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Oggi la BCE ha aumentato il tasso ufficiale di sconto

Farà l'effetto di un'aspirina data ad un paziente che ha l'ulcera: gli passerà la febbre, ma…

Oggi giovedì 3 luglio sarà ricordata come una brutta giornata per l'Europa, perché la Banca Centrale Europea ha aumentato il tasso ufficiale di sconto di un quarto di punto. Dalle 13.45 è stato portato al 4,25%.
Francamente non ci spieghiamo i motivi per cui è stato preso questo provvedimento, in un momento di ristagno pressoché totale dell'economia in tutta la vecchia Europa. Sappiamo che la decisione è stata presa per raffreddare l'inflazione, che si sta portando verso i livelli (peraltro ancora accettabili) di dieci anni fa, ma sappiamo anche qual è la causa dell'inflazione e, soprattutto, sappiamo che cosa comporterà questo provvedimento.
L'inflazione è sospinta quasi esclusivamente dall'aumento del petrolio a livello mondiale, che si ripercuote un po' su tutta la catena economica e produttiva dell'intero pianeta. Aumenti che da una parte alimentano l'inflazione e dall'altra diminuiscono il potere d'acquisto degli stipendi. E quindi un calo dei consumi, un conseguente calo dei redditi d'impresa e quindi delle entrate per lo stato.
Un aumento del tasso ufficiale di sconto comporta invece un immediato aggravamento dei conti sia per lo Stato Italiano, che è indebitato per 1.500 di miliardi di Euro (che comportano un aumento di interessi per quasi 4 miliardi l'anno in più), sia quelli dei privati cittadini che hanno acceso un mutuo per la casa (mediamente 2.000 euro in più in tre anni). Il che sarebbe comunque un indiretto incremento dell'inflazione e un ulteriore calo della disponibilità dello Stato e dei cittadini.

Ieri il ministro per l'Economia Tremonti ha dichiarato davanti a una commissione parlamentare che «la crisi economica mondiale è la più grave del dopoguerra». Speriamo che nel formulare questa affermazione si sia dimenticato volutamente di quel periodo buio e terribile degli anni '70 in cui la crisi petrolifera era stata così pesante da costringere lo Stato a vietare l'uso delle auto la domenica, mentre il prezzo della benzina raddoppiava mese.
Comunque sia (ma sono due anni che lo diciamo inutilmente) non dobbiamo dimenticare che i prezzi dei carburanti sono formati per due terzi da accise e imposte varie. Per ogni aumento di tre centesimi, due sono dello Stato, e questo vale per tutta l'Europa.
Cosa aspettiamo a congelare i guadagni dello stato sui carburanti, invece che aumentare il tasso ufficiale di sconto?
L'inflazione diminuirebbe (obbiettivo della BCE), i consumi riprenderebbero (obbiettivo dell'economia), gli stati guadagnerebbero dalle imposte sui maggiori redditi (obbiettivo del Fisco).
E invece la BCE ha aumentato i tassi. Sarà come dare un'aspirina a un paziente che ha l'ulcera: gli passerà la febbre ma si perforerà lo stomaco.
E dopo si domandano perché mai gli Irlandesi (quelli che hanno guadagnato di più dall'unificazione dell'Europa) abbiano respinto la Costituzione Europea e perché i Polacchi (proprio i Polacchi…) stiano pensando di rallentare il proprio processo di europeizzazione.
Noi restiamo del parere che l'Europa Unita sia stato il più grande avvenimento storico accaduto dai tempi di Carlo Magno, ma i nostri politici di Bruxelles non dovrebbero dimenticare mai che l'Europa viene vissuta dai suoi cittadini solo quando le leggi nazionali e locali vengono limitate da quelle Europee e quando si ritocca in su il tasso ufficiale di sconto.

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