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«Storie di Donne», sesta edizione del concorso letterario

Pubblichiamo il racconto di Anna Tava, Mezzolombardo Classificata terza, con «Il finale»

LA MORTE


«Mamma!»
Un colpo al cuore, la sua voce! Il cuore pulsa, accelera. È venuto.
«Ssss... dorme.» - sussurra la donna seduta sulla sedia accanto al letto d'ospedale.
«Oh…» - La mano dell'uomo sfiora con attenzione quella con l'ago inserito.
Il cuore dell'anziana batte batte. Respira più forte quel filo d'aria che passa nella mascherina dell'ossigeno. Ma non apre gli occhi. È troppo. È venuto!
«Come sta?» - chiede alla donna che ora si è spostata verso la finestra, lei scuote la testa.
Lui le si avvicina, l'abbraccia, lei rimane rigida: «Infine sei venuto.» bisbiglia.
«Sì. Ho fatto l'impossibile quando mi hai detto…»
«Già. In punto di morte sei venuto.»
«E smettila, sono qui.»
Torna al letto della madre, la guarda. La trova molto invecchiata, molto più che nelle ultime foto arrivategli. La pelle sembra trasparente, gli occhi sono infossati in un viso che mostra la forma di un teschio coperto da radi, sottili capelli. Si è come ristretta, pensa, si è fatta piccola come una bambina.
«Mamma», ripete.
Lei muove le ciglia, vuole vederlo, ma poi no, tiene gli occhi chiusi per godere quel sentirlo così vicino, il suo figlio primogenito. Al solo averlo accanto sente il sangue correre, vuole trattenere questa sensazione.
«Ci hai dovuto mettere due anni a venire?» mugugna la figlia.
È vero, ma lascia stare, ora. È qui, no? È venuto. Sempre così precisa, lei. Ordinata, corretta, brava. Sempre stata così. Lui invece no, eppure… l'ho sempre amato di più.
Forse è vero che le madri amano più i figli maschi. O forse i primi figli, quelli che ti hanno resa madre. O quelli che più ti somigliano, magari. Può darsi. Senza meriti qualcuno lo ami di più, e basta.
La figlia la segue da quando la malattia le ha tolto ogni autonomia. Cinque anni, sei? Non sa. Ricorda che ha pure smesso il lavoro per stare con lei. Una brava figlia, sì. Ma per lui il cuore batte batte. Apre gli occhi appena un po'. Vede il contorno di una barba scura. S'è fatto crescere la barba, sta molto bene, pensa senza averlo visto nitidamente.
«Senti, per le case…» sta dicendo alla sorella.
«Cosa? Di che vuoi parlare? Di case? Di soldi?» - Ribatte alzando un po' la voce.
Le voci alte le danno disturbo. Sua figlia è un po' nervosa, sarà la stanchezza, ma anche il carattere, è sempre stata puntigliosa. Non per niente è sola, per trovare un uomo bisogna essere meno… meno intransigenti. E magari ridere, ogni tanto, invece lei non ride mai. Lui, invece, oh come ride! Ora, con la barba, chissà come gli brillano i denti fra i peli…
«Senti, io mi posso fermare solo cinque giorni, una settimana al massimo… Il lavoro a Pechino va veloce il doppio che a New York. Se dobbiamo dirci delle cose diciamocele senza patemi, ok?» sta dicendo lui.
Si è spostato, peccato. Torna qui, stammi vicino, prendimi la mano, è tanto che non stiamo vicini.
«Qui? Adesso? Proprio adesso ne parliamo?» gli risponde lei.
Che tono acido, perché fa così? Sono cose normali, lascialo dire.
«Dorme. Qui o dopo cosa cambia? Senti, la baita in montagna… vale meno, ma la vorrei io. Tu tieni la casa in città, che è più grande e comoda, e siamo pari. Va bene?»
È un uomo giusto. Pensa a tutto con rapidità e intelligenza, è sempre stato così. Vuole la casa in montagna, certo, dove ha giocato da bambino. Com'era bello lassù… io e lui… la piccola non era ancora nata, mio marito via, sempre via, ma io avevo lui, insieme nel letto, stretti stretti ci tenevamo. E come ridevamo a correre nei prati, ti ricordi? Io mi ricordo tutto, come fosse ieri.
«Non ne voglio parlare qui, non davanti a lei, non ora! È viva! Ti aspettava! Da due anni! Ogni giorno ti ha nominato, ogni giorno!»
È vero, lo aspettavo da tanto e ora è qui, non rovinare tutto, figlia! Sei sempre stata così dura, per forza sei diventata acida. Lui è qui adesso! Ridi anche tu!
Lui torna vicino al letto, si piega e pone un bacio sulla fronte della vecchia, che apre i piccoli occhi.
«Figlio! Se arrivato!» - Biascica.
«Mamma! Sì, eccomi.»
«Sei qui… con me.» E il respiro si spegne in un sorriso. L'ultima sensazione è un dolce solletico sulla pelle.
«Mamma!...» dice forte l'uomo accorgendosi della morte.
«Mamma... Mamma! È morta… È morta!» - Gli fa eco la donna che si mette a piangere in singulti, non riesce a trattenere gli spasmi di dolore che le squassano il ventre. Da giorni sa che il tempo di quel corpo era finito, e sapeva che la madre stava solo aspettando lui, poi poteva andare.
È partita per l'Aldilà con la sua mano in quella del suo figlio adorato mentre lei guardava rabbiosa dalla finestra trattenendo il fastidio per quelle parole egoiste e inopportune.
La casa in montagna… dove lei aveva vissuto il suo unico grande amore segreto, portato via da una valanga prima di arrivare a rivelarlo al mondo. Quella casa piena di ricordi, di piccoli regali, di sospiri rimasti fra le fessure. La casa dove torna ancora ogni tanto a ricordare ora la vuole lui. Vuole tutto lui. Ha sempre voluto tutto e sempre l'ha ottenuto.
Si gira. Lo vede contrito, con il volto appoggiato alla mano secca della madre.
«La casa in montagna la tengo io!» si sente dire in un urlo.
Un'infermiera, apparsa ora sulla porta, la guarda accigliata e non trattiene un lieve scuotimento della testa.
Poi gira lo sguardo verso l'uomo piegato sul letto che la fissa con gli occhi arrossati. E gli sorride.

Neanche Morte
sa dove si nasconda
spesso Verità

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