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L’Ordine dei Giornalisti affronta «l’esame» del Governo

Il presidente dell’Ordine: Non ci sono privilegi da difendere ma garanzie per i lettori

Sul Corriere di Ieri, il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, ha pubblicato un intervento nel dibattito sulle liberalizzazioni, che prevedono anche un riassesto degli ordini professionali.
Da quanto abbiamo capito, la proposta consiste nel lasciare un Albo Unico e due Elenchi (Professionisti e Pubblicisti), ma con l’aggiunta dell’esame professionale anche per i Pubblicisti.
La differenza tra Professionisti e Pubblicisti sta nel fatto che i primi svolgono come attività principale quella del giornalismo, mentre i secondi ne hanno un’altra principale e si dedicano alla pubblicistica con una certa periodicità.
 
Il fatto che si chieda un esame anche ai pubblicisti non è una cattiva idea, anche perché abbiamo visto che la maggior parte della gente che si vuole avvicinare al giornalismo, non… sa scrivere.
Forse a scuola non si insegnano più certe cose, ma la confusione grammaticale è piuttosto diffusa e non c’è grande interesse a migliorarla.
Le comunicazioni via SMS e via Internet hanno sciolto molte regole. Non mettiamo in discussione l’evoluzione di una lingua che per definizione è dinamica, ma una portante fisse e riconosciuta come unica deve essere adottata da chiunque voglia farsi leggere dal pubblico.
 
La seconda necessità di alfabetizzazione sta nel mettere insieme gli elementi indispensabili per farsi capire quando si scrive qualcosa.
Il Chi, dove, come, cosa, quando e perché, tanto per citare una regola, deve entrare nel sangue, ma agli inizi, magari, è bene fare la conta.
Insomma, ben venga l’esame se presuppone che i candidati si preparino per superarlo.
I contenuti fanno parte delle idee e non sono sindacabili. Il concetto di verità e di opinione però devono entrare nel DNA di chi scrive.
 
L’intervento del collega presidente non espone nulla di nuovo sul fronte della normativa economica.
Se gli ordini vengono messi in discussione è per liberalizzare i prezzi. L’Ordine dei Giornalisti non ha più aggiornato il proprio listino dei compensi (secondo una certa scuola di pensiero non nesiste neanche più), perché tanto c’è da sempre la più assoluta liberalizzazione.
Parola che intende dire che in pratica i collaboratori dei giornali non prendono proprio niente.
Per ammissione dello stesso Iacopino, il pubblicista guadagna molto meno di una badante.
Se un collaboratore prende 10 euro per un articolo (ma spesso è meno….), una conferenza stampa che dura più di mezzora è antieconomica (il pezzo va anche scritto).
 
Ciò premesso, apprezziamo l’«atto di coraggio», come lo chiama il nostro presidente. Ma ci domandiamo a chi giovi tutto questo.
Ai lettori? Ai giornalisti? Allo Stato? Agli editori?
In verità le cose potrebbero stare peggio, se nella conclusione Iacopino si augura che Monti apprezzi questo «atto di coraggio».
Vuol dire che il Governo potrebbe anche sopprimere l’Ordine?
Può essere un’idea. Ma se nessuno ci traesse giovamento, prima che inutile, ogni cambiamento sarebbe puerile.
 
La nostra opinione è che l’Ordine dei Giornalisti serva per garantire ai lettori che c’è un organismo che vigila sui responsabili della comunicazione.
Un giornalista che scrive cavolate potrebbe non violare la legge ma essere deleterio lo stesso.
Sapere che l’Ordine può sospendere anche il direttore del nostro giornale di fronte a eventuali violazioni non tanto sul piano della deontologia quanto nel merito, possiamo dire che è una garanzia posta in essere per definizione.
Noi che lavoriamo in Internet sentiamo questa necessità. La differenza tra un blog e una testata giornalistica è abissale. Ma questo va non solo detto, ma garantito.
Con tutti i pubblicisti che ci sono, promuoviamo la consapevolezza che solo una testata con almeno un collega responsabile possa essere considerata garanzia di qualità.
 
g.demozzi@ladigetto.it

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