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Barbara Cappello, «Fuoricorpo accasette» - Di Daniela Larentis

Inaugurata a Trento negli spazi di Controcorrente Design, con la partecipazione di Annachiara Marangoni e del Maestro Guido Oldani, fondatore del Realismo terminale

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Barbara Cappello, Guido Oldani e Annachiara Marangoni.
 
Sabato 1° luglio 2023 a Trento, negli spazi espositivi di Controcorrente Design in via San Martino, è stata inaugurata un’interessante mostra di Barbara Cappello dal titolo «Fuori Corpo accasette», con la partecipazione della poetessa realista terminale Annachiara Marangoni e del Maestro Guido Oldani, fondatore del Realismo terminale.
È la stessa Barbara Cappello a spiegare come è stato pensato l’evento, un salotto aperto al pubblico con esposte una ventina di opere realizzate su carta di cotone e tre libri oggetto:
«Sette ore espositive di opere realizzate da me, in cui il corpo sta fuori, in strada, privo di velature, vestito di narrazioni cucite come trame nascoste, talvolta ordito di parole, reso unico nella propria nuditudine».
 
Uno spazio, quindi, che si espande oltre il marciapiede, sulla via, all’esterno, dove su reti da cantiere (un rinvio alle città, alle metropoli sovrappopolate della contemporaneità, nelle quali il verde ha lasciato il posto ai grattacieli di cemento), sono appese le delicate opere dell’artista, a sottolineare il concetto di «nuditudine», neologismo (creato da lei stessa) che invita a riflettere sulla condizione dell’uomo contemporaneo, mettendone in luce la fragilità.
Corpi nudi, quelli che racconta nei suoi lavori, di gran lunga più eleganti di molti corpi vestiti, declinati di volta in volta in maniera differente. Corpi che comunicano e che emozionano.
 

Barbara Cappello.
 
«Alessandro Pesce di Controcorrente Design – racconta Barbara Cappello – mi ha invitata a una giornata espositiva, io ho accettato molto volentieri, proponendo un evento più dinamico rispetto a una semplice esposizione di opere; ho coinvolto così Annachiara Marangoni, poetessa realista terminale, con la quale ho già collaborato (la stimo molto dal punto di vista professionale e umano), potendo contare anche sulla straordinaria partecipazione del Maestro Guido Oldani, suo ospite.
«L’idea è stata quella di realizzare un’opera ispirata dai versi di Annachiara: il ticchettio e le parole poetiche per creare una forte suggestione, coinvolgendo il pubblico presente.»
 
Annachiara Marangoni ha pubblicato per la rivista internazionale Noria, diretta dal prof. Giovanni Dotoli (numero 5, 2023), un articolo sull’autismo e il Realismo terminale.
È lei a raccontare: «La mostra, con la presenza del Maestro Guido Oldani, è un’occasione per far conoscere la poetica del Movimento; con il Realismo terminale nasce un modo radicalmente diverso di interpretare la realtà e di rappresentarla, anche artisticamente, a partire dalla poesia.
«In questo salotto io ho portato la mia ultima raccolta di poesie inedite; sono molto contenta di essere in un luogo così interessante, in cui trovano collocazione molti oggetti e opere d’arte: il Realismo terminale evidenzia, infatti, il problema dell’accatastamento dei popoli e degli oggetti, anche se qui ogni cosa è riposta con gusto.»
 

Barbara Cappello, AUBET, 2023.
 
Il movimento letterario e artistico internazionale fondato da Oldani mette in luce le trasformazioni antropologiche in atto nel mondo globale, dominato dalla tecnologia e dagli oggetti.
Sono due episodi distinti a dare il via al Movimento: la nascita ufficiale è nel 2010, con l’uscita del libro «Il Realismo terminale» scritto da Guido Oldani e pubblicato da Mursia nel 2010, subito tradotto per le università americane, negli annali di italianistica, e per le università cinesi, a cui seguono importanti convegni, dibattiti su noti giornali e prestigiose riviste letterarie.

Altro momento significativo della storia del Realismo terminale, la presentazione ufficiale al Salone del libro di Torino del 10 maggio 2014, con il lancio del Manifesto breve. Lo firmano inizialmente in tre: Guido Oldani, gli accademici italianisti Giuseppe Langella ed Elena Salibra.
Guido Oldani è una delle voci poetiche internazionali più riconoscibili, proposto per il premio Nobel per la Letteratura 2021 (a sottoscrivere la sua candidatura, intellettuali di tutto il mondo).
Nel 2019, è il primo poeta italiano a ricevere in Cina il Premio alla Carriera, l’«International Poetry Award 1573».
 

Barbara Cappello, CUBET, 2023.

Spiega Oldani al folto e interessato pubblico presente: «Il Realismo terminale ambisce ad essere la rappresentazione critica e ironica della civiltà globalizzata del terzo millennio, interpretando e descrivendo quegli aspetti del divenire storico-sociale che maggiormente caratterizzano il nostro tempo.
Le persone sono mescolate a milioni di oggetti che invadono le nostre vite, di conseguenza muta sempre più il linguaggio; se prima utilizzavamo delle similitudini naturali, dicevamo per esempio «sei veloce come una lepre», ora diciamo «sei veloce come una Ferrari» e così via. Mi viene in mente un giovane poeta cinese, morto suicida, che parlando di sé sottolineava: «Io assomiglio a mio nonno, però di lui dicevano che era come una canna di bambù, di me dicono che sono come un attaccapanni».
 
«Contrariamente alla similitudine naturale – rimarca – che ha sempre assunto la natura quale termine di paragone per descrivere una determinata realtà umana o meccanica, la similitudine rovesciata attinge al mondo artificiale creato dall’uomo, mettendo la natura ai margini.»
«Questo luogo così suggestivo – fa notare, – dove le cose, fra il via vai di gente, si confondono e si accatastano, ben si presta ad accogliere la mostra di Barbara Cappello.
«Qui siamo in un luogo che ben rappresenta il nostro tempo. Oggi è presente anche un giovane amico compositore, Max Biasioni, il quale mi ha fatto ascoltare un suggestivo brano, di cui il silenzio è un eccellente protagonista.
«Ho ritrovato anche un amico, Angelo Magri, eccellente poeta.»
 

 
Barbara Cappello ci parla del suo progetto in fieri, il ciclo AUBET CUBET QUERE, una ricerca tra sacro e profano:
«In mostra sono esposte sette opere inedite appartenenti a questo ciclo, le tre vergini di Sant’Orsola: lavorare nella ricerca tra sacro e profano fa scivolare i pensieri e l’anima in un terreno di possibilità.
«Tesi e antitesi si intrecciano di continuo e tessono trame di spiritualità, leggenda, narrazioni, corpi vissuti, visioni inventate, immagini reali e concretezza surreale. Il triangolo isoscele ha un movimento di ricerca entro cui la divinità e la sacralità si manifestano…
«Il triangolo equilatero è una rappresentazione del potere che esprime il vertice come divino e la base come discepolo: dunque una gerarchia statica.
«Il trapezio isoscele rimanda a un movimento di ricerca spirituale caotica, tuttavia innocente e ignara ancora del Supremo Uno. Il trapezio equilatero tenta di definire la spiritualità attraverso una geometria equilibrata, ma definisce lo spazio spirituale dentro i confini dei dettami religiosi.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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