Il referendum per il Golf di Daiano si terrà il 7 ottobre
Le incognite del referendum consultivo. - L'occasione mancata dello SportFestival di Predazzo. - I «galletti dell'Azzeccagarbugli»
Dunque, il referendum consultivo sul
campo da Golf di Daiano si farà il prossimo 7 ottobre. Non è un
segreto che il nostro giornale sia dalla parte del golf, ma
cerchiamo di analizzare lo stesso il problema in maniera seria e
ponderata.
Anzitutto il referendum.
Quello «consultivo» è valido comunque, indipendentemente da quante
siano le persone che vanno a votarlo, per cui chi vuole esprimersi
in un modo o nell'altro non ha alternativa al voto. Ultimamente si
sta assistendo al fenomeno dell'astensione referendaria per
invalidare il responso delle urne. Atteso che chi va a votarlo è
sostanzialmente chi lo ha voluto, i contrari sanno che basta
disertare le urne per impedire che i votanti siano più del 50%
degli aventi diritto. Meccanismo che funziona ormai quasi sempre
per una semplice ragione di numeri: se votano solo coloro che sono
fermamente convinti in qualcosa, è automatico che le percentuali
siano basse.
Ma quando si tratta di un referendum «consultivo» e non
«abrogativo», le cose sono ben diverse, perché il responso è sempre
valido. Quindi, se coloro che vanno a votare questo tipo di
referendum fossero solo coloro che lo hanno voluto, è altrettanto
automatico che il responso sarà quello voluto dai promotori.
Quando ci si trova di fronte ad un referendum invalidato perché non
è stato raggiunto il quorum, si assiste alla solita festa dei
promotori che festeggiano la vittoria morale dei «sì» che hanno
ampiamente battuto i «no». Ma sono balle: se il referendum non è
passato è perché la maggioranza ha voluto così. Questa è la
democrazia.
Quando ci si trova di fronte ad un referendum consultivo che
«passa» grazie al voto di una manciata di votanti, è inutile che i
non votanti contrari festeggino, perché invece hanno perso.
Per
contro, mentre quello «abrogativo» ha valore giuridico, quello
«consultivo» ha solo valore di sondaggio. Per la precisione, mentre
il risultato del primo è vincolante perché il suo risultato - se
valido - conferma o abroga una norma giuridica, il secondo ha solo
il valore di rendere pubblica la posizione di pensiero dei votanti.
Ma, si badi bene, dei votanti e non degli aventi diritto al voto,
perché la risposta degli elettori non è in alcun modo estendibile
all'intera popolazione, come invece si può fare con i sondaggi di
opinione scientificamente somministrati ad un campione
rappresentativo dell'universo di estrazione.
Comunque sia, è difficile pensare a un Pubblico amministratore che
si muova contro la volontà popolare così come uscita dalle urne,
indipendentemente dal numero dei votanti che l'hanno espressa.
Per cui il referendum consultivo non solo ha profondi vincoli
«morali», ma ha anche maggiori possibilità di riuscita di quello
abrogativo. Come abbiamo detto, se coloro che vanno a votare
fossero solo i suoi promotori, va da sé che questi otterrebbero
automaticamente il risultato voluto.
Un importante aspetto che dovrebbe far riflettere sull'opportunità
dell'istituto del referendum nelle amministrazioni locali, è la
territorialità degli elettori rispetto al territorio di competenza.
Ci spieghiamo meglio.
Un campo da golf ha valenza quantomeno comprensoriale, nel senso
che non può vivere certo dei cittadini di un solo comune.
Turisticamente parlando, poi, è tutta una vallata che ne trae
benefici, se non l'intero territorio provinciale. Ora, far votare
solo gli abitanti di un paese per decidere se anche gli altri
comuni devono fare a meno del golf, ci sembra spropositato.
Citerò l'esempio del campo che si voleva fare a Dro. Il sindaco di
allora voleva il golf. Per fare un bel lavoro di democrazia, aveva
deciso di sottoporre l'iniziativa a verifica referendaria nel suo
comune. La risposta delle urne fu «inaspettatamente» negativa, ma a
rimetterci furono tutto il Basso Sarca e l'Alto Garda, perché non
si sono trovati altri posti per erigere un campo.
Questo ci ha fatto pensare che sarebbe stato meglio che il «no»
fosse uscito dalla volontà di tutto il territorio interessato.
La scelta di un campo da golf in un territorio come il Trentino,
dove questa disciplina sportiva non è molto diffusa - a dispetto
del fatto che sia lo sport «più praticato del mondo» (il più
«praticato», non il «più guardato in TV») - dovrebbe dipendere
dalla volontà razionale dei vertici turistici della Provincia, più
che dalla volontà di un singolo paese. Impedire la nascita di una
struttura golfistica è assolutamente dannoso per il turismo, perché
il golfista va in vacanza comunque solo dove c'è "anche" il campo
da golf. La scelta è quindi strategica e deve avvenire per volontà
di organi ben superiori a quelli dei singoli interessi
personali.
La scelta per un sì o per un no ha generalmente spinte di carattere
sia motivazionale che emozionale. Se chi pratica il golf vuole il
campo a tutti i costi, chi non lo pratica, nella migliore delle
ipotesi rimane indifferente. Non sappiamo quanti siano i golfisti
di Daiano.
Però sappiamo che se avessero sottoposto a referendum
preventivo i campi da golf attualmente esistenti e affermati in
provincia, non ne sarebbe stato approvato neanche uno. Sappiamo
anche che adesso che le strutture funzionano, il sondaggio popolare
offrirebbe una stragrande grande maggioranza che vorrebbe
raddoppiare le 9 buche, anche se i golfisti della zona fossero solo
qualche decina.
Purtroppo, chi non conosce il golf il più delle volte ritiene che
sia uno sport snob, uno sport da ricchi. Per questo senso di
rivalsa, più o meno consapevole, il cittadino può sentirsi portato
ad esprimersi contro il golf. Ma nulla è più sbagliato di questo
concetto, perché altrimenti il Golf non sarebbe affatto lo sport
più praticato del mondo, per la semplice ragione che la maggior
parte della gente non è ricca.
Resta comunque questo aspetto emotivo più che motivazionale, per
cui si prova una certa posizione contraria verso uno sport che non
è personalmente vissuto come tale. Prima di votare per il sì o per
il no, si dovrebbe pensare a cosa accadrebbe per un campo da
calcio. Lo facciamo o non lo facciamo? Ovviamente sì, perché
l'unico problema del calcio è trovare il terreno. Questo perché il
calcio è il calcio, lo sport più guardato in TV al mondo.
Ma, in realtà, si deve sapere che il golf non costa di più di una
giornaliera sugli impianti di sci, non più di un abbonamento
stagionale al tennis.
A questo punto non c'è che da valutare i pro e i contro
dell'iniziativa di Daiano.
I contrari parlano di dati spaventosamente deleteri, quali il
«consumo spropositato» dell'acqua, la perdita di una porzione di
territorio «unico al mondo», l'«inquinamento ambientale» per i
trattamenti cui il campo va sottoposto. Ultimamente ho visto
mettere in campo singolari voci allarmistiche anche sul piano
economico, relative a stipendi per decine di persone… Se così
fosse, allora doppiamente si dovrebbe votare a favore
dell'iniziativa. Ma le cose non stanno così.
I favorevoli vogliono fare di Daiano un nome conosciuto in tutta
l'Italia e negli stati confinanti. Entrando nell'elenco ufficiale
dei campi da golf, Daiano acquisirebbe immediatamente l'interesse
di 150.000 potenziali turisti italiani. Per quanto riguarda Austria
e Germania, richiamano l'esempio dei circoli altoatesini che
vantano compagini sociali doppie di quelle trentine grazie alle
iscrizioni degli stranieri.
Se possiamo sembrare essere stati di parte, vogliamo citare un
ultimo aspetto che non depone proprio a favore del golf. O almeno
non di quel golf.
A fine agosto ci sarà a Predazzo lo «SportFestival»,
un'iniziativa promossa da Provincia e Coni al fine di diffondere la
conoscenza delle diverse discipline sportive. Durerà tre giorni,
nel corso dei quali degli sportivi, campioni e non, daranno
dimostrazione della propria attività sportiva, e far sì che la
gente, vedendola in pratica da vicino, possa sentirsene attirata.
Questo nel rispetto di due principi. Il primo è si deve imparare a
fare più di uno sport. Il secondo è che nulla è più coinvolgente
del toccare con mano l'attività sportiva.
Ciò premesso, in questa tre-giorni, importantissima per la
promozione dello sport, non si parla assolutamente di golf. Con
l'attrezzatura di cui dispone la Federazione provinciale per il
Golf per fare dimostrazioni promozionali (c'è un tendone che ne ha
consentito la pratica in centro a Rovereto - vedi toto di fianco),
l'assenza del golf allo SportFestival ci sembra un delitto.
Come abbiamo scritto in altro articolo (vedi),
le ragioni di questo «buco» sono dovute al fatto che la federazione
non è riuscita a coinvolgere i promotori né del campo di Predazzo,
né del campo di Daiano. Ognuno dei due sembrava contrario alla
presenza dell'altro. (Relata refero)
Noi sappiamo che c'è spazio per entrambi, proprio perché il golf in
Trentino non deve pensare di vivere di coloro che lo praticano già,
ma di coloro che lo praticheranno, turisti compresi. Ma sembra
invece che ancora una volta le istanze di concorrenza abbiano avuto
il sopravvento anche nei momenti cruciali per la propria
esistenza.
Questa posizione ci ricorda l'episodio dei «galletti» nei Promessi
Sposi. Renzo Tramaglino si era recato dall'Azzeccagarbugli con due
galletti tenuti per le zampe, una sorta di «incentivo» all'impegno
che avrebbe dovuto chiedere al leguleio. I galletti, scrive il
Manzoni, si beccavano tra loro, mentre stavano per andare in
pentola…
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