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Storie di donne, letteratura di genere/ 324 – Di Luciana Grillo

Annie Ernaux, L’evento – Un romanzo che racconta una storia di vita e di morte, attraversata da un dolore profondo e dalla volontà di rivendicare la propria libertà

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Titolo: L' evento
Autrice: Annie Ernaux
 
Traduttore: Lorenzo Flabbi
Editore: L'orma 2019
 
Pagine: 128, Brossura
Prezzo di copertina: € 15
 
Ad anni di distanza, la narratrice ripensa all’aborto, alla solitudine, al dolore fisico, alla donna che l’ha aiutata, alle amiche, ai genitori che sono rimasti all’oscuro, al padre del bambino dissolto nel nulla e racconta, con una prosa asciutta e rigorosa, i mesi trascorsi alla ricerca di aiuto, quando l’aborto era ancora illegale e la sola parola spaventava.
«Il tempo ha smesso di essere una sequela interminabile di giorni, da riempire… è diventato una cosa informe che avanzava dentro di me e che bisognava distruggere a ogni costo».
Intanto negli U.S.A. veniva assassinato J.F. Kennedy, ma «non era già più qualcosa che mi poteva interessare».
 
La narratrice, nonostante sia passato tanto tempo, ha bisogno di disseppellire quell’evento vissuto in clandestinità, quando ancora venivano puniti sia medici, ostetriche e farmacisti che la donna che abortiva: «Sento che la narrazione mi trascina e impone, a mia insaputa, un senso, quello dell’infelicità che avanza ineluttabile».
Dunque, dopo tentativi improduttivi di convincere i medici, la ragazza finisce nelle mani di una donna che asporta illegalmente una sonda dall’ospedale dove lavora e le procura l’aborto: «Non avevo mai immaginato che, un giorno, mi sarei potuta trovare lì. Forse ho pensato alle mie compagne di università… chine sui libri, a mia madre che canticchiava stirando, a P. che camminava per Bordeaux… per anni ho rivisto quella camera e quelle tendine… Ma nulla può minare la mia certezza che essa conservi il ricordo delle ragazze e delle donne salite fin lì a farsi trafiggere da una sonda».
 
Le cose non vanno proprio bene, la ragazza è costretta a tornare in «quella camera» e poi ad abortire nello studentato dove vive, aiutata da un’amica: l’esperienza è drammatica, dolore, sangue, taglio del cordone ombelicale, «un piccolo bambolotto… appeso a un cordone rossastro… È una scena senza nome, la vita e la morte allo stesso tempo. Una scena di sacrificio».
È la notte tra il 20 e il 21 gennaio, «non sapevo se ero stata ai confini dell’orrore o della bellezza», aveva quasi la sensazione di essere andata “oltre”, si sentiva fiera dell’esperienza vissuta e «può darsi sia qualcosa di quella fierezza ad avermi fatto scrivere questo racconto», anche perché c’è chi, dopo, le dice: «Tanto di cappello, vecchia mia!», mentre il medico la rassicura, perché se l’era «cavata bene…senza saperlo, mi stava spronando anche lui a trasformare in vittoria individuale la violenza subita».
 
Intanto lei, per anni, aveva considerato la notte tra il 20 e il 21 gennaio un anniversario.
Nell’ottobre del 1999, quando racconta la sua storia, la narratrice ritorna anche al passage Cardinet, dove abitava quella signora, ma nulla è più come allora, persino la vecchia targa che indica la via è stata sostituita, e non ritrova neanche il bar dove si era fermata, né la chiesa dove era entrata: «Al binario della stazione Malesherbes mi sono detta che ero tornata al passage Cardinet credendo che mi sarebbe successo qualcosa».
 
Tanto di cappello, Annie Ernaux, per questo romanzo che in poco più di 100 pagine racconta una storia di vita e di morte, attraversata da momenti di disperazione e momenti di apatia, da un dolore profondo e dalla volontà di rivendicare la propria libertà di scelta.
 
Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

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