adesso andiamo in tribunale. Chiediamo cooperazione nei fatti, non a parole.»

Ormai si è oltrepassato il limite. Sono passati alcuni mesi dalla richiesta inoltrata a Mezzacorona di applicare il giusto contratto territoriale di settore (il vigente Contratto Collettivo Provinciale di primo livello siglato tra le organizzazioni sindacali e la Federazione Trentina della Cooperazione in rappresentanza di tutte le altre Cooperative provinciali del settore) e non solo non si è avuta alcuna risposta in merito, ma il clima e i toni si sono inaspriti ulteriormente: l'assenza di un contratto integrativo fa si che tutto ciò che riguarda il welfare, in particolar modo quello femminile, e tutte le questioni relative all'organizzazione del lavoro siano diventate oggetto di negoziazione personalizzata.
Di conseguenza il trattamento riservato agli iscritti al sindacato è particolarmente rigido: basta avere il coraggio di esprimere le proprie idee durante le assemblee sindacali per essere presi di mira, ed è sufficiente essere iscritti al sindacato per subire danni economici importanti.
Non riteniamo sia un caso il fatto che il premio elargito annualmente dall'azienda abbia subìto drastiche riduzioni per tutti gli iscritti alla Flai-Cgil e alla Fai-Cisl.
Il premio produzione, che nelle migliori imprese del Trentino è utilizzato correttamente come strumento per aumentare la partecipazione dei lavoratori, la produttività e l'efficienza aziendali, a Mezzacorona diviene un mezzo per svolgere una evidente attività antisindacale.
 
Questo atteggiamento deve finire.
Nel 2016, in una Regione che fa del lavoro di qualità una delle proprie bandiere, in un’azienda che si fregia del fatto di essere un fiore all'occhiello del sistema cooperativo, in un'azienda il cui liquidato ai soci è in aumento del 43% e che fa registrare utili record, non solo non si riesce a migliorare il welfare del lavoro, ad ottenere dignitose relazioni sindacali, a discutere di progetti ed obiettivi comuni, ma non si ottengono nemmeno le condizioni minime per avere un confronto onesto e corretto.
Abbiamo già segnalato il paradosso che il presidente di Mezzacorona, nonché vice presidente della Federazione Trentina della Cooperazione Rigotti, in spregio ai valori cui dice di far riferimento, applica ai propri dipendenti un contratto di lavoro meno favorevole rispetto a quello previsto dalla sua stessa Federazione.
E non lo applica nemmeno correttamente: dimentica, guarda caso, alcuni degli articoli favorevoli ai lavoratori.
 
Lo scoramento dei dipendenti di Mezzacorona è profondo: dove è andato a finire lo spirito cooperativistico della loro azienda? «Chi crede nel proprio lavoro», dicono, «nella professionalità, nel mondo cooperativo, ma soprattutto nel dialogo costruttivo tra impresa, lavoratori e soci, viene messo in disparte e a tacere con metodi d'altri tempi.»
Chiediamo una forte e chiara presa di posizione alla nuova Presidenza della Federazione trentina della Cooperazione, che, a nostro avviso, non dovrebbe tollerare, tra  aziende appartenenti ad uno stesso settore, differenze tali da concorrere a creare pericolose situazioni di dumping contrattuale. Tutto ciò in una Provincia che promuove politiche del lavoro volte a valorizzare il capitale umano delle aziende del territorio.
Il tempo delle chiacchiere è finito: la Flai-Cgil e la Fai-Cisl del Trentino, anche su mandato dei lavoratori, si stanno attivando per tutelare i loro diritti  anche attraverso le vie legali: vista l'inutilità dei tentativi di mediazione, non si esclude l'ipotesi di portare l'Azienda a discuterne in tribunale.
Per sindacato e lavoratori «è giunta l'ora di cambiare e costruire un contratto che valorizzi le competenze, le professionalità e la dedizione di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori che con il loro contributo hanno portato Mezzacorona a raggiungere i risultati di mercato che vanta.»

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