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Il «Manifesto per una comunità responsabile» chiama a raccolta

L'Assemblea è convocata per l'11 settembre, presso la sala della Federazione Allevatori in via delle Bettine a Trento

Il presente invito è rivolto a tutte le persone interessate ad una riflessione sui temi dell'autonomia, la partecipazione, l'idea di comunità e fa riferimento a un documento che è stato elaborato e sottoscritto tra giugno e luglio, il «Manifesto per una comunità responsabile» (che riportiamo a pié di pagina insieme all'elenco del primo gruppo di firmatari).

Queste ultime settimane hanno confermato ampiamente le ragioni di questo «Manifesto», dalle abbondanti e poco costruttive polemiche con le quali è stato condito il dibattito sulle Comunità di valle, all'attacco all'autonomia contenuto nell'«articolo/inchiesta» di Rizzo e Stella.
Insomma, si ha la conferma della scossa che è necessario dare al Trentino.

L'intenzione è quella di mobilitare le varie componenti della società, dell'economia, delle istituzioni di questa terra in una riflessione collettiva seria e di lungo periodo.
Per impostare questa mobilitazione, i fondatori del «Manifesto» chiedono di leggerlo ed eventualmente sottoscriverlo e diffonderlo insieme al presente invito.

L'obbiettivo raccogliere idee, contributi, proposte per rendere più incisivo quello che è un semplice punto di partenza.

Comunque sia, per i fondatori l'importante è incontrarsi in una pubblica assemblea, che si terrà sabato 11 settembre, dalle ore 10 alle ore 13, presso la sala della Federazione Provinciale Allevatori a Trento in via delle Bettine, 6.


Manifesto per la Comunità responsabile

1. Il Trentino deve riflettere

Il periodo storico che si è aperto con la adozione del primo statuto di autonomia, è stato uno tra i più intensi mai vissuti da questo lembo di terra alpina. Il Trentino di oggi è il prodotto di una profonda trasformazione sociale, economica, culturale, che ha costretto la gente delle valli e delle città a costruirsi in pochi decenni un proprio modello di sviluppo e di gestione dello sviluppo.

A partire dagli anni '70 del secolo trascorso, sia pure in un contesto politico nazionale sicuramente molto diverso dall'attuale, a seguito della adozione del secondo statuto, le istituzioni pubbliche trentine hanno costituito ad un tempo il motore dello sviluppo e la sintesi del dinamismo e della volontà di partecipare provenienti dalla società.
Nell'arco temporale che va dal piano urbanistico del 1967 al cosiddetto recentissimo accordo di Milano in materia di federalismo fiscale, le istituzioni politiche hanno saputo esprimere impegno della classe dirigente e coraggio nel mettere in atto scelte strategiche.

Questo lungo ciclo di ininterrotta crescita economica e di benessere sociale è entrato in una evidente fase di maturità. Tra breve tempo il Trentino sarà chiamato a confrontarsi con il riassetto dei propri strumenti istituzionali, e quindi anche con la individuazione di nuovi assetti politici, oltreché con la necessità di selezionare nuova classe dirigente e di individuare le forme del futuro del rapporto tra governo locale e cittadini.

2. E' necessario aprire un nuovo confronto sociale

L'esperienza autonomistica ci ha finora insegnato che i periodi più fecondi per la crescita complessiva della comunità trentina sono coincisi con la capacità innovativa, nei rispettivi ambiti, dei decisori pubblici e privati, nonché della società civile, del lavoro e dell'impresa, di farsi interpreti del cambiamento.
Le dinamiche della innovazione sono il prodotto e anche il fattore di nuovo fermento culturale, di attenzione generale verso la cosa pubblica, di partecipazione dei cittadini.

Le sfide che attendono il Trentino nel prossimo decennio non possono essere affrontate né soltanto con approcci verticistici, né con una partecipazione disunita dei portatori di interessi pubblici e privati.

Poiché qualsiasi modificazione delle norme fondamentali che regolano una comunità, come anche delle strutture istituzionali rappresentative, coinvolge necessariamente la vita quotidiana delle persone, è opportuno che nel costruire il Trentino del futuro sia ricercata la massima partecipazione possibile, attraverso il confronto della politica e della cultura, del mondo dell'economia, del lavoro e del sociale.

3. Chi partecipa?

Bisogna però andare oltre la banalità dei concetti e degli slogan. Una evidente e sempre più marcata crisi della rappresentanza, sia elettiva, sia associativa, costituisce un limite importante anche per la individuazione stessa dei temi da affrontare e per la efficacia degli strumenti di governo e delle soluzioni da dare.

Ciascun cittadino trentino dovrebbe sentirsi attore dei processi politici in atto, ma la assenza di meccanismi rappresentativi e partecipativi adeguati fa di ciascun cittadino soltanto il rappresentante di se stesso.

Il rischio latente è costituito dalla accentuazione particolaristica dei pronunciamenti, anche pubblici, e dall'appiattimento della opinione pubblica su temi e problemi molte volte estranei alla stessa realtà sociale provinciale, oppure dettati da accenti populistici o vagamente conservatori sotto l'aspetto istituzionale.

La domanda chi partecipa?, dunque, non deve essere reclusa nel mondo immaginifico delle teorie politiche, bensì costituire il quesito fondamentale che chiunque riveste e rivestirà un ruolo rappresentativo deve porsi. Essendo consapevole che dalla risposta che saprà dare dipenderà la propria stessa legittimazione a decidere.

4. Una Autonomia responsabile e consapevole

Il successo del percorso che porterà a disegnare il Trentino dei prossimi decenni, dipende da un insieme di fattori che, nel presente, devono trovare motivazioni e radici forti: individuare esattamente i temi e i problemi, individuare efficaci meccanismi partecipativi e rappresentativi, riformulare un coerente contratto sociale locale, scrivere le regole del futuro.

La autonomia scritta dello statuto del 1948 e, ancor più, di quello del 1972, ha permesso alla comunità trentina di disporre di uno strumento formale intorno al quale costruire una propria identità istituzionale e una propria dimensione di appartenenza. Senza tuttavia riuscire a consolidare uno statuto vivente, uno statuto materiale, difficilmente la nostra comunità potrà affrontare la nuova fase storica ormai prossima con adeguati strumenti culturali e politici.

L'abbandono dei luoghi comuni ruotanti intorno a termini quali autonomia, territorio, appartenenza, identità storica, specificità, buon governo, è un passo necessario che deve compiere chiunque voglia affrontare i temi esposti con libertà di giudizio e con strumenti intellettuali efficaci.

E' necessario declinare questi termini valutando attentamente le dinamiche e le evoluzioni del quadro giuridico costituzionale di riferimento, e senza dimenticare mai la pluralità delle dimensioni extraprovinciali con le quali necessariamente dialogare: politiche, sociali, economiche, geografiche.

5. Una agenda possibile

Proponiamo quattro temi, sui quali promuovere studi ed iniziative che riteniamo possano contribuire a favorire un largo confronto sulle questioni annunciate.

a. Identità del Trentino o trentini identitari? Obbligare l'attuale dibattito storico e culturale alla ricerca di una necessaria specifica identità territoriale a supporto e motivazione della autonomia speciale del Trentino, appare fuorviante e falsamente ideologico.
Coniugare invece le ragioni della storia politica del Trentino (leggibili ex post) con i caratteri sociale e culturali intrinseci della popolazione che vi abita (leggibili ex ante), può essere un possibile terreno di confronto sul tema.
Individuare questi ultimi - si facciano gli esempi della esperienza cooperativistica, oppure del sentimento solidaristico della popolazione o la propensione delle persone al volontariato - non significa tuttavia riconoscerli aprioristicamente sempre presenti oppure indefettibilmente dei valori acquisiti.
Tali esperienze virtuose sono il prodotto e non la causa dei comportamenti virtuosi dei singoli. Forse è dunque opportuno indagare l'identità dei comportamenti, come costituenti di una identità territoriale.

b. Non dimentichiamo i fondamentali. La autonomia delle istituzioni e la potestà normativa del Trentino hanno prodotto nell'ultimo mezzo secolo uno dei sistemi di welfare più sviluppati a livello nazionale.
Nei prossimi decenni la sfida del governo locale, alle prese con una probabile stabilizzazione delle risorse complessive, sarà inevitabilmente incentrata sul mantenimento e, laddove possibile, sul miglioramento dei livelli raggiunti (in termini di servizi sanitari, socio-assistenziali, per la formazione, l'istruzione e l'occupazione), pur in un assetto finanziario che rende indispensabile una rigorosa qualificazione della spesa pubblica.
Per affrontare questo compito è necessario il protagonismo delle generazioni più giovani: sono i giovani infatti i più aperti al confronto/incontro con la dimensione europea, più in sintonia con gli sviluppi incessanti delle tecnologie, più capaci di coniugare globale e locale.
Attivando queste energie il Trentino potrà provare a vincere una doppia scommessa: far crescere e migliorare la nostra terra a tutti i livelli e costruire sul campo una nuova cittadinanza consapevole, protagonista in prima persona delle opportunità che si aprono al Trentino.
E' quindi opportuna una seria analisi del sistema complessivo che supporta l'attuale benessere, e in particolare dei temi legati al giusto limite dell'intervento pubblico nell'economia, al mantenimento di un sistema del terzo settore che coniughi le virtù del mercato con le regole del pubblico (e non i vizi dell'uno con le distorsioni del secondo), al governo e al controllo degli strumenti societari presenti in larga misura e controllati dall'ente pubblico.

c. Gli ingranaggi del sistema. Buona parte della credibilità della esperienza autonomistica futura rimane legata alla capacità che il Trentino dimostrerà di possedere nella produzione di efficienti modelli istituzionali, rappresentativi, di governo territoriale. Il vacuo attuale dibattere intorno alla riforma istituzionale, un tassello della quale prenderà definitivo avvio nel prossimo autunno con le prime elezioni di comunità di valle, dovrebbe piuttosto essere riempito da una responsabile analisi dei meccanismi che regolano attualmente il rapporto tra cittadino e apparati pubblici.
E' opportuno considerare l'urgenza della introduzione di strumenti di misurazione della qualità della spesa pubblica legata alle funzioni degli enti locali. L'identificazione della comunità con gli apparati di gestione delle funzioni e delle competenze pubbliche non è certamente l'ultimo tra gli elementi identitari di un territorio.
Qualità e innovazione non rimangano perciò gergo programmatico, ma diventino strumenti di governo, anche a supporto di nuovi sistemi partecipativi.

d. Automi o autonomi? L'ingresso anche nella nostra comunità di modelli comportamentali, culturali e sociali estranei fino a qualche tempo fa, è una realtà incontrovertibile.
Assumere questo stato di cose come un fatto, significa anche impegnarsi a mantenere vivo e vitale un coerente radicamento culturale con il territorio.
Ciò rappresenta uno degli elementi insostituibili della trasmissione delle conoscenze e delle esperienze tra generazioni. E, conseguentemente, strumento di selezione e di preparazione delle classi dirigenti.
La scuola, come istituzione, e le scuole delle formazioni sociali (partiti, sindacati, associazionismo, categorie) non debbono soccombere nel confronto con il globale indistinto della comunicazione di massa: essere costantemente aperti al mondo significa in primo luogo essere in grado di accogliere ciò che viene dall'esterno con spirito critico. E' giusto quindi che una comunità locale si interroghi sulla necessità e sulla propria capacità di rendere i singoli cittadini autonomi e non cittadini automi.

ELENCO GRUPPO DEI FIRMATARI

Nicoletta Aloisi (Fiavè)
Gabriele Anzellotti (Trento)
Graziano Baldessari (Vezzano)
Luigi Blanco (Trento)
Flavia Brunelli (Riva del Riva)
Paolo Burli (Brentonico)
Roberto Caliari (Mori)
Gabriele Calliari (Malosco)
Monica Carlin (Pergine)
Zeffirino Castellani (Ragoli)
Mario Cerato (Trento)
Renzo Cescato (Villa Agnedo)
Wanda Chiodi (Trento)

Franco de Battaglia (Trento)
Adolfo de Bertolini (Trento)
Giuseppe Ferrandi (Isera)
Enrico Galvan (Borgo Valsugana)
Stefano Graiff (Romeno)
Franco Ianeselli (Trento)
Claudio Martinelli (Pergine)
Michele Odorizzi (Tassullo)
Melchiorre Lino Orler (Mezzano)
Flavio Pezzi (Campodenno)
Alberto Salizzoni (Trento)
Cristiano Trotter (Tonadico)

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