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«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis

Il 7 marzo, Davide Allegri e Andrea Casna parleranno di propaganda e guerra psicologica, di giornalismo della Grande Guerra, attraverso le fonti trentine

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Davide allegri, l'intervistato.
 
Il ciclo di incontri organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino, curato dal presidente dell’Associazione Andrea Sommavilla, responsabile del Servizio biblioteca e attività culturali del comune di Borgo Valsugana, prosegue con un nuovo evento. Il prossimo incontro si terrà giovedì 7 marzo 2024 a Mezzolombardo, in Sala Spaur, Piazza Erbe, come sempre alle ore 20.30.

I due protagonisti della serata saranno Davide Allegri e Andrea Casna: il primo parlerà di propaganda e guerra psicologica nel primo conflitto mondiale, attraverso le fonti trentine; il secondo parlerà di giornalismo di guerra, dell’esperienza della Grande Guerra, sempre attraverso le fonti trentine.
Da oltre trent’anni l’Associazione è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa. Le iniziative proposte godono del patrocinio della PAT e della Regione, sono inoltre riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
Prosegue la collaborazione con l’Accademia roveretana degli Agiati e con la Società di Studi trentini di Scienze storiche.
Alcune brevi note biografiche.
 
Davide Allegri è nato a Trento. Ricercatore scientifico in ambito geografico-storico con esperienze in gruppi di lavoro multidisciplinari, si è occupato di analisi e ricostruzione dei confini e dei conflitti confinari attraverso la ricerca su fonti cartografico-storiche e archivistiche.
Ha anche partecipato a ricerche nel campo della pianificazione urbanistica legata alla gestione dell'evoluzione morfodinamica dei fiumi e in analisigeostoriche di specifiche realtà urbane.
Conta al suo attivo una preparazione e un’esperienza specifica nel campo della comunicazione digitale attraverso i Social network, lo storytelling video e la creazione di contenuti digitali.
Dopo diploma di maturità scientifica ha proseguito gli studi presso l'Università degli Studi di Trento, conseguendo la laurea triennale in Scienze Storiche e una laurea specialistica in Storia della civiltà europea.
Nel 2012 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Studi Storici con una tesi intitolata «La scelta di un confine. La creazione del Dipartimento dell'Alto Adige».
Parallelamente alla sua attività di ricerca, ha maturato un’esperienza come docente universitario a contratto, insegnando Geografia e contribuendo allo sviluppo di programmi didattici innovativi.
Nel campo museale, ha curato una mostra presso il Museo Alto Garda, dal titolo «Intrepidi collegamenti. Esperimenti di mobilità tra lago e montagna», evidenziando le sue competenze nel campo curatoriale.

Andrea Casna.

Andrea Casna, storico e giornalista freelance, è operatore didattico presso il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto e collaboratore e divulgatore storico per Ecomuseo Argentario. Dopo il diploma all’Istituto d’Arte «Alessandro Vittoria», ha conseguito una laurea in Scienze Storiche pressol’Università di Lettere e Filosofia di Trento.
Tra i vari incarichi svolti, per l'Adige dal 2007 al 2014 è stato corrispondente per la redazione delle Valli e Cultura; Direttore responsabile per il bollettino comunale Lavis Notizie dal 2014 al 2015; è coordinatore editoriale per la rivista Polis; collabora come giornalista per le riviste mensili Valsugana News e Feltrino News. La sua esperienza nel campo della divulgazione storica e giornalistica si è formata grazie a collaborazioni con istituzioni, associazioni culturali e aziende editoriali, riflettendo un impegno costante nel suo percorso professionale.
Abbiamo avuto occasione di rivolgere a Davide Allegri alcune domande.
 

Un militare austroungarico ritratto di spalle sulla Dreisprachenspitze nel Gruppo dell’Ortler nel 1917, Österreichische Nathionalsbibliothek.
 
Nell’incontro di giovedì 7 marzo su quali aspetti verrà focalizzata maggiormente l’attenzione?
«Nella mia relazione, parlerò di propaganda e guerra psicologica, cercherò di approfondire l'analisi delle forme di comunicazione che, in alcuni aspetti, risultavano relativamente recenti durante il primo conflitto mondiale, tra cui la fotografia, il cinema e la radio. Come spiegherò, nel corso del tempo si è manifestata un'evoluzione nell'utilizzo di tali mezzi, nel periodo compreso tra il 1914 e il 1918.
Andrea Casna, affrontando il tema della Grande Guerra come la prima guerra moderna con coinvolgimento di massa dei civili, nel suo intervento metterà in luce il ruolo cruciale dei mezzi di comunicazione nell'interpretazione degli eventi e nella formazione del consenso popolare.»
 
In che modo la propaganda austriaca ha affrontato la sfida di mantenere alto il morale in un contesto di guerra prolungata?
«Esisteva una centralizzazione delle direttive che risultavano sostanzialmente omogenee per l'intero esercito austroungarico. L'obiettivo primario era filtrare ogni forma di comunicazione proveniente dal fronte, inclusi i messaggi dei soldati e le fotografie accuratamente vagliate.
«In un certo senso, queste informazioni venivano non solo selezionate, ma anche plasmate, così come la documentazione filmica, al fine di presentare una visione accuratamente coordinata di una guerra eroica. Questa rappresentazione accuratamente orchestrata metteva in scena la guerra combattuta sulle montagne, sottolineando aspetti etici, ma rispecchiava solo in parte la realtà delle situazioni sul fronte.»
 
Come fotografia, cinema e radio sono diventati mezzi chiave per la comunicazione durante il conflitto?
«Giornali, quotidiani e gazzette diffondevano uniformemente le immagini provenienti dal fronte, contribuendo a plasmare l'immaginario collettivo sullo sforzo bellico e la vita in trincea. Queste rappresentazioni visive erano tutte prodotte direttamente dai servizi cinematografici dell'esercito, sotto un'unica direzione produttiva.
«Di conseguenza, l'idea di reportage autonomi dalla linea di combattimento era assente, poiché tutto risultava fortemente centralizzato, sia per le fotografie che per i filmati. Questo controllo si estendeva anche alle trasmissioni radio, sebbene, verso la fine del conflitto, queste fossero ancora relativamente rare, essendo un mezzo in via di sviluppo.
«All'interno dei servizi foto-cinematografici dell'esercito, venivano arruolati anche registi e fotografi di fama, al fine di garantire una qualità elevata nella produzione di questi servizi interni di comunicazione.»
 
Come sono cambiate nel tempo le strategie di propaganda a causa della prolungata durata della Grande Guerra?
«Si è verificato un notevole aumento, sia in termini di qualità che di quantità, nel materiale prodotto. Si inizia con tentativi più amatoriali, soprattutto nell'ambito della fotografia e del cinema, che nel corso del tempo vengono progressivamente strutturati e perfezionati.»
 
In che modo la censura è stata utilizzata per controllare e modellare le narrazioni attraverso fotografia, cinema e radio durante la Prima Guerra Mondiale?
«La censura rivestiva un ruolo essenziale su due fronti distinti. Innanzitutto, nella creazione della narrazione, si procedeva alla stesura di uno script e si prendevano decisioni su come realizzare un'immagine. In sostanza, molte delle immagini circolanti, ad eccezione di quelle provenienti da album privati - pur rappresentando una fonte piuttosto consistente - erano prevalentemente di natura propagandistica.
«Dal punto di vista della produzione, si cercava di comporre scatti secondo specifici requisiti, quindi si trattava di immagini costruite. Nel caso in cui uno scatto avesse rivelato dettagli indesiderati, poteva essere soggetto a modifiche.
«A titolo esemplificativo, esistono fotografie di autoblinde italiane catturate dagli austriaci, successivamente ritoccate per occultare segni che avrebbero tradito la loro provenienza. Questo evitava di sollevare domande sulla carenza di mezzi dell'esercito austriaco, che si vedeva costretto a riutilizzare quelli del nemico quando necessario.
«Oltre a ciò, la censura operava anche sul fronte delle comunicazioni provenienti dal fronte. I soldati, in determinati momenti, potevano condividere informazioni sulla propria situazione utilizzando, ad esempio, cartoline prestampate recanti frasi come "sono vivo" e "sto bene" nelle varie lingue dell'impero. Questo serviva a prevenire eventuali intercettazioni nemiche di segnali di dissenso o simili.»

Chi volesse saperne di più, in attesa dell’incontro del 7 marzo, può consultare la pagina Facebook «La Grande Guerra in cinque passi», curata dagli storici Davide Allegri, Andrea Casna e Luigi Carretta.
Offre un percorso di approfondimento e dibattito sulla Grande Guerra per scoprire dettagli e curiosità sul primo conflitto mondiale.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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