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Sandra Frizzera: «La scrittura è la mia medicina»

Storia vera di Sandra Frizzera raccolta dalla scrittrice Cristiana Pivari per il settimanale Confidenze. La rivista è in edicola fino a giovedì di questa settimana

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Sul numero 39 del settimanale Confidenze di questa settimana la scrittrice trentina Cristiana Pivari ha fatto un omaggio alla concittadina, nostra collega autrice, Sandra Frizzera con il racconto della sua vita e quant'altro legato alla sua figura.

Quattro facciate dedicate interamente a lei. Ne è uscita una storia proprio carina, per cui ne proponiamo qui di seguito una prima parte.
Va da sé che a chi volesse lettere l'intero racconto biografico, consigliamo di acquistare il N. 38 di Confidenze.
Sarà in edicola fino a giovedì prossimo.

A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se, tanti anni fa, non mi fossi imbattuta in quella rana. Sì, perché io sono diventata una scrittrice per colpa, o meglio, per merito di una rana. Ora vi racconto come sono andate le cose.

Sono nata nel 1924 a Romagnano, un paese vicino a Trento. Prima di sei fratelli cresco in una famiglia dove le tradizioni sono molto radicate ed io, essendo la maggiore, aiuto mia madre ad accudire il resto della prole.
Mio padre è agricoltore e, nonostante l'impronta della famiglia sia di tipo patriarcale, è con lui che ho una maggiore affinità mentale mentre mia madre, condizionata da fattori religiosi e di costume, vive la mia voglia di indipendenza come qualcosa da soffocare sul nascere, perché la tradizione che lei rappresenta vuole la donna fattrice e angelo del focolare senza tanti grilli per la testa.

Ma io sono una ragazza molto sveglia e intraprendente, complice anche il fatto che leggo molto e ho la fortuna di abitare in un paese che, per quei tempi, ha un livello culturale maggiore rispetto agli altri paesi della provincia trentina vantando il più alto numero di diplomati e laureati.

Nel 1930 mio padre trova un posto di capo giardiniere presso una famiglia ricchissima che possiede una villa circondata da un parco e da svariati ettari di terra da coltivare.
Lì vivo un periodo molto sereno, a stretto contatto con una natura incontaminata e per andare a scuola devo percorrere ogni giorno più di due chilometri a piedi attraverso i campi.

Così succede che mi ritrovi a passare attraverso un terreno coltivato costeggiato da un fossato con dell'acqua dove vivono dei girini.
Tutti i giorni mi fermo per qualche tempo a osservare quelle creaturine che, giorno dopo giorno, si trasformavano fino a diventare delle ranocchie e poi delle rane adulte.
Ne sono affascinata ed è così che affiora nella mia mente l'idea di scrivere un tema sulla metamorfosi delle rane.

Suor Crocifissa, la mia maestra all'Istituto di S. Maria Bambina, lo manda a Roma per farlo partecipare a un concorso indetto per le scuole dal Ministero della cultura popolare e il mio tema viene scelto fra centinaia di elaborati provenienti da tutta Italia.

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