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Si è spenta l’artista trentina Paola de Manincor. Viveva a Lavis

Di lei rimarranno i suoi murales, le sue opere affrescate sui muri di molte città europee e sudamericane

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Paola de Manincor se ne è andata in silenzio, con le mani sporche di vernice e il suo immancabile grembiule bianco da lavoro, che amava indossare per sentirsi i colori addosso, non per proteggere gli abiti.
Ha amato la vita e in particolare l'arte, in ogni sua connotazione ma con una predilezione per la pittura e la scultura.

Di lei parlano in ogni angolo del Trentino e del mondo i suoi murales, le sue opere affrescate sui muri di molte città europee e sudamericane.
Con lei si chiude un capitolo importantissimo dell'arte trentina della seconda metà del secolo scorso, che, assieme al marito Italo Varner e al cognato Giuseppe, li ha visti protagonisti indiscussi.

Paola si era fatta da sola, autodidatta inizialmente e studente disciplinata successivamente del marito e del cognato, entrambi amati profondamente.
Nella sua casa, nel cuore del centro storico di Lavis, ogni cosa parla di questo amore per l'arte, per la poesia e per il bello.
Anche di recente, leggermente limitata dagli acciacchi dell'età, lavorava con passione e si dispiaceva ogni qualvolta doveva rifiutare un lavoro.

Donna minuta nel fisico ma con un talento e una personalità di spessore, capace di farsi interprete critica di situazioni che considerava ingiuste e che andavano in direzione opposta al suo sentire.
Paola, pur essendo una donna forte e determinata, viveva quotidianamente un senso di nostalgia, una melanconia che stemperava attraverso i colori, la gioia delle movenze, il calore che trasmette la sua arte.

Lo scorso settembre ha allestito una sua personale presso Palazzo Firmian a Mezzocorona, riproducendo su tela a olio e a carboncino la leggenda del Basilisco.
In quell'occasione ebbe modo di sottolineare quanta ispirazione traesse dal senso di vuoto percepito ancora - a distanza di anni- dalla morte del marito.

La pittrice ha collaborato con le organizzazioni impegnate a testimoniare la storia delle migrazioni trentine soprattutto in America Latina, Australia e Cina.
L'artista ha indagato a lungo il mondo dell'emigrazione con spiccata sensibilità, passione personale, attraverso molteplici esperienze residenziali nei paesi d'approdo.

Ha soggiornato anche in Australia dove, anche su incarico della Provincia autonoma di Trento, ha realizzato importanti opere murali che illustrano appunto il tema dell'emigrazione.
A Nova Trento ha coinvolto persone di origine trentina, provenienti dagli Stati di Santa Catarina, Rio Grande do Sul ed Espirito Santo, in esperienze professionali nel campo della pittura, riuscendo a comunicare con il linguaggio universale dei colori.
Il suo lavoro raccontava la sua visione della vita: un profondo rispetto per il prossimo, per gli stranieri, costretti ad abbandonare la terra natia, oltre ad una sensibilità particolare verso i giovani e le donne, delle quali esaltava la concretezza e la lungimiranza.

Amava la storia alla quale attribuiva un valore morale e formativo.
Donna intelligente e capace di restare al passo con i tempi.
Non amava la tecnologia (dimenticava spesso il cellulare e rifiutava di imparare ad usare il computer) ma allo stesso tempo ne riconosceva i benefici.

Incontrata recentemente, voleva esser aggiornata sugli sviluppi economici del Trentino, del mondo agricolo e vitivinicolo in particolare, emblema, come amava ripetere del «nòs èser trentini contadini…».
Reduce dalle fatiche sia presso Castel Thun, dove ha realizzato un grande murales all'ingresso, sia in provincia di Bergamo, dove assieme ai propri fidati collaboratori ha realizzato un murales di oltre sessanta metri, Paola intendeva riprendere l'insegnamento con i propri allievi, cosa che faceva con estrema gentilezza e grazia.

Ma la vita le è sfuggita di mano prima che potesse accadere, lasciando in ciascuno dei suoi moltissimi amici, tristezza e nostalgia.

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