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Maurizio Panizza, «Oltre l’oblio» - Di Daniela Larentis

Il volume narra la storia dimenticata di don Giovanni Battista Panizza, difensore dei poveri – Intervista all’autore

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L'on. don Giovanni Battista Panizza.
 
Primo esponente del «Movimento cooperativo del Sud Tirolo di parte italiana» dal 1898 al 1919, deputato a Vienna e a Innsbruck, difensore dei poveri, don Giovanni Battista Panizza è stato a lungo dimenticato dalla Storia del Sud Tirolo di lingua italiana, l’attuale Trentino di oggi, facente parte fino al 1918 dell’Impero Austro-ungarico.
A rendergli giustizia in un libro dal titolo «Oltre l’oblio» (uscito per Curcu Genovese Editore/Athesia, 2023), il noto giornalista trentino Maurizio Panizza, suo pronipote.
 
Il volume non solo svela una storia non conosciuta, quella di un personaggio importante che molto ha fatto per coloro che appartenevano alle classi sociali più umili, ma offre anche l’opportunità di scoprire il Trentino di oltre un secolo fa, un territorio povero, frammentato in centinaia di piccoli paesini.
Mette in luce lo stesso autore, nel capitolo «L’eredità di don Panizza»: «Don Giovanni Battista Panizza fu indubbiamente uomo di grande sensibilità sociale. Molto apprezzato per la sua concretezza e la sua coerenza, le testimonianze che sono giunte sino a noi confermano di un grande riconoscimento da parte delle comunità che lo accolsero come sacerdote, nonché di tutti gli organismi che lo ebbero come leader, così come riferiscono di una profonda stima in tutti quelli che lo conobbero, compresi molti dei suoi avversari.
«Ma, come spesso capita ai grandi personaggi, fu anche un uomo scomodo e solo, al centro di critiche, contestato dai suoi superiori per la sua orgogliosa consapevolezza di essere dalla parte del giusto. Un ribelle e un rivoluzionario, insomma, ma anche un grande organizzatore e un imprenditore di comunità, se così possiamo dire, che sul diritto alla disobbedienza aveva costruito le sue opere: Tutto ciò che non risponde alla nostra coscienza non va obbedito – amava ripetere.»
 
Vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige; scrittore, documentarista storico, Maurizio Panizza ha lavorato per molti anni con numerosi quotidiani, in seguito è stato direttore di alcune testate, titolare per L’Adigetto.it di una rubrica molto seguita dal titolo «Da una foto una storia».
È autore di numerose pubblicazioni. In tempi recenti si è specializzato nell’indagare fatti e personaggi del passato riportando alla luce vicende sconosciute poi riproposte in Rai e anche in teatro.
Abbiamo avuto il piacere di rivolgergli alcune domande.
 

L'on. don Giovanni Battista Panizza, deputato a Vienna e Presidente della Federazione dei Consorzi cooperativi tirolesi di parte italiana.
 
Lei è pronipote del protagonista del suo ultimo libro «Oltre l’oblio»: quando è nata l’idea di scriverlo?
«Oltre l’oblio segue di vent’anni una mia prima breve biografia su don Panizza, fratello di mio bisnonno. Era, infatti, il 2003 quando il Gruppo Anziani di Lizzana, per ricordare quel loro parroco mai dimenticato in paese, mi chiese di scrivere qualcosa su di lui in occasione dell’ottantesimo anniversario dalla morte.
«Così, nel giro di alcuni mesi, dopo aver raccolto ricordi di famiglia e documenti d’archivio, uscì per le Edizioni Stella Eroe plebeo. Quest’anno, per il centenario, ho deciso di riprendere in mano quel primo scritto e alla luce di nuove testimonianze ora posso dire di aver completato una biografia ben più corposa, articolata e completa.»
 
Potrebbe, a grandi linee, descrivere la figura di don Giovanni Battista Panizza?
«Lo faccio con le parole di don Vittorio Cristelli, filosofo, giornalista, ex direttore di Vita Trentina, che già in un contributo a quel mio primo libro lo descriveva così: “Panizza è un uomo della Rerum Novarum (l’enciclica di Leone XXXIII con la quale la Chiesa cattolica, per la prima volta, prese posizione in ordine alla centralità del concetto di giustizia sociale - ndr) con un particolare stigma, però, che lo rende se possibile ancora più «rivoluzionario». Egli percepisce la sua vocazione di prete come uno che spende la sua vita per l’elevazione, l’emancipazione e l’autonomia del popolo”.
«Un prete - aggiungo io - uscito di sacrestia e postosi alla guida del suo popolo per riscattare dalla miseria la classe contadina a cui, peraltro, apparteneva anche la sua famiglia.»
 
Dal punto di vista metodologico, come ha condotto la ricerca?
«Per contestualizzare il periodo mi sono avvalso in particolare di un’ampia bibliografia di vari autori riferita al Movimento cooperativo in Trentino a cavallo fra ’800 e ’900, saggi in cui don Panizza è sì citato, ma sempre come figura di secondo piano.
«Chi, invece, già vent’anni fa aveva intuito la potenza del personaggio attraverso le sue ricerche è stato il compianto prof. Fabio Giacomoni, allora docente presso la Facoltà di Economia dell’Università di Trento, mentre più recentemente è lo storico della cooperazione Renzo Tommasi che con i suoi saggi mi ha offerto ottimi spunti di approfondimento.»

Maurizio Panizza.

«Poi, ovviamente, mi sono affidato a nuovi documenti e testimonianze per poter descrivere soprattutto la filosofia e il carattere dell’uomo, del cooperatore, del sacerdote e del politico.
«Alcuni di questi documenti, rintracciati nell’archivio Parrocchiale di Volano, sono stati determinanti per comprendere il rapporto conflittuale fra Curia Arcivescovile e il nostro protagonista.»
 
Il libro offre al lettore uno studio rigoroso dei fatti: come può essere successo che si sia persa la memoria di un personaggio così importante, un uomo che ha speso la sua vita per il bene del Trentino e della sua gente?
«È vero, don Panizza fu determinante per il benessere del Trentino anche se ben pochi oggigiorno sanno chi sia stato e cosa abbia fatto. Tutti, però, conoscono il mondo della cooperazione attraverso le sue innumerevoli sfaccettature.
«Solo per citarne alcune della grande galassia che di fatto rappresenta da molti anni il primo datore di lavoro in Trentino, è il caso di ricordare le Cooperative di consumo, ovvero Famiglie Cooperative, le Casse Rurali, le Cooperative agricole, le Cantine sociali, le Cooperative edilizie, le Cooperative di produzione e lavoro, le Cooperative di trasporto, le Cooperative sociali, ecc. Bene, se questo impianto cooperativo - nato dall’idea di don Lorenzo Guetti - si è radicato nella nostra società giungendo fino ai nostri giorni, non è azzardato affermare che questo lo si deve a don Panizza che di Guetti fu collaboratore sin dalla prima ora.
«Guetti, però, morì nel 1898, a soli tre anni dalla fondazione della Federazione, mentre fu don Panizza che per i successivi vent’anni plasmò il movimento con lungimiranza e risolutezza, secondo i propri principi, sino alla fine della Prima Guerra Mondiale.
«Giovanni Battista Panizza oltre che Presidente della Federazione dei Consorzi Cooperativi, fu deputato al Parlamento di Vienna e per circa vent’anni anche deputato al Consiglio regionale del Tirolo.
«Fu pure fondatore del Partito Popolare, quello che anni dopo ispirerà Luigi Sturzo a creare un partito analogo anche in Italia. Nelle aule parlamentari Panizza si batté sempre per l’autonomia del Sud Tirolo di lingua italiana (l’attuale Trentino) e grazie al suo impegno responsabile venne insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine Imperiale di Francesco Giuseppe.
«Per questa sua fedeltà all’Impero d’Austria, a guerra finita, con l’arrivo dell’Amministrazione italiana, il suo ricordo fu cancellato dalla storia e lui fatto oggetto di offese e di scherno da parte dei fascisti in procinto di prendere il potere nel Paese.»
 
Come può essere accaduto che anche la Chiesa, o parte di essa, abbia voluto cancellarne il ricordo?
«L’ho accennato poco fa quando ho ricordato di alcune lettere che ho trovato nell’archivio della Parrocchia di Volano, paese natale del nostro protagonista. In effetti la seconda causa dell’oblio di cui fu vittima don Panizza fu l’avversione via via sempre più crescente dei vertici della Chiesa trentina nei suoi confronti quale Presidente della Federazione dei Consorzi Cooperativi.
«Oltre a gelosie e antipatie personali presenti anche nel mondo ecclesiastico, quello che venne a dare fastidio fu la volontà e la determinazione di don Panizza nell’offrire ai contadini, attraverso la creazione di centinaia di cooperative, la capacità di autodeterminare la propria vita e il proprio futuro.
«E questo, secondo alcuni, non poteva accadere nel momento in cui si affacciavano anche nel Sud Tirolo teorie socialiste contrarie alla Chiesa.
«Teorie che avrebbero potuto mettere a rischio il potere clericale esercitato da sempre sulla classe contadina che all’epoca, ricordiamolo, rappresentava la maggior parte della popolazione trentina.»
 
Quando lei, nella premessa, si interroga sull’importanza di ricordare determinate vicende passate, mette in luce alcuni importanti aspetti, fra cui la possibilità di leggere il presente in maniera diversa. Che significato può assumere aver recuperato la storia dimenticata di Don Giovanni Battista Panizza?
«Innanzitutto si tratta di portare luce sulla storia del nostro protagonista che è anche la nostra storia, quella cioè del Trentino di un secolo fa. Tutto questo lo dobbiamo alla verità e alla memoria.
«Poi, mi viene da chiedere: siamo veramente convinti che i valori che oltre 100 anni fa mossero i primi cooperatori a mettersi insieme, siano oggi del tutto superati e quindi da rottamare? Non è forse anche quella del clima una sfida epocale come lo fu quella della miseria e dell’emigrazione ai tempi di don Panizza?
«E ancora: possiamo considerare che anziché spingere a competere servirebbe di più insegnare alle giovani generazioni il valore di cooperare per raggiungere insieme obbiettivi che da soli è altrimenti impossibile raggiungere?
«Se saremo in grado di rispondere a queste domande forse c’è ancora futuro in un mondo in cui oggi il comune denominatore è quello della sfiducia e del pessimismo.»
 
Da quest’opera è stato tratto il film «Oltre l’oblio», potrebbe svelarci qualche curiosità in merito al progetto?
«Con l’amico regista Martin Tranquillini abbiamo ritenuto che le peculiarità del personaggio e della sua epoca meritassero di essere portati sul grande schermo. Alla realizzazione di questo docufilm stiamo lavorando da quasi un anno, ma posso anticipare che ormai siamo giunti alla conclusione.
«Il prossimo 22 settembre, infatti, avrà luogo la prima presso il cinema di Volano, la quale verrà preceduta da un momento di riflessione sulla figura del protagonista da parte di relatori qualificati e di esponenti della cooperazione.
«Posso dire sin d’ora che ne è uscito un lavoro veramente pregevole in cui due storici mantengono il filo narrativo, mentre attori professionisti sono impegnati in scene di fiction a dare corpo e suggestione a ciò che si vuole rappresentare.
«Un docufilm che verrà fatto conoscere in Trentino-Alto Adige ma che prenderà il via anche per numerosi concorsi e festival cinematografici in Italia e all’estero.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Poster docufilm Oltre l'oblio.

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