Manifesto per la Comunità responsabile
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1. Il Trentino deve
riflettere
Il periodo storico che si è aperto con la adozione del primo
statuto di autonomia, è stato uno tra i più intensi mai vissuti da
questo lembo di terra alpina. Il Trentino di oggi è il prodotto di
una profonda trasformazione sociale, economica, culturale, che ha
costretto la gente delle valli e delle città a costruirsi
in pochi decenni un proprio modello di sviluppo e di gestione dello
sviluppo.
A partire dagli anni '70 del secolo trascorso, sia pure in un
contesto politico nazionale sicuramente molto diverso dall'attuale,
a seguito della adozione del secondo statuto, le istituzioni
pubbliche trentine hanno costituito ad un tempo il motore dello
sviluppo e la sintesi del dinamismo e della volontà di partecipare
provenienti dalla società.
Nell'arco temporale che va dal piano urbanistico del 1967 al
cosiddetto recentissimo accordo di Milano in materia di
federalismo fiscale, le istituzioni politiche hanno saputo
esprimere impegno della classe dirigente e coraggio nel mettere in
atto scelte strategiche.
Questo lungo ciclo di ininterrotta crescita economica e di
benessere sociale è entrato in una evidente fase di maturità. Tra
breve tempo il Trentino sarà chiamato a confrontarsi con il
riassetto dei propri strumenti istituzionali, e quindi anche con la
individuazione di nuovi assetti politici, oltreché con la necessità
di selezionare nuova classe dirigente e di individuare le forme del
futuro del rapporto tra governo locale e cittadini.
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2. E' necessario aprire un
nuovo confronto sociale
L'esperienza autonomistica ci ha finora insegnato che i periodi più
fecondi per la crescita complessiva della comunità trentina sono
coincisi con la capacità innovativa, nei rispettivi ambiti, dei
decisori pubblici e privati, nonché della società civile, del
lavoro e dell'impresa, di farsi interpreti del cambiamento.
Le dinamiche della innovazione sono il prodotto e anche il fattore
di nuovo fermento culturale, di attenzione generale verso la cosa
pubblica, di partecipazione dei cittadini.
Le sfide che attendono il Trentino nel prossimo decennio non
possono essere affrontate né soltanto con approcci verticistici, né
con una partecipazione disunita dei portatori di interessi pubblici
e privati.
Poiché qualsiasi modificazione delle norme fondamentali che
regolano una comunità, come anche delle strutture istituzionali
rappresentative, coinvolge necessariamente la vita quotidiana delle
persone, è opportuno che nel costruire il Trentino del futuro sia
ricercata la massima partecipazione possibile, attraverso il
confronto della politica e della cultura, del mondo dell'economia,
del lavoro e del sociale.
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3. Chi partecipa?
Bisogna però andare oltre la banalità dei concetti e degli slogan.
Una evidente e sempre più marcata crisi della rappresentanza, sia
elettiva, sia associativa, costituisce un limite importante anche
per la individuazione stessa dei temi da affrontare e per la
efficacia degli strumenti di governo e delle soluzioni da dare.
Ciascun cittadino trentino dovrebbe sentirsi attore dei processi
politici in atto, ma la assenza di meccanismi rappresentativi e
partecipativi adeguati fa di ciascun cittadino soltanto il
rappresentante di se stesso.
Il rischio latente è costituito dalla accentuazione
particolaristica dei pronunciamenti, anche pubblici, e
dall'appiattimento della opinione pubblica su temi e problemi molte
volte estranei alla stessa realtà sociale provinciale, oppure
dettati da accenti populistici o vagamente conservatori sotto
l'aspetto istituzionale.
La domanda chi partecipa?, dunque, non deve essere reclusa
nel mondo immaginifico delle teorie politiche, bensì costituire il
quesito fondamentale che chiunque riveste e rivestirà un ruolo
rappresentativo deve porsi. Essendo consapevole che dalla risposta
che saprà dare dipenderà la propria stessa legittimazione a
decidere.
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4. Una Autonomia responsabile e
consapevole
Il successo del percorso che porterà a disegnare il Trentino dei
prossimi decenni, dipende da un insieme di fattori che, nel
presente, devono trovare motivazioni e radici forti: individuare
esattamente i temi e i problemi, individuare efficaci meccanismi
partecipativi e rappresentativi, riformulare un coerente
contratto sociale locale, scrivere le regole del
futuro.
La autonomia scritta dello statuto del 1948 e, ancor più,
di quello del 1972, ha permesso alla comunità trentina di disporre
di uno strumento formale intorno al quale costruire una propria
identità istituzionale e una propria dimensione di appartenenza.
Senza tuttavia riuscire a consolidare uno statuto vivente,
uno statuto materiale, difficilmente la nostra comunità
potrà affrontare la nuova fase storica ormai prossima con adeguati
strumenti culturali e politici.
L'abbandono dei luoghi comuni ruotanti intorno a termini quali
autonomia, territorio, appartenenza, identità storica, specificità,
buon governo, è un passo necessario che deve compiere chiunque
voglia affrontare i temi esposti con libertà di giudizio e con
strumenti intellettuali efficaci.
E' necessario declinare questi termini valutando attentamente le
dinamiche e le evoluzioni del quadro giuridico costituzionale di
riferimento, e senza dimenticare mai la pluralità delle dimensioni
extraprovinciali con le quali necessariamente dialogare: politiche,
sociali, economiche, geografiche. |
5. Una agenda
possibile
Proponiamo quattro temi, sui quali promuovere studi ed iniziative
che riteniamo possano contribuire a favorire un largo confronto
sulle questioni annunciate.
a. Identità del Trentino o trentini identitari?
Obbligare l'attuale dibattito storico e culturale alla ricerca di
una necessaria specifica identità territoriale a supporto e
motivazione della autonomia speciale del Trentino, appare
fuorviante e falsamente ideologico.
Coniugare invece le ragioni della storia politica del Trentino
(leggibili ex post) con i caratteri sociale e culturali intrinseci
della popolazione che vi abita (leggibili ex ante), può essere un
possibile terreno di confronto sul tema.
Individuare questi ultimi - si facciano gli esempi della esperienza
cooperativistica, oppure del sentimento solidaristico della
popolazione o la propensione delle persone al volontariato - non
significa tuttavia riconoscerli aprioristicamente sempre presenti
oppure indefettibilmente dei valori acquisiti.
Tali esperienze virtuose sono il prodotto e non la causa dei
comportamenti virtuosi dei singoli. Forse è dunque opportuno
indagare l'identità dei comportamenti, come costituenti di una
identità territoriale.
b. Non dimentichiamo i fondamentali. La
autonomia delle istituzioni e la potestà normativa del Trentino
hanno prodotto nell'ultimo mezzo secolo uno dei sistemi di welfare
più sviluppati a livello nazionale.
Nei prossimi decenni la sfida del governo locale, alle prese con
una probabile stabilizzazione delle risorse complessive, sarà
inevitabilmente incentrata sul mantenimento e, laddove possibile,
sul miglioramento dei livelli raggiunti (in termini di servizi
sanitari, socio-assistenziali, per la formazione, l'istruzione e
l'occupazione), pur in un assetto finanziario che rende
indispensabile una rigorosa qualificazione della spesa
pubblica.
Per affrontare questo compito è necessario il protagonismo delle
generazioni più giovani: sono i giovani infatti i più aperti al
confronto/incontro con la dimensione europea, più in sintonia con
gli sviluppi incessanti delle tecnologie, più capaci di coniugare
globale e locale.
Attivando queste energie il Trentino potrà provare a vincere una
doppia scommessa: far crescere e migliorare la nostra terra a tutti
i livelli e costruire sul campo una nuova cittadinanza consapevole,
protagonista in prima persona delle opportunità che si aprono al
Trentino.
E' quindi opportuna una seria analisi del sistema complessivo che
supporta l'attuale benessere, e in particolare dei temi legati al
giusto limite dell'intervento pubblico nell'economia, al
mantenimento di un sistema del terzo settore che coniughi le virtù
del mercato con le regole del pubblico (e non i vizi dell'uno con
le distorsioni del secondo), al governo e al controllo degli
strumenti societari presenti in larga misura e controllati
dall'ente pubblico.
c. Gli ingranaggi del sistema. Buona parte della
credibilità della esperienza autonomistica futura rimane legata
alla capacità che il Trentino dimostrerà di possedere nella
produzione di efficienti modelli istituzionali, rappresentativi, di
governo territoriale. Il vacuo attuale dibattere intorno alla
riforma istituzionale, un tassello della quale prenderà definitivo
avvio nel prossimo autunno con le prime elezioni di comunità di
valle, dovrebbe piuttosto essere riempito da una responsabile
analisi dei meccanismi che regolano attualmente il rapporto tra
cittadino e apparati pubblici.
E' opportuno considerare l'urgenza della introduzione di strumenti
di misurazione della qualità della spesa pubblica legata alle
funzioni degli enti locali. L'identificazione della comunità con
gli apparati di gestione delle funzioni e delle competenze
pubbliche non è certamente l'ultimo tra gli elementi identitari di
un territorio.
Qualità e innovazione non rimangano perciò gergo programmatico, ma
diventino strumenti di governo, anche a supporto di nuovi sistemi
partecipativi.
d. Automi o autonomi? L'ingresso anche nella
nostra comunità di modelli comportamentali, culturali e sociali
estranei fino a qualche tempo fa, è una realtà incontrovertibile.
Assumere questo stato di cose come un fatto, significa anche
impegnarsi a mantenere vivo e vitale un coerente radicamento
culturale con il territorio.
Ciò rappresenta uno degli elementi insostituibili della
trasmissione delle conoscenze e delle esperienze tra generazioni.
E, conseguentemente, strumento di selezione e di preparazione delle
classi dirigenti.
La scuola, come istituzione, e le scuole delle formazioni
sociali (partiti, sindacati, associazionismo, categorie) non
debbono soccombere nel confronto con il globale indistinto della
comunicazione di massa: essere costantemente aperti al mondo
significa in primo luogo essere in grado di accogliere ciò che
viene dall'esterno con spirito critico. E' giusto quindi che una
comunità locale si interroghi sulla necessità e sulla propria
capacità di rendere i singoli cittadini autonomi e non cittadini
automi.
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ELENCO GRUPPO DEI FIRMATARI
Nicoletta Aloisi (Fiavè)
Gabriele Anzellotti (Trento)
Graziano Baldessari (Vezzano)
Luigi Blanco (Trento)
Flavia Brunelli (Riva del Riva)
Paolo Burli (Brentonico)
Roberto Caliari (Mori)
Gabriele Calliari (Malosco)
Monica Carlin (Pergine)
Zeffirino Castellani (Ragoli)
Mario Cerato (Trento)
Renzo Cescato (Villa Agnedo)
Wanda Chiodi (Trento)
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Franco de Battaglia (Trento)
Adolfo de Bertolini (Trento)
Giuseppe Ferrandi (Isera)
Enrico Galvan (Borgo Valsugana)
Stefano Graiff (Romeno)
Franco Ianeselli (Trento)
Claudio Martinelli (Pergine)
Michele Odorizzi (Tassullo)
Melchiorre Lino Orler (Mezzano)
Flavio Pezzi (Campodenno)
Alberto Salizzoni (Trento)
Cristiano Trotter (Tonadico)
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