Home | Rubriche | Pensieri, parole, arte | Mauro Neri, «All’alba di un giorno d’estate» – Di Daniela Larentis

Mauro Neri, «All’alba di un giorno d’estate» – Di Daniela Larentis

Nell’avvincente romanzo, il giovane capitano degli sbirri Antonio Cavazzani indaga su un orrendo crimine nella Trento di metà Settecento – Intervista all’autore

image

Mauro Neri.

«All’alba di un giorno d’estate - Le indagini dello sbirro Antonio Cavazzani nella Trento di metà Settecento» (Edizioni del Faro, 2023) è l’ultimo avvincente romanzo scritto da Mauro Neri.
L’intrigante storia ruota attorno a un fatto di cronaca avvenuto nel 1743, il ritrovamento del cadavere di una giovane ragazza, uccisa all'altezza del Ponte alto con una bastonata alla tempia, poi spogliata dei suoi abiti e gettata nell'orrido.

Toccherà al giovane capitano degli sbirri Antonio Cavazzani e al suo fedele aiutante Valerio Battaglia indagare sull'orrendo crimine per trovare il colpevole o i colpevoli.
Ad aiutarli è Arturo dalle Moline, il vecchio mendicante che in città tutti chiamano «il barón del sol».
Attraverso un racconto incalzante, ricco di colpi di scena, Mauro Neri tiene in sospeso il lettore fino al finale mozzafiato, svelandogli un’inaspettata verità.
 
Lo scrittore e giornalista trentino ha dedicato gran parte della sua produzione letteraria al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, pubblicando fino ad ora più di duecentottanta libri, tra cui molti di fiabe, racconti e romanzi. Ha scritto e pubblicato anche canzoni, testi teatrali, saggi storici, didattici e poesie.
Ha collaborato alla realizzazione di trasmissioni televisive e radiofoniche; tra i suoi romanzi ricordiamo «Il cavaliere delle Dolomiti» (Marsilio), «Il destino di Bacmor e Kelina e il mistero delle Dolomiti» (Panorama), «Kino, l’apostolo senza tempo dei migrantes messicani vittime del Muro» (Àncora).
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di rivolgergli alcune domande.
 

Mauro Neri.
 
Come nasce l’idea di questo romanzo ambientato nella Trento del Settecento?
«Va detto che da bambino passavo tutte le estati ad Arco, dalla nonna Pia. Mia nonna, tutte le sere, mi raccontava una storia. Le mie fiabe affondano le radici proprio in quel tempo lontano, nascono da quelle prime suggestioni.
«I miei gialli sono di produzione più recente, frutto di una collaborazione con il settimanale diocesano Vita Trentina, per il quale ho a lungo lavorato come giornalista e per il quale ho scritto un corposo nucleo di racconti settimanali e mensili.
«Circa quattro anni fa, ho proposto al direttore del settimanale diocesano Diego Andreatta dodici brevi racconti gialli, ne è nato un progetto più elaborato: l'ambientazione nella Trento di metà Settecento.
«Due i protagonisti principali, il capitano degli sbirri Antonio Cavazzani e il suo alter ego Arturo dalle Moline. Ne è seguito I briganti della Torre d'Augusto, primo volume della mini-collana I Gialli di Neri.
«All’alba di un giorno d’estate è invece un romanzo che ruota attorno a un’unica indagine, è una storia complessa, in cui i personaggi principali sono affiancati da personaggi minori.»
 
Dal punto di vista metodologico come ha condotto lo studio delle fonti?
«La mia ricerca è partita dalla consultazione un volume pubblicato anni fa dal Comune di Trento, curato da Antonio Carlini, che ripropone i cosiddetti fatti notabili del Settecento, documentati da padre Tovazzi.
«Alcuni sacerdoti avevano l’abitudine di registrare i fatti salienti che avvenivano nella loro zona, scrivevano dei quaderni riportando fatti di cronaca rosa, cronaca nera, cronaca giudiziaria.
«Quasi tutti i casi del Cavazzani, a tutt’oggi sono circa 60 racconti, prendono ispirazione da fatti di cronaca realmente accaduti.
«Il ritrovamento della ragazza trovata morta al Ponte alto è un fatto realmente accaduto, come lo è il finale.»
 
La narrazione ruota attorno a questo ritrovamento. A indagare il bargello Antonio Cavazzani, aiutato dall’Arturo dalle Moline e da Valerio Battaglia. Può parlarci brevemente dei personaggi principali di questo appassionante romanzo?
«Antonio Cavazzani è il giovane capitano degli sbirri della città, ha studiato prima a Trento, al ginnasio dei Gesuiti, poi legge a Padova.
«Una volta ritornato in città, il principe vescovo Domenico Antonio Thun lo nomina bargello per una ripicca nei confronti dei nobili, ogni famiglia nobile aveva infatti il suo candidato ma lui opta per una scelta inaspettata.
«Cavazzani è giovanissimo, sul lavoro ha bisogno di una persona di fiducia su cui poter contare, sceglie come aiuto ufficiale Valerio Battaglia, un giovane acuto, attento, intraprendente, bravissimo nell’interrogare, nel far parlare le persone.
«Riceve inoltre l’aiuto prezioso di un vecchio mendicante, Arturo dalle Moline, chiamato il barón del sol, uno straccione, insomma, che possiede un'ampia conoscenza della storia più antica di Trento.»
 
I luoghi citati, teatro della narrazione, sono ancora oggi riconoscibili?
«Antonio Cavazzani percorre le vie della città in lungo e in largo, indagando sulla morte della ragazza. All’epoca, Trento era divisa in contrade, molti dei luoghi descritti sono ancora oggi visibili e visitabili.
 
Dove si trovava la contrada Todesca?
«Nei pressi di via Suffragio, fino a dietro alla via San Pietro. Quella era la zona della contrada Todesca. Era abitata soprattutto da mercanti tedeschi, gente ricca e potente.»
 
Il gioco chiamato «biribissi» era realmente diffuso nella Trento settecentesca?
«Certamente. Trento era una città ricca, il biribissi era un gioco d’azzardo diffuso nelle bische, prevedeva l’utilizzo di un tabellone diviso in 70 settori, di dadi e un di sacchetto dal quale si estraevano i numeri.»
 
Nel libro si fa cenno a strumenti di tortura, «ci son pur le ruote e i ferri»…
«All’epoca, da noi erano operanti ancora i codici del 1518. A Torre Vanga, si praticava ancora la tortura della ruota. Torre Civica era il secondo luogo di tortura, il terzo era Torre Verde.»
 
A un certo punto il principe Thun offre ad Antonio Cavazzani un prestigioso incarico. Lui però vuole accettare solo a condizione di poter continuare a svolgere il suo lavoro di capitano degli sbirri. Questa scelta cosa ci dice del suo carattere?
«Ci dice molto sulla sua integrità e sul suo alto senso di responsabilità. Il principe Thun è circondato da cortigiani. Antonio Cavazzani non vuole correre il rischio di snaturarsi, desidera continuare a far parte della comunità e non diventare un cortigiano, anche a costo di rinunciare al prestigioso incarico.»
 
Antonio Cavazzani continuerà le sue indagini in quel di Trento?
«Le avventure del Cavazzani sono partite nel 1739, questo romanzo è ambientato nel 1743. Le indagini del giovane bargello proseguiranno per qualche anno ancora.
«Seguiranno sicuramente dei racconti e un secondo romanzo, a cui sto lavorando, che riserverà molte sorprese...»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande