I commenti al marchio Dolomiti Unesco/ 6 – L’ultimo
Loris Lombardini: «Che senso ha avuto mettere in giuria persone la cui professionalità c'entra pochissimo con il compito loro affidato?»
L'indicazione «ultimo», messa nel
titolo, non sta a indicare solo l'augurio che questo sia l'ultimo
parere riportato su marchio che andrà a rappresentare le Dolomiti
Unesco nel mondo, ma anche la posizione in cui si è trovato un
altro pubblicitario storico trentino, Loris Lombardini, titolare
dello Studio Bi Quattro di Trento.
Se si vanno a vedere le classifiche finali redatte dalla
commissione predisposta alla scelta del marchio, troviamo
l'architetto trentino Pio Nainer al più che dignitoso 29° posto e
il pubblicitario storico trentino Loris Lombardini in una posizione
difficile da raggiungere (e impossibile da mantenere): l'ultimo
posto.
Cioè, su quattrocento concorrenti ammessi al concorso, l'amico
Loris è riuscito a piazzarsi ultimo. Un record…
Chapeau!
Si è meritato un'intervista tutta sua, nel
corso della quale non abbiamo parlato del suo piazzamento: una
volta che non vinci, tutto il resto è noia.
«C'è un sacco da dire. - Comincia Loris. - A partire dal bando di
concorso, composto da 16 pagine cervellotiche (vedi).
Sembra che abbiano cercato più di far bella figura presso i critici
che essere chiari per coloro che avrebbero dovuto lavorarci.
«D'altronde - osserva - la Provincia non ha voluto rivolgersi
direttamente ai santoni della pubblicità, preferendo il concorso di
idee. Ha investito 40.000 euro, sennò non partecipava nessuno; ma
per lo stesso motivo non poteva riservarsi il diritto di non
assegnare i premi nel caso che nessuno fosse stato all'altezza.
«In realtà, - continua Lombardini, - io e te sappiamo che non si
tratta solo di investire 40.000 euro, quando piuttosto di veicolare
su quel marchio decine di milioni di euro negli anni che verranno,
perché questo è lo scopo del marchio. E allora torno alla domanda
iniziale: era il caso di non rivolgersi a un guru della
comunicazione?»
«Non voglio criticare il marchio premiato, anche se sarebbe giusto
farlo. Critico solo il metodo. E la giuria. Che senso ha avuto
mettere in giuria persone la cui professionalità c'entra pochissimo
con il compito loro affidato?»
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