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L’importanza storica delle elezioni europee dell’8-9 giugno

È giunto il momento di far diventare l’Unione Europea una grande potenza in grado di confrontarsi con Usa, Russia e Cina

Si vanno a delineare gli scenari delle elezioni europee del prossimo 8-9 giugno, che forse sono le più importanti della storia dell’Unione Europea perché dovrebbero segnare un cambiamento profondo all’Unione.
Il primo a gettare il sasso nello stagno è stato Mario Draghi, che ha annunciato che senza profondi cambiamenti radicali l’Europa è destinata a passare in secondo piano rispetto a USA, Russia e Cina.
Il secondo è stato oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che si è espresso in tal senso in occasione delle celebrazioni del ventesimo anniversario della Slovenianella UE.

Sono tante le cose da cambiare e sia Draghi che Mattarella le hanno annunciate tutte.
Le più importanti sono tre.
La prima è aumentare il potere della Commissione europea, portandola in grado di decidere a maggioranza e non all’unanimità dei 27 stati.
Il governo di Bruxelles deve essere messo in grado di governare nel vero senso della parola.
E soprattutto deve essere in grado di decidere in fretta. Subito. Come qualsiasi stato sovrano.
 
La seconda è l’esercito europeo. Le forze armate dei singoli stati che compongono l’Unione corrispondo nel loro insieme all’incirca a 10 volte tanto quelle della Russia.
Ma, così divisi, non saremmo in grado di impedirne l’invasione.
Obiettivo, dunque, spendere meno e migliorare in maniera organica l’impianto difensivo europeo.
Un lavoro lungo e difficile, ma necessario.
De Gaulle si era opposto all'idea di un esercito europeo. Oggi Macron se ne è fatto promotore.
 
La terza è il regime fiscale. Questo è il punto più difficile da risolvere perché ogni Stato ha un suo regime fiscale specifico, che risponde alle risorse e alle necessità del Paese.
Questo però comporta degli squilibri macroscopici, per cui i «paradisi fiscali» che una volta erano alle Caiman e simili, ora sono a disposizione all’interno stesso dell’Unione Europea.
Basti pensare all’Irlanda che, per attirare i grandi capitali, fa ponti d’oro fiscali ai giganti del web.
Non è necessario armonizzare i sistemi fiscali di tutti i Paesi (sarebbe impossibile), ma si deve assolutamente regolamentare la logica per cui le tasse vadano pagate dove viene creato il reddito.
 
Affrontare e, verosimilmente, risolvere queste tre problematiche significa fare dell'Europa uno stato federale sovrano.
L’Unione, nata per impedire lo scoppio di altri conflitti nell’antico continente, deve ora diventare adulta e assumere le caratteristiche istituzionali di una vera e propria nazione.
Chi si muoverà in questa direzione sarà il «Padre dell’Europa moderna», come quelli che tre generazioni fa sognarono l'Europa Unita, De Gasperi, Schumann e Adenauer.
Noi pensiamo che Draghi potrebbe assumere questo compito. Di sicuro non candiderà per nessuno dei partiti che scenderanno in campo l’8-9 giugno prossimo.
Ma potrebbe diventare il primo Presidente tecnico della Commissione Europea.

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