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Il 25 aprile di 50 anni fa cadeva la dittatura in Portogallo

Una rivoluzione incruenta pose fine al regime di Antonio Salazar nel 1975

Ci sono alcuni aspetti della storia europea poco conosciuti, ma che è bene conoscere proprio perché finalmente l’Europa sembra prendere corpo e superare le divisioni degli stati di un tempo.
Parliamo del Portogallo, perché proprio il 25 aprile di 50 anni fa uscì dalla dittatura di Antonio Salazar con una rivoluzione incruenta, passata alla storia come «Rivoluzione dei garofani» (in portoghese Revolução dos cravos), per via dei fiori che i «rivoluzionari» avevano infilato nelle canne dei cannoni e dei fucili per portare avanti il principio della volontà di non spargere sangue.
Il 25 aprile, dunque, non è una data importante solo per l’Italia.
 
La dittatura portoghese traeva origine dal golpe del 28 maggio 1926, che aveva decretato la fine della Prima Repubblica portoghese.
Dopo la rivoluzione, nel 1933, con l'approvazione di una nuova Costituzione basata sul corporativismo e sugli ideali fascisti, António de Oliveira Salazar aveva instaurato apertamente il regime dell'Estado Novo, di orientamento cattolico e tradizionalista, ispirato dal vicino regime fascista di Franco, Salazar fu un uomo freddo e distaccato.
Durante il suo governo impose tasse e tagliò le spese, senza badare a costi umani.
 
Durante la seconda guerra mondiale il Portogallo restò neutrale, e questo gli consentì una relativa crescita economica negli anni 1940.
Nel 1949 cessò l'isolamento politico del regime, che diventò membro fondatore della NATO, tollerato dagli altri Stati membri per via delle posizioni fortemente anticomuniste del suo governo.
Fu proprio quando il dittatore arrivò al massimo del potere che in Portogallo iniziò il dissenso.
 
Infatti nel 1958, con le elezioni presidenziali, il generale Humberto Delgado (che inizialmente aveva sostenuto Salazar), si oppose al regime.
Nel 1968 Salazar si trovava nella sua residenza estiva quando cadde per la rottura della sedia a sdraio su cui era seduto e rimase invalido, venendo così costretto a lasciare il potere.
Morì nel 1970 e il suo successore, Marcelo Caetano, venne acclamato con la speranza per una nuova libertà.
 
In realtà la morte di Salazar non comportò sostanziali evoluzioni del governo, guidato dal successore Caetano.
All'inizio degli anni 1970 il Portogallo era politicamente ed economicamente fiaccato dallo stato di guerra della decolonizzazione che, proseguendo ormai da quasi due decenni e senza una soluzione politica in vista, risultava particolarmente oneroso in termini di risorse e di perdite umane.
La situazione portò a un malcontento generale, in particolare nelle classi sociali meno agiate e all'interno delle forze armate.
 
All'inizio degli anni settanta alcuni ufficiali subalterni, la maggior parte con il grado di capitano, con idee politiche di sinistra e contrari alla politica governativa, particolarmente alla guerra coloniale, si associarono, inizialmente nel «Movimento dei Capitani», successivamente nel Movimento delle Forze Armate, organizzato nel 1973 con lo scopo di abbattere l'«Estado Novo» e avviare il paese sulla strada della democratizzazione, della decolonizzazione e dello sviluppo economico, con gli obiettivi immediati della fine della guerra, della convocazione di elezioni libere e dell'abolizione della polizia politica.
Il 5 marzo 1974 il Movimento delle Forze Armate, guidato da Vitor Alves e Otelo Saraiva de Carvalho, tenne una riunione clandestina a Cascais, in cui venne approvato il programma politico del movimento.
Il 16 marzo ci fu un prematuro tentativo d'insurrezione, quando il 5º Reggimento di Fanteria marciò su Lisbona, che si concluse con il fallimento del golpe e l'arresto di circa 200 militari.
 
Il 24 marzo una riunione clandestina della commissione coordinatrice dell'MFA deliberò che un nuovo tentativo di colpo di Stato avrebbe dovuto avere luogo tra il 22 e il 29 aprile.
Otelo Saraiva de Carvalho fu incaricato di gestire il piano generale delle operazioni, con l'assistenza del capitano Rodrigo de Sousa e Castro.
Il programma definitivo del Movimento fu approvato il 21 aprile; il capitano Salgueiro Maia assicurò l'appoggio di reparti corazzati.
Il 23 aprile Saraiva de Carvalho comunicò che il piano sarebbe stato attuato il 25 aprile e che il posto di comando dell'MFA sarebbe stato installato presso la caserma del 1º Reggimento Genieri a Pontinha.
 
I leader dell'MFA si erano accordati con Carlos Albino, responsabile del programma musicale Límite di Rádio Renascença, perché trasmettesse la canzone Grândola, Vila Morena di José Afonso, come segnale di avvio delle operazioni.
Nonostante l'ascolto della canzone fosse proibito dal regime, la vendita era consentita, e Albino ne acquistò una copia il 24 aprile 1974, giorno in cui João Paulo Dinis della radio «Emissores Associados de Lisboa» alle 22:55 annunciò: «Mancano cinque minuti alle 23 e sarà con voi Paulo de Carvalho, che vi canterà il suo grande successo dell'Eurofestival E depois do adeus».
Era il primo segnale in vista del golpe.
 
Il colpo di Stato portoghese fu anomalo, in quanto i militari ebbero immediatamente l'appoggio della popolazione (nonostante, peraltro, i comunicati dell'MFA chiedessero ai civili di restare in casa).
Il nome di Revolução dos Cravos deriva dal gesto di una fioraia, Celeste Caeiro, che in una piazza di Lisbona offrì garofani ai soldati.
I fiori furono infilati nelle canne dei fucili, divenendo simbolo della rivoluzione e insieme segnale alle truppe governative perché non opponessero resistenza.
Le vittime, uccise dalle forze lealiste della DGS, furono quattro.
 
Subito dopo il 25 aprile, con la formazione della Giunta di Salvezza Nazionale, composta da militari che assunsero tutti i poteri, vennero sciolte la polizia politica DGS e le commissioni di censura dei mezzi di comunicazione.
Il 26 aprile furono anche liberati i primi prigionieri politici dalle carceri di Peniche e di Caixas.
I leader politici in esilio tornarono nel paese nei giorni seguenti. La Festa dei lavoratori venne celebrata per la prima volta legalmente il 1º maggio, con la riunione a Lisbona di circa un milione di persone.
Viceversa, molte personalità legate al regime dell'Estado Novo, tra cui lo stesso Marcello Caetano e il presidente Tomás, furono costrette all'esilio.
 
La Rivoluzione aprì un periodo di grande instabilità e fermento politico, in cui si contendevano il potere i partiti della sinistra progressista e rivoluzionaria e i partiti moderati e liberali, nonché i rispettivi settori dell'MFA, guidati rispettivamente da Francisco da Costa Gomes e da Spínola.
Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, Capo Verde e São Tomé e Príncipe ottennero l'indipendenza in un breve lasso di tempo, in seguito ad accordi tra i movimenti di liberazione nazionale e il governo portoghese.
La colonia di Timor dichiarò l'indipendenza, ma venne invasa cinque giorni dopo dall'Indonesia.
Macao, invece, restò territorio portoghese, in vista di un futuro accordo con la Cina per il passaggio di sovranità, stipulato nel 1984 e attuato nel 1999.
 
Le libere elezioni per l'Assemblea costituente si tennero nel primo anniversario della Rivoluzione, il 25 aprile 1975.
Essa risultò con una maggioranza relativa composta dal Partito Socialista, con una minoranza centrista del Partido Social Democrata (secondo) e terzo il Partito Comunista.
Nel corso dell'anno maturò un lungo dibattito sulla scelta del nuovo sistema politico, dibattito che investì anche la possibilità di stabilire un regime di tipo sovietico.
Alla fine la Costituzione optò però per un sistema misto, caratterizzato da una democrazia di tipo occidentale e da un socialismo pluripartitico, fortemente sostenuto dal settore progressista delle Forze armate.
Il resto è storia contemporanea.

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