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Fare o essere genitori? – Di Giuseppe Maiolo, psicanalista

Mai come ora i genitori si sentono fragili e inadeguati: madri e padri che spesso chiedono rassicurazioni ai figli piuttosto che offrirne

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È cresciuta nel corso degli ultimi anni la percezione che la funzione educativa sia ormai un’azione complessa e difficile. Un po’ tutti avvertono che il mestiere di genitore e diventato problematico e non si improvvisa.
Per questo i nuovi genitori si interrogano di continuo e con non poca sofferenza sulla funzione educativa, ma soprattutto interpellano i cosiddetti esperti per avere indicazioni su come crescere i bambini e gli adolescenti.
E mai come ora i genitori si sono sentiti fragili e inadeguati.
Spesso si autoaccusano per gli sbagli fatti e senza uscire dalla palude delle colpe rimangono bloccati nella loro azione educativa e faticano a trovare una risposta personale ai loro problemi.
Così fanno ricorso alle prescrizioni e ai consigli dei professionisti in materie psico-pedagogiche e sono alla ricerca continua di risposte sul come fare e come agire.
 
In parte i nuovi genitori sono un po’ tutti presi dal bisogno di realizzare il «genitore perfetto», un po’ per mostrare a se stessi che sono bravi e sovente con l’aspettativa di correggere gli sbagli fatti dai propri genitori.
Forse bisognerebbe invece essere solo «sufficientemente buoni» come sosteneva Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese.
E già non sarebbe poco. Aiuterebbe sicuramente ad accettare di più i propri sbagli e correggerli senza paure eccessive di aver fatto chissà quali guai.
Soprattutto servirebbe a ripristinare il confronto e l’incontro con altri genitori e a fare rete, nel senso di comunità, per sostenersi a vicenda.
Perché il disagio familiare più accentuato è dato dall’isolamento familiare, quando invece un tempo si poteva contare sulla comunità educante costituita dalla rete familiare e extrafamiliare che sosteneva e aiutava fornendo risposte pratiche sul come fare con i figli.
 
Essere oggi genitori vuol dire spesso avere continue paure per i figli e dei figli, cosa peraltro nuova e decisamente fuorviante. Perché essere educatori impauriti significa non aver autorevolezza, o averne troppo poca.
Si finisce per fare i genitori un po’ conigli e un po’ lepri, cioè in fuga come educatori, perché presi da preoccupazioni eccessive, insicuri e per questo iperprotettivi, avvolgenti e invischianti.
Madri e padri che chiedono rassicurazioni ai figli piuttosto che offrirne.
A volte simili a Bonsai in quanto adulti rimasti piccoli o eterni fanciulli che come adultescenti sono incapaci di dare appoggio alle difficoltà, ma anche limiti e contenimento alle esuberanze dei figli. 
 
Ed è per questo che i nuovi genitori affollano le serate in cui si parla di come educare i figli, con l’idea che il relatore fornisca la formula magica capace di ridurre la fatica della genitorialità o sanare i disturbi dei figli.
Viceversa quelle serate all’insegna dell’ampliamento della conoscenza dovrebbero essere un’occasione preziosa di confronto diretto tra genitori e una vera e propria condivisione di esperienze comuni, piuttosto che il dispenser di consigli pronto uso su come risolvere i problemi.
La sfida per i nuovi genitori non è tanto quella di saper fare quanto piuttosto il saper essere.
 
Giuseppe Maiolo - giuseppe.maiolo@unibz.it - Precedenti
Psicoanalista di formazione junghiana, scrittore e giornalista, specialista in clinica dell’adolescente.

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